“Il dark side of the life” in questo ultimo lavoro della formazione d´oltre Manica assume una struttura elettronica ben definita, uno schema che cala il famoso asso al terzo appuntamento da studio, detronizzando l´aspetto predominante della chitarra elettrica. Sono tra i gruppi più rappresentativi dell´attuale scena rock britannica, un identità di grande valore, che ha saputo imprimere un riconoscimento internazionale alla musica che realizzano. Sono giovani, sotto i riflettori da pochi anni, ma si sono fatti le ossa con stile e una perseveranza intangibile.
Trasversali al mercato di massa, si sono ritagliati uno spazio onorevole nella scena musicale. L´esordio avviene nel 2005 con “The Back Room”, un disco che immediatamente definisce il profilo artistico della formazione, che attinge a mani aperte nel vasto e inestimabile mondo post punk UK, quella vena dark e new wave fucina di talenti indiscussi, fonte d´ispirazione per molte band attuali. Facile e inevitabile, a volte ingombrante l´accostamento con i Joy Division, spesso la stampa britannica li ha etichettati come Boy Division, sollevando le ire del frontman Tom Smith. Loro sono l´essenza del movimento neo-dark-new wave, gli antagonisti per eccellenza degli americani Interpol.
La loro musica apre spazi importanti come i palchi americani del Coachella e Lollapalooza o quello europeo del Glastonbury. Un riconoscimento unanime, che raccogliere ulteriori consensi nel 2007 quando gli Editors decidono di pubblicare il loro secondo disco “An End Has a Start”, un lavoro che parla dell´armonia dei sentimenti, la redenzione dell’anima, impulsi umani che s’intrecciano... Non solo tinte bianco e nero, ma anche qualche macchia di colore. Questa esperienza li ha forgiati, resi ancora più consci delle loro potenzialità, fino a divenire la band supporter dei R.E.M. durante il tour, della formazione USA, nel vecchio Continente del 2008.
Da qualche settimana è uscito il terzo set del quartetto di Birmingham, dal titolo “In This Light And On This Evening”. Prodotto da Flood (storico producer inglese che in passato ha lavorato con Depeche Mode, U2, Nick Cave And the Bad Seeds, Nine Inch Nails, Jesus And Mary Chain, Smashing Pumpkins, The Killers, Sigur Rós e PJ Harvey), il disco ha una propensione più ´elettronica´ rispetto ai precedenti lavori. Presenza centrale nei nuovi brani ed elemento ricorrente sia sul piano musicale sia nei testi è Londra. E´ il disco che segna un forte cambiamento nello spirito della band, che elabora in note il fermento delle loro idee. Le chitarre lasciano il passo all´elettronica fino a rendere le canzoni ancora più emozionanti e travolgenti. Il primo ascolto lascia straniti, il secondo suscita curiosità mentre il tempo dà ragione a una band che riesce sempre a spiazzare pur parlando la lingua di tutti.
Tom Smith cantante degli Editors ha anche qualcosa da precisare, e non lo manda certo a dire: ci pensa personalmente a difendere il mood del suo gruppo, etichettata come band dal sound dark: “La gente deve interpretare la nostra musica come eccitante ed interessante, sono stufo di sentire le persone che ci fermano e ci chiedono perchè siamo così ´dark´....” ha detto Smith “Questo è quello che facciamo, quello che ci permette di esprimerci, ad essere onesti non ci sono alternative. Le altre soluzioni sono troppo noiose per essere considerate dalla band” ha aggiunto il cantante.
Parlando di “In This Light And On This Evening” ha confessato “Questo è ancora un disco dark, un album con canzoni che parlano di violenza, amori finiti, di Londra, la perdita dei punti di riferimento... L´aspetto dark della vita e della musica, può essere interessante e eccitante, a volte anche divertente. Nel lato oscuro c´è la vita vera, la quotidianità è dark, anche se frammenti di speranza e amore occasionalmente risplendono tra le note...”.
Una dimensione artistica e una dimestichezza nel gestire un successo dalle dimensioni internazionale che merita un plauso e un´analisi più profonda. Proprio per questo abbiamo fatto il punto della situazione con Tom Smith, a Milano, per svelarci tutti i segreti del loro nuovo capitolo, l´importanza di Londra per questo lavoro e il contributo della band alla colonna sonora del sequel di “Twilight”, considerata da molti un gesto di ´svendita´, una mossa puramente commerciale.
Due album alle spalle e un riconoscimento che crea certe aspettative. Avete sentito questo tipo di pressione durante il making of del nuovo set?
“In un certo senso Si, ma ti dico No se intendi il lato commerciale. Abbiamo lavorato durante sulle canzoni, in studio ci siamo divertiti sperimentando, puntando l´obbiettivo su quello che volevamo raggiungere: incidere un disco in grado di catturare e mantenere l´interesse della gente, far discutere, senza necessariamente vendere milioni di unità; anche se questo dovesse accadere non sarebbe un risultato malvagio. Il nostro obiettivo era inserire elementi nuovi, cambiare prospettiva, ma conservare l´attenzione delle persone”.
Flood che aiuto ha portato in studio?
“E´ stato molto interessante mettere a confronto il nostro mondo e il suo. Il modo in cui ci siamo mossi con questo disco è stata una misura perfetta, una perfetta vestibilità per diversi aspetti. All´inizio non tutti erano d´accordo sulla scelta di Flood, solo dopo che lo abbiamo conosciuto ci siamo convinti che era l´uomo giusto per quello che volevamo fare, il producer con il background più idoneo a realizzare un lavoro elettronico. L´ambizione era di registrare il disco in un tempo ragionevole, evitare dispersioni inutili, agonizzando alla ricerca di qualcosa di irraggiungibile per giorni. Catturare la spontaneità del processo creativo e il groove del momento ”.
Perchè la scelta di puntare maggiormente sull´elettronica?
“Penso sia stata un´evoluzione abbastanza naturale, non pianificata. Come si iniziano a realizzare dei porgetti con la chitarra o il piano, questa volta abbiamo avviato il processo con i sintetizzatori, era quello che ci sentivamo di fare e abbiamo seguito l´istinto che ci ha guidati fino a ´In This Light and On This Evening´”.
Per avere un contatto stretto con questa dimensione sonora avete ascoltato della musica particolare? “La connessione è avvenuta semplicemente ascoltando la musica che ci interessa e sentiamo da sempre. Gruppi contemporanei come Tv On The Radio, ma anche realtà ben più consolidate come Depeche Mode, Talking Heads, David Bowie e Cabaret Voltaire”.
Londra, la città dove vivi, ha un ruolo molto importante sia da un punto di vista lirico, ma anche musicale. Ci racconti questa forte influenza?
“La capitale britannica ha pesantemente influenzato il mio songwriting. Il fatto che ormai sono diversi anni che vi risiedo è uno dei fattori condizionanti. Partiamo dal titolo. Allude al fatto che nel luogo e momento giusto, sotto la giusta luce nella serata giusta, quello che hai già visto almeno mille volte può riuscire ugualmente a lasciarti senza fiato, giudicarlo sotto un altra angolatura può cambiare molte cose. La sua interpretazione è molto eloquente, significa cogliere l´immediatezza di un fatto, un´emozione... Liricamente la maggior parte dei testi sono un´osservazione meticolosa di quello che accade tutto attorno. Ci sono un sacco di personaggi e scene a sfondo di Londra. Penso che siamo sempre stati una urban band... Il disco precedente aveva un approccio molto personale e intimo, questo guarda quello che succede quotidianamente per le strade della City”.
Quale messaggio si cela dietro il video di Papillon (primo singolo estratto dal nuovo album)?
“E´ un video energico che esprime libertà. Il perfetto biglietto da visita dell´album. Il video è molto originale, è stato girato a Los Angeles. Le riprese sono state effettuate alle 4 o 5 di mattina, gli unici momenti per poter filmare tra le vie della città californiana senza traffico. Straordinaria la regia di Andrew Douglas che ha interpretato alla perfezione il messaggio che volevamo trasmette e ´city of angels´ la location ideale per realizzarlo”.
Come reagisce la band alle critiche sollevate per la partecipazione alla colonna sonora del film “The Twilight Saga: New Moon”?
“Apparire nella soundtrack di New Moon non ha un significato puramente commerciale. E´ stato il regista Chris Weitz a chiederci di partecipare inviandoci un messaggio via Mail... I film della saga non sono esattamente in linea con la nostra età, ma se guardi le band che appaiono nella colonna sonora capisci che è un collettivo di ottimo livello (The Killers, Thom Yorke)... Le critiche sono un fatto molto comune in UK, ma non ci creano nessun problema. Polemiche sterile, che non vanno sicuramente a incidere sulle libere scelte del gruppo”.
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