Ci sono ragazze che sognano di sfondare nel mondo dello spettacolo. Alcune sperano di farlo nella musica. E ci sono ragazze che desiderano sfondare le coscienze di chi presta loro ascolto. Ebony Bones è una di queste ragazze, un’artista difficilmente etichettabile e che non sfugge all’appellativo di incendiaria ribelle.
Ebony Thomas partecipa ad uno show della TV inglese, “Family Affairs”, dal 1998 al 2005; i ragazzi vanno pazzi per il suo sguardo impertinente ed il suo spiccato senso estetico (quando non addirittura stravagante).
Nel 2007 però Ebony Thomas decide di diventare Ebony Bones e di dedicarsi esclusivamente alla musica. Lo fa muovendo i primi passi nella sua camera, dove impara a suonare ogni tipo di strumenti e dove produce visioni di una società malata e perversa che vuole soffocare l’individuo. La sua ricetta non sceglie la facile strada del pop e delle nenie d’amor perduto, bensì costruisce su basi ritmiche ossessive e tribali dei messaggi di presa di coscienza urgente e ansimante da parte delle pedine della società: i comuni cittadini.
Il suo primo esperimento è We Know All About U, dal sapore orwelliano e con un senso di ironia cinica che pervade le note elettroniche. L’atmosfera cupa e la pressione insistente sono tratti distintivi che rimarranno in tutta la sua produzione.
Se la forte posizione politica e l’ancor più ingombrante personalità di Ebony Bones la avvicinano come talento a quello di M.I.A., c’è però spazio anche per qualche frammento d’amore. Che però è corroso dall’acido delle relazioni imperfette e dalla forte femminilità del modello di donna che Ebony propone.
L’album di debutto di Ebony Bones si chiama “Bone Of My Bones”, citazione presa dal libro della Genesi quando si fa riferimento alla creazione della donna, “ossa delle mie ossa”. Il disco è carne della carne di Ebony, che però non deve ringraziare nessuno per la posizione che è arrivata ad occupare: artista da tenere d’occhio al SXSW, tre volte sul palco del Glastonbury, ogni sua apparizione ne fa un evento mediatico che va ben oltre un semplice live. Se la politica rimane l’aspetto che meglio evidenzia il talento di Ebony Bones, come nella delirante In G.O.D. We Trust (Gold, Oil & Drugs), c’è poi il momento di fermento creativo fine a se stesso di The Muzik, un inno al potere liberatorio della musica e un esperimento di regia unico che recupera lo spirito giocoso dei The Rapture.
Tracotante, trascinante, maestosa e felina, l’impatto imminente di questa vestale che in sé fa convivere lo spirito anarchico del punk, l’apertura mentale, l’anima ancestrale e le sonorità electrorock è assicurato.
Uno dei talenti da tenere d’occhio per questo 2009.
web: www.myspace.com/ebonybones
Elisa Bellintani
21 luglio 2009 |