All´incontro Paloma Faith arriva vestita da capo a piedi di rosso, incluso un fiocco enorme sulla lunga chioma, anch’essa rossa, pettinata con un ciuffo alla Elvis. Immancabile il rossetto, anch’esso rosso. Non riesco a decidere se compararla ad una figurina delle pin-up anni 50, un personaggio di qualche film di Almodóvar o un cartone animato. “Io pensavo più Frida Kahlo”, mi dice quando commentiamo il suo look.
Paloma Faith è una musicista difficile da inquadrare: ex ballerina, ex artista burlesque, ex assistente di un prestigiatore, un master in regia teatrale, attrice e ora cantante. Tanto per aggiungere al suo background insolito, è figlia di madre inglese e padre spagnolo, anche se poi, giusto per confondermi, quando la saluto in spagnolo, mi risponde in italiano, lingua che parla molto meglio perché, mi racconta, ha sempre trascorso le sue estati in Italia dai parenti della mamma.

Nell’insieme è un personaggio veramente originale ma quasi impalpabile, una sorta di Bjork in una versione più colorata, ma altrettanto eccentrica. Paloma tende a riflettere molto su ogni domanda, per poi rispondere con qualcosa o di molto elaborato o molto vago, certe volte poi non finisce la risposta perché si perde in chissà quali pensieri. “Mi piace pensare di essere semplicemente una narratrice e sono influenzata molto da film, libri, soprattutto favole ma anche narrativa. Mi piace raccontare storie e al momento penso di avere in pari misura un piede nella musica e uno nelle performance e nel teatro. I miei show sono molto teatrali, perché è una delle cose in cui mi trovo più a mio agio” spiega Faith. “E’ inevitabile che sia influenzata da tutte le mie diverse esperienze, ma la cosa più importante è che i mie spettacoli siano un´esperienza teatrale, come se si trattasse di uno show, non semplicemente qualcuno che suona, ma un vero e proprio S-P-E-T-T-A-C-O-L-O”, mi dice scandendo l’ultima parola in italiano. Ciò nondimeno, tutto questo background eclettico non solo ne fa una delle artiste più interessanti in giro al momento ma soprattutto Paloma riesce ad includere tutte queste esperienze nella sua musica e nei suoi concerti, che sono veri e propri spettacoli, con scenografie, luci e costumi degni dei migliori musical dei teatri di Londra.

La sua musica è versatile ed elaborata come ci si potrebbe aspettare da una personalità forte come la sua, con un sound che include soul, jazz, un pop più orecchiabile e ballate dai grandi cori. “Il mio album è molto eclettico, con diversi tipi di musica. C’è molto soul perché questo è lo stile della mia voce, ma ci sono anche tanti riferimenti al passato mischiati a qualcosa che secondo me non ha una precisa collocazione nel tempo. Mi piace l’idea di portare le persone via dalla realtà come nei film di David Lynch o Tim Burton. (La mia musica) ha quell’elemento di distacco dalla realtà, spero che dia l’impressione di un qualcosa che va al di là di una collocazione nel tempo”.

Faith si è dedicata completamente alla musica relativamente da poco, precisamente due anni fa, quando la Sony le ha offerto un contratto discografico. “Prima del contratto mi sono sempre ostinata a non voler concentrarmi solo su una cosa, volevo continuare a fare un po’ di tutto e vedere cosa sarebbe successo”, racconta Faith. Mi racconta, fra il divertito e lo spensierato come all’inizio nessuna casa discografica volesse offrirle un contratto, Sony inclusa, che ci ha pensato per otto mesi. “Tanta gente dell’industria musicale è venuta ai miei concerti ma si sono tutti spaventati e hanno detto che rappresentavo un rischio troppo grande perché ero troppo alternativa. Poi sono venuti quelli della Sony. Ci hanno pensato per otto mesi e alla fine hanno detto di sì”. Saranno stati dei mesi angoscianti, chiedo, ma Faith non sembra averne risentito per niente: “La cosa non mi ha stressato per niente. Quando sei stabile e qualcuno ti offre qualcosa di meglio, puoi solo vincere. Non c’è niente da perdere perché già non avevo niente in partenza, quindi non mi sono preoccupata e ho continuato a fare quello che stavo facendo”. Sarà stata felice almeno? “Certamente, perché sono potuta andare nel negozio in cui lavoravo e dirgli: non torno più!” risponde ridendo.

L’uscita in Gran Bretagna del primo singolo di Faith, Stone Cold Sober, è stata anticipata di un mese dopo il fervore creatosi in seguito alla programmazione della canzone in alcune radio. C’è molta attesa per l’album “Do You Want The Truth or Something Beautiful?” a Settembre. Persino il quotidiano Guardian, in genere abbastanza restio a lodare nuovi talenti, mette Faith in lizza a tutte le nuove proposte di quest’anno. “In un mondo ideale vorrei che l’album vendesse un milione di copie, solo perché, se non vende, potrei non avere più un contratto discografico e invece vorrei continuare a fare musica”, dice Faith e spiega che al momento si vorrebbe concentrare solo ed esclusivamente al canto: “preferisco cantare perché per me è il modo migliore di unire tutto quello che faccio, senza tralasciare niente”. “Penso che nella mia vita il mio obiettivo principale sia sempre la ‘performance’, il modo in cui interagisco con il pubblico e credo che questo mi distingua molto dalle altri cantanti che ci sono in giro al momento. Forse loro sapranno cantare meglio di me, ma io preferisco dare al pubblico uno show indimenticabile”.

Faith ammette di non voler tralasciare la recitazione. “Penso che vorrei anche continuare a recitare, perché credo che la vita sia una performance e tutte le persone in realtà stiano recitando, anche se (abbassa la voce) non lo vogliono ammettere!” mi dice con fare misterioso.

Avrei avuto altre domande, anche perché Faith non sembra mai mancare di risposte interessanti o quanto meno di considerazioni originali, ma mentre ci avviciniamo alla fine dell’intervista Faith si alza improvvisamente, mi da due baci sulla guancia, dice “arrivederci” e se ne va. Chissà quale altra stramberia la attendeva.

Web: www.palomafaith.com

Silvia Felce
28 settembre 2009