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 PORT-ROYAL
PORT-ROYAL INFINTI PAESAGGI ELETTRONICI
INFINTI PAESAGGI ELETTRONICI

I port-royal sono una delle realtà più interessanti della scena elettronica italiana. Formatisi a Genova nel 2000, sono riusciti a imporsi all’attenzione internazionale collezionando anche collaborazioni di rilievo. In occasione dell’uscita del loro ultimo lavoro, “Dying In Time” abbiamo avuto l’occasione di porre qualche domanda a uno dei componenti, Attilio.

Giusto per scaldarci cominciamo con un quesito facile facile, praticamente banale: come avete scelto, e perché, il nome port-royal?
“Direi che sia successo quasi casualmente. Cercavamo un nome e il fratello di Ettore, cofondatore del gruppo insieme a me, a quel tempo frequentava il liceo classico e stava studiando in filosofia il movimento giansenista: parlando venne fuori il nome dell´abbazia di port-royal, culla appunto del suddetto movimento in cui militò anche il filosofo Blaise Pascal. Suonava bene, non ci venne in mente altro e ci piacque, quindi diventò il nostro nome”.

Come avete sviluppato il vostro sound? Chi citereste fra le vostre influenze principali?
“Il nostro suono è venuto fuori da solo, seguendo le nostre passioni e la nostra estetica, senza operare scelte a tavolino né incappare in alcun compromesso, se non tra noi stessi: abbiamo sempre fatto e sempre faremo solo quello che ci piace al 100%. Per quanto riguarda le nostre influenze non saprei dire, potremmo chiamare così alcuni gruppi degli anni ´90 che ci furono particolarmente: Labradford, gli Autechre del periodo ´93-´98, i Mogwai tra il ´96 e il ´98 e i lavori degli Arab Strap dal ´96 al ´99. Poi negli anni abbiamo ascoltato molta musica ottima, ma mai veramente determinante per la formazione della nostra poetica musicale e del nostro stile”.

Escludendo lo split “Magnitogorsk” siete al terzo disco, che di solito è una tappa importante, in cui si tirano le somme del proprio percorso: è così per voi?
“Vero, una tappa importante, il cui peso però non ci ha assolutamente gravato durante la lavorazione dell´appunto ‘fatidico’ terzo disco. E comunque, si: pensiamo che con ‘Dying In Time’ si sia, per così dire, chiusa con soddisfazione una trilogia iniziata con ‘Flares’, 5 anni fa”.

“Dying In Time”, pur mantenendo il vostro stile sempre riconoscibile, segna un’evoluzione del vostro sound. Dove pensate di dirigervi nel futuro?
“Bella domanda! Sai che ce lo stiamo chiedendo anche noi da quando abbiamo finito di registrare il disco? Penso che come sempre le cose avverranno con la consueta spontaneità, anche se questa volta potrebbero esserci dei cambiamenti più drastici, avendo chiuso una trilogia. Vedremo: noi intanto come sempre ci teniamo aperti a tutto!”.

Oltre al vostro nucleo centrale per la vostra musica vi avvalete di numerosi collaboratori. Come li scegliete, e in che modo gestite il processo produttivo ?
“I collaboratori che chiamiamo a suonare sui nostri dischi sono amici con cui condividiamo la passione per la musica, e che amano anche quello che facciamo. Ad esempio Alexandr Vatagin di Vienna lo conoscemmo quasi 3 anni fa in tour in Jugoslavia e Austria, dove lui si trovava in tour con il suo gruppo, Tupolev. Diventammo amici, e lui iniziò quasi per gioco ad accompagnarci in tour nel Benelux e Francia e poi, sempre per gioco, una sera chiese di poter suonare dal vivo in un pezzo. Acconsentimmo e quello che suonò quella sera ci piacque: da allora ci segue in quasi tutti i concerti che facciamo, e ha anche suonato il violoncello in un pezzo di ‘Dying In Time’. Invece Linda Bjalla è un´ottima artista giapponese di cui amiamo la voce, così attraverso Myspace le proponemmo di cantare in qualche pezzo, e da allora lo scambio musicale si è infittito sempre di più. In definitiva scegliamo i collaboratori sostanzialmente in base alla musica che fanno: infatti, se non ci piacesse quello che suonano o non provassimo per loro alcuna stima musicale non potremmo chiamarli a collaborare. Gestirsi con tanti collaboratori alla fine risulta abbastanza facile: si mandano loro dei file, loro ci spediscono quello che ci registrano sopra e poi noi tagliamo e mixiamo le loro tracce con le nostre fino a quando siamo completamente soddisfatti”.

“Dying In Time” è accompagnato dallo splendido artwork di Andrea Galvani: come mai avete scelto le sue opere? E quanto è importante la componente visuale, nella vostra musica?
E’ molto importante dal vivo, ma di nessuna importanza, ovviamente, a livello compositivo. Infatti tutti i concerti sono accompagnati dai visuals di Sieva Diamantakos, membro ufficiale del gruppo nonché autore di quasi tutti i nostri video. Incontrammo l´ottimo lavoro di Galvani per caso su Internet, e ci piacque così tanto che gli chiedemmo di poter usare una sua opera per l´artwork di ‘Dying In Time’: essendoci state sin dall´inizio ammirazione e stima reciproche, lui accettò.

Nella vostra carriera avete avuto anche l’occasione remixare Ladytron e Felix Da Housecat: come è nata questa collaborazione?
“Fu una bella idea dei nostri manager Carlo e Laura del Ja.la Management, idea che noi cogliemmo al volo anche come possibilità artistica di confrontarci con musica piuttosto diversa dalla nostra. E’ stata un´esperienza interessante”.

Come molti artisti che fanno musica fuori dagli schemi mainstream siete dovuti “uscire” dall’Italia, e tornate qui quasi come un gruppo estero: siete felici di questo vostro percorso, o avreste preferito riuscire ad emergere direttamente qui in Italia?
“Onestamente, siamo felici che le cose siano andate esattamente così e non diversamente”.

Assieme all’esperienza port-royal, portate avanti anche altri progetti?
“A parte i collaboratori che portano avanti i loro progetti personali, noi non abbiamo essun altro progetto parallelo: i port-royal assorbono già molte delle nostre energie, e ci consentono di fare esattamente tutto quello che vogliamo fare, quindi non sorge la necessità di avere altri progetti dal momento che possiamo già esprimerci in tutte le direzioni che vogliamo seguire”.

Progetti per il futuro?
“L´uscita a gennaio in vinile per l’etichetta canadese Sangre d´Ecre di un lavoro a 4 mani col nostro amico canadese Millimetrik: ‘Afterglow’, un EP di 4 pezzi che registrammo nel maggio 2008. Poi dobbiamo finire un altro split album con l´amico inglese Winterlight e pensare al quarto disco... e ovviamente molti concerti in Europa/Russia, e possibilmente anche negli Stati Uniti e in Giappone”.

 

 

web: www.port-royal.it

Alberto Lepri

(27 novembre 2009)

 

 TUTTO SU PORT-ROYAL

2009
Dying In Time

2008
Magnitogorsk

2008
Flared Up - Remixes

2007
Afraid To Dance

2005
Flares
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