I The Temper Trap arrivano da Melbourne. Sono solamente al disco di debutto, e appena si è sentito in giro il loro nome abbiamo inziato a vederli comparire nelle liste degli artisti da tenere sott´occhio nel 2009 secondo Nme e Bbc: una valutazione certamente corretta, visto che il loro primo singolo Sweet Disposition è diventato un ospite fisso delle charts.
Abbiamo avuto modo di fare qualche domanda al cantante della band, Dougie Mandagi. Ecco cosa abbiamo scoperto.
Per prima cosa diteci qualcosa sulla vostra storia: in che modo vi siete incontrati e come mai avete deciso di formare una band?
Dougie: “Ci conoscevamo già prima di formare la band: io e Toby lavoravamo insieme, e lui e Lorenzo sono cresciuti assieme, mentre Johnny ormai lo conosco da 11 anni. Volevo mettere insieme un gruppo e qualcuno mi ha detto che Toby suonava la batteria, così gli ho chiesto se volesse trovarsi per jammare un po’: dopo un paio di prove abbiamo chiesto a Johnny di venire a suonare il basso, perché il tizio che doveva suonare con noi in origine non si era mai presentato. Johnny poi è arrivato dopo che due altri chitarristi avevano lasciato il gruppo”.
Il vostro stile è molto particolare, una combinazione di rock e pop contaminato con la musica elettronica. Quali sono le vostre influenze principali?
Dougie: “E’ difficile elencare le nostre influenze, perché sono molto varie. Direi che i nostri gruppi preferiti sono U2, Radiohead, Tv On The Radio, Prince, Arcade Fire… ma potremmo citarne molti altri ancora!”
Per il vostro disco di debutto “Conditions” avete lavorato con Jim Abbiss, che ha curato gli esordi di band che hanno poi avuto grande fortuna come Arctic Monkeys, Editors e Kasabian. Come vi siete incontrati, e quanto ha influenzato il vostro sound o il vostro modo di scrivere?
Dougie: “Ci siamo incontrati perché il suo manager gli ha fatto avere i nostri primi demo, dopo averci visto suonare dal vivo quasi per caso. Jim ha lasciato una forte impronta sonora sul nostro disco: i disegni di chitarra, il fondo pesante, il panorama sonoro dell’album, è tutto opera sua”.
Un gran numero di band che vengono dall’Australia suonano un tipo diverso di rock, diverso da quello di AC/DC o Jet, forse più vicino alla musica inglese. Pensate che sia l’inizio di un nuovo capitolo nella scena musicale australiana?
Dougie: “Lo spero. Penso che l’Australia abbia bisogno di iniziare ad esportare qualcosa oltre il synth pop anni ’80 o l’hard rock”.
Se doveste collaborare con qualche artista, o dividere il palco con qualcuno, chi sarebbe in cima alla vostra lista dei desideri?
Dougie: “Beh, sicuramente ai primi posti ci sarebbero Radiohead e David Bowie. Poi non saprei, ci piacerebbe molto collaborare anche con Cat Power o Roots Manuva”.
Quali sono i vostri piani per il futuro? State già pensando al vostro prossimo album?
Dougie: “Al momento vogliamo solamente viaggiare il più possibile, espandere il numero dei nostri fan per avere la possibilità di fare altri dischi, e cercare di farne sempre di migliori. E non mi dispiacerebbe anche comprare una casa a mia madre!”.
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