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 KINGS OF CONVENIENCE
KINGS OF CONVENIENCE E RITORNO DA TE
E RITORNO DA TE

A vederli ci si fa subito l’impressione sbagliata: Erlend Øye, il rosso con gli occhiali, sembra un nerd problematico e invece è quello che ha fatto il DJ anche a Ibiza, mentre Eirik Glambek Bøe, quello carino con la faccia da rubacuori, è il bravo padre di famiglia che ha studiato psicologia all’università. Insieme sono perfetti, complementari per certi versi e armonizzati nella maniera di vedere il mondo e di concepire la musica. “Declaration Of Dependence” (continua la consuetudine degli ossimori) è il terzo album dei re del folk acustico dopo “Quiet Is The New Loud” (2001) e “Riot On An Empty Street” (2004) e, se possibile, è ancora più minimalista dei suoi predecessori. Quando arrivo all’incontro, Eirik sorride al pianoforte ed Erlend mi accoglie in un giro di danza – alla faccia di chi se li aspetta malinconici e depressi. E tanto per spiazzare ulteriormente, a parlare è quasi sempre Eirik.

“Declaration Of Dependence”: un’ammissione tardiva?
Eirik: “È vero, ci abbiamo messo un po’ però alla fine ci siamo resi conto che siamo molto legati, e non solo per via del progetto Kings Of Convenience. Abbiamo affrontato dei percorsi individuali ben precisi, io con la mia vita, Erlend con la sua, i Whitest Boy Alive, diverse opportunità, ma dopo tanti anni rieccoci qui, insieme”.
Erlend: “La verità è che ci siamo accorti che fare musica ci piace, ma farla insieme ci viene meglio. Da soli non riusciamo a creare quello che invece insieme produciamo. Ora lo abbiamo accettato come un dato di fatto”.

Sono passati 5 anni da “Riot On An Empty Street”. Lo giudicate un tempo lungo o no?
Erlend: “Per i meccanismi dell’industria discografica sì”.
Eirik: “Ma per noi no. Ci piace fare le cose per bene senza forzare i tempi, e attendevamo di riuscire a ricreare tra noi quell’atmosfera di intimità e perfezione attenta ad ogni singolo dettaglio. Non è una cosa facile, considerato che viviamo separati. Per altri artisti 5 anni sembreranno un’eternità, per i nostri fan sarà stata un’attesa lunga, ma per noi no”.

Avete addirittura postato una cartolina sul vostro sito dicendo che “Le cose belle capitano a quelli che sanno aspettare”.
Eirik: “Molte persone pensavano che i Kings Of Convenience si fossero sciolti e che non lo avessimo voluto annunciare. Ma non è così. Abbiamo scritto quella cartolina per tranquillizzare i nostri fan e dare loro un motivo per continuare ad aspettare”.

L’album è stato registrato allo studio Esagono di Reggio Emilia, prodotto da Davide Bertolini. Perché l’Italia?
Eirik: “Perché Bergen ci aveva annoiati, perché l’Italia è un posto easy, perché ci piace la pasta e perché … ci occorreva una motivazione per ritrovarci sotto lo stesso tetto, artisticamente parlando”.

Su questo disco c’è una canzone che si intitola Riot On An Empty Street. Perché la troviamo su “Declaration Of Dependence” e non sull’album del 2004?
Eirik: “Perché allora non c’era posto, e non eravamo pronti. Ci sono canzoni anche su questo disco che sono state scritte anni fa ma che non abbiamo mai registrato prima perché non riuscivamo a trovare quell’alchimia perfetta che ci soddisfacesse”.
Erlend: “Le persone magari non se ne accorgono nemmeno e pensano che la nostra musica è sempre la stessa. Sbagliato. I dettagli cambiano, e i dettagli sono il senso di tutto”.
Eirik: “Adesso Riot On An Empty Street è perfetta”.

Non avete mai fatto canzoni manifestamente politiche, nemmeno quando tutti si riempivano la bocca di parole schierate. Non vi interessa o non è cosa buona per un musicista?
Eirik: “La politica è un territorio molto insidioso in cui muoversi, e la stessa cosa accade con le problematiche ambientali. Il moralismo non è mai una posizione buona, e le cose non sono mai come sembrano per cui prendere apertamente una posizione richiede una forte dose di coerenza e forza”.
Erlend: “Questo disco è forse il più politico che abbiamo mai fatto, però”.
Eirik: “Sì, però in maniera indiretta. Se devo pensare ad un artista che abbia fatto dell’ottima politica mantenendo un alto profilo musicale mi viene in mente Bob Marley, tanto più che è credibile ancor oggi”.
Erlend: “Diciamo che le nostre canzoni sono personali, ma non danno un giudizio”.

Non c’è nemmeno mai spazio per una canzone d’amore canonica. L’amore è un sentimento troppo personale per essere condiviso in musica?

Eirik: “Non ci sarebbe amplificazione dell’amore se non ci fossero la lontananza, la separazione e la sofferenza. Io stesso sento la presenza in me di amore verso mia moglie e mio figlio adesso che non sono con loro”.
Erlend: “A me non è capitato di innamorarmi in questi anni, per cui non credo di avere reali motivi per scrivere una canzone d’amore”.
Eirik: “Non hai trovato una compagna adatta a te”.
Erlend: “Però c’è il figlio di Eirik a riempirmi la vita d’amore. Gli ho fatto scoprire la batteria e ora è ossessionato dalle bacchette, dice che vuole diventare un batterista da grande”.
Eirik: “Potrebbe tornarci utile!”.

Io non capisco. Andate d’accordo, si vede che siete uniti, perché non riuscite a vivere da amici?
Eirik: “Perché abbiamo vissuto vite così diverse … Sarebbe difficile immaginare di aver condiviso certe esperienze di Erlend, io ho la mia vita e lui la sua. A volte separarsi fa bene, poi, per non ossessionarsi a vicenda”.
Erlend: “Viviamo a Bergen entrambi, ora. Mi pare già un bel cambiamento”.
Eirik: “La nostra relazione è complessa. Io ho la stabilità che Erlend mi invidia, ma ho voglia di avventure. Erlend al contrario è avventuroso ma cerca dei punti fermi: ci compensiamo senza travalicarci”.

Che dedica fate a chi vi ha aspettato per tutti questi anni?
Erlend: “Tenete ‘Declaration Of Dependence’ vicino al cuore, perché vi farà compagnia per tanti anni”.

Le cose belle arrivano a chi sa aspettare, del resto.


web: www.kingsofconvenience.com

Elisa Bellintani

12 Ottobre 2009

 TUTTO SU KINGS OF CONVENIENCE

2009
Declaration Of Dependence

2004
Riot On an Empty Street

2001
Versus

2001
Quiet Is The New Loud
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