Lo ammetto: 12 anni fa anche io sono andata dal parrucchiere con la tua foto per farmi fare il tuo taglio di capelli.
“Davvero? È stato un taglio che è andato parecchio di moda allora, per quel che ne so!”.
Non solo il taglio: i pantaloni comodi, la felpa larga… C’è tutta una generazione che in Natalie Imbruglia ha avuto un riferimento.
“In effetti ricordo che, quando è uscito Torn, avevo gli occhi di tutti puntati addosso e la cosa mi è sembrata davvero strana”.
Ti fa specie essere stata vista da alcuni come una fashion icon?
“Se ho fatto tendenza l’ho fatto inconsapevolmente! Non pensavo certo a queste cose, alla fine ero così e non ho cambiato nemmeno una virgola, non come si fa quando devi uscire con un ragazzo che ti metti al meglio per fare bella impressione: ci speravo ma non ci credevo, e così all’appuntamento con Torn ci sono andata con i vestiti di tutti i giorni. Fashion icon, quindi, non direi proprio …”.
A guardarla oggi, che di anni ne ha quasi 35, Natalie Imbruglia non sembra essere affatto cambiata da quella meravigliosa ragazza acqua e sapone che era nel 1997, anno in cui il video di Torn le permise di conquistare fama, riconoscibilità e credibilità. Non indossa più i baggy e le t-shirt di quando aveva 22 anni, ma un elegante miniabito nero con calze scure e stivali, al collo porta una serie di ciondoli dorati, accanto a sé appoggia una borsa di un noto stilista, e un bob con frangetta le movimenta i capelli; eppure quegli enormi e dolcissimi occhi azzurri ancora si sgranano sospesi tra forza e fragilità proprio come ci siamo abituati a conoscerla nei videoclip. Il tempo sembra essersi fermato sul suo incarnato, ma Natalie precisa di sentirsi diversa. “Non ci sono dubbi che oggi mi sento un’artista molto più sicura di me e delle mie capacità, e che sono migliorata parecchio nella scrittura e nella maniera di fare musica. Le esperienze della vita ti costringono a cambiare e a crescere”.
In cosa ti trovi maggiormente diversa rispetto agli inizi?
“Nel fatto che credo di più in me stessa e difficilmente lascio che le opinioni degli altri mi condizionino troppo. Allora sarei stata pronta in un attimo a seguire un consiglio, oggi lo faccio solo se ne vale davvero la pena”.
Quello che ti contraddistingue oggi, allora, è la libertà?
“Decisamente sì. E anche il fatto che, adesso, mi diverto davvero a fare il mio lavoro”.
Prima non era così?
“Anche prima, però ero più vincolata: dalle mie paure, dalle imposizioni esterne, dalle logiche del music business. In questo momento, invece, ho il pieno controllo di me stessa”.
C’entra qualcosa il cambio di etichetta?
“Anche”.
Fino allo scorso anno Natalie Imbruglia faceva parte della scuderia Sony BMG/RCA. Il nuovo album, invece, esce per la Island/Universal: una nuova scommessa artistica che le sta regalando una seconda giovinezza; non solo si vede da come parla, ma soprattutto si sente. “Come To Life”, questo il titolo del quarto album di Natalie Imbruglia, introduce ad una serie di sonorità nuove, diverse dal pop-rock melodico a cui eravamo stati abituati da “Left Of The Middle” (1997), “White Lilies Island (2001) e “Counting Down The Days” (2005). Ci sono degli inaspettati innesti dance, c’è groove, e c’è una produzione grandiosa alle spalle, oltre a collaborazioni eccellenti. Ma di questo in seguito.
Non sei la classica artista prolifica: di media torni sulle scene con un nuovo album ogni 4 anni. Che cosa succede tra un lavoro e l’altro?
“Non ho mai sentito addosso la pressione di dover fare un disco dietro l’altro, ho sempre cercato di oppormi a logiche che non appartenessero a quello che è il mio tempo. Non credo di essere pigra, però. Mi piace dedicarmi ai live, anche in piccole venue, e quando devo lavorare riesco a impormi una certa disciplina produttiva, mi concentro pienamente su quello che faccio. Altrimenti mi godo la vita, giorno per giorno. Anche quando questo significa non fare assolutamente nulla. La fretta non mi è mai piaciuta, e fosse stato per me certe cose non le avrei fatte”.
Ad esempio?
“Ad esempio fare uscire una collection dei miei singoli due anni fa”.
È stata una maniera per celebrare i tuoi primi 10 anni di carriera, in fondo.
“Io li avrei festeggiati in un altro modo”.
Come?
“Pubblicando il mio nuovo album”.
L’album era pronto, ma la casa discografica decise di pubblicare al suo posto il greatest hits; una scelta commerciale che ha funzionato, ma che ha convinto Natalie a cambiare.
È questo il tuo più grande rimpianto - artisticamente parlando?
“Non credo nei rimpianti. Se non ci fosse stato questo ritardo non sarebbe accaduto nulla di quello che invece è successo in ‘Come To Life’: Chris Martin, Brian Eno, Ben Hillier, la svolta dance … Grazie a quella scelta ho potuto migliorare la mia carriera di cantante”.
Carriera che, ho letto, è nata un po’ per caso.
“Recitavo in ‘Neighbours’, una soap australiana di successo, e tutti sapevano chi ero. Lanciarmi nel mondo della musica, quando tutti da me si aspettavano che facessi l’attrice, mi spaventava perché temevo non mi avrebbero presa sul serio. Ero sospesa nel limbo del non so che fare da grande. Però le bollette e il mutuo chiamavano, e se non volevo tornare a casa dai miei genitori in Australia dovevo prendere coraggio e darmi da fare. Così mi sono buttata e ho mandato un po’ di demo in giro”.
Ti sei riavvicinata al mondo del cinema recitando in “Closed For Winter”. Non hai paura del contrario, ora, ovvero che non ti prendano sul serio perché sei una popstar?
“No, perché mi piace anche recitare ed è da lì che ho cominciato. Musica e recitazione per me vanno di pari passo, non si escludono, e non ho mai messo davvero da parte il desiderio di fare l’attrice”.
Parliamo di “Come To Life”: è un disco di rottura con quello che sei stata?
“Un po’ sì. Nuovo disco, nuova libertà, nuova etichetta, nuovi suoni e nuova energia”.
E nuovi nomi. Uno su tutti: Chris Martin, che ha ‘regalato’ a Natalie quella che lui stesso ha definito “la più bella canzone dei Coldplay” (Lukas), e che ha partecipato alla scrittura di altre tracce dell’album (Fun e Want). Di più: ha dato a Natalie consigli su come migliorare le canzoni, anche stravolgendole e dicendole “no, questo no” e dandole consigli sulla tracklist. Un’amicizia di lunga data quella tra Chris e Natalie, che nel 2002 sembrano essersi anche frequentati per un certo periodo.
Come è nata questa collaborazione con Chris Martin?
“Sono sempre stata una fan dei Coldplay e mi sono vista tutti i loro concerti degli esordi. Ero sempre in prima fila. Poi io e Chris ci siamo un po’ persi di vista. Però abbiamo lo stesso avvocato, e un giorno lui vuole mettersi in contatto con me e lo fa chiedendo il mio numero al mio avvocato. Ricevo la chiamata e mi dice: ‘Vorrei collaborare con te, se ti va’ e cosa fai, non puoi certo dire di no quando Chris Martin ti telefona! C’era questa canzone, Lukas, che lui aveva scritto per ‘Viva La Vida’ ma che poi non è entrata nella tracklist e Chris ha pensato che era la canzone perfetta per me. Da lì poi ci siamo trovati bene e mi sono affidata a lui anche per quanto riguarda la scrittura di altre canzoni, e mi ha dato tanti consigli sull’album e sugli arrangiamenti … Si è trattato di un’esperienza che mi è stata molto utile”.
Anche perché grazie a Chris hai avuto modo di entrare in contatto con Brian Eno.
“In realtà sono solo andata a casa sua dove mi ha prestato il suo studio di registrazione e mi ha dato qualche consiglio. Poi Brian è rimasto in un’altra stanza e ho lavorato con Chris”.
Altri nomi con cui vorresti collaborare in futuro?
“Nessuno. Le cose mi capitano, come mi è capitata questa con Chris, e allora decido cosa fare, però non le cerco: sono una ragazza fortunata!”.
La svolta dance di pezzi come Want a cosa è dovuta?
“Una certa voglia di sperimentare, e di mettere in gioco il mio lato più giocoso e, perché no, sexy”.
Il fatto di essere una bella ragazza ti ha dato più vantaggi o svantaggi, secondo te?
“Nessuno dei due, perché penso di non essermene mai approfittata come avrei potuto. Non ho mai pensato di giocare la carta della sensualità esplicita perché non mi appartiene affatto, e quel che ho notato è che ho dovuto faticare il doppio per farmi rispettare, come attrice che vuole cantare, e ora cantante che vuole recitare, e come donna che deve dimostrare di saper fare qualcosa oltre a essere carina. Ora sono molto più sicura di me e di quel che so fare, per cui non devo certo chiedere scusa per come sono fatta”.
E a guardarla negli occhi non possiamo che essere d’accordo con lei.
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