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PLACEBO L´IMPREVEDIBILE GIOSTRA DELLA VITA!
L´IMPREVEDIBILE GIOSTRA DELLA VITA!

Il trio britannico torna in azione con l’inserimento di un nuovo elemento nella line-up e la libertà d’azione nelle scelte commerciali, tagliando ogni rapporto con il mondo delle major.

Con il precedente lavoro avevano affrontato e sconfitto i demoni del passato, un’esperienza estenuante che però ha permesso alla band di superare una fase delicata della loro carriera, che rischiava di entrare in collisione e alienare una della realtà alternative britanniche più apprezzate e intuitive dell’intero panorama musicale d’oltre Manica. Ricordo bene l’incontro con Brian Molko nel 2006, che dagli studi di Radio Deejay ci raccontò il processo creativo di “Meds”, i fantasmi che hanno dovuto combattere e le difficoltà per raggiungere l’obiettivo finale. Una sfida estenuante!

Con alle spalle 13 anni di carriera, 5 album in studio e 10 Milioni di dischi venduti i Placebo tornano con un nuovo set dal titolo “Battle For The Sun”. La sola interpretazione del titolo può vanificare ogni dubbio. Adesso hanno intrapreso la sfida più difficile e decisiva: lasciarsi alle spalle l’oscurità di un tunnel senza fine, per raggiungere la luce, sinonimo di vita! 

Registrato nell’arco di 3 mesi nello studio di Toronto del produttore Dave Bottrill (scelto dalla band soprattutto per il lavoro fatto coi Tool) e mixato a Londra dal mitico Alan Moulder (My Bloody Valentine, Smashing Pumpkins, Nine Inch Nails), il sesto album dei Placebo riesce a rompere tutte le barriere grazie alla sua particolare vitalità e a rispondere al bisogno di cambiamento della band trasportandola in una nuova era. Riesce in quell’intento dove il precedente progetto aveva fallito.

I rapporti all’interno del gruppo si erano appesantiti in seguito al tour massacrante legato all’uscita di “Meds” (tour che li vide suonare negli stadi del Cile, Messico, Brasile, Francia, Germania). La band era sull’orlo di una crisi irreversibile. “Finalmente stavamo raccogliendo i frutti di un duro e lungo lavoro, ma qualcosa si stava inceppando. Quando tre persone che hanno condiviso tutto negli ultimi anni stanno seduti e non scambiano neppure uno sguardo o una parola, qualcosa non va. Non era più divertente. Avevamo la necessità di modificare le dinamiche all’interno della band, altrimenti i Placebo si sarebbero esauriti”, ha precisato Molko. Questa condizione di tensione ha spinto il batterista della band dal 1996 Steve Hewitt a lasciare; lui era subentrato al drummer originale Robert Schultzberg, uscito di scena dopo la prima hit Nacy Boy. “E’ stata una separazione emozionale. Essere in una band è come essere sposati. Nel 21° secolo i matrimoni non funzionano come in passato, questa crisi è quella che si è verificata anche all’interno dei Placebo. Siamo cresciuti come persone a parte”. E’ comprensibile, infatti, una battuta d’arresto dopo 4 album da più di un milione di copie di vendite a testa (“Without You I’m Nothing” 1998, “Black Market Music” 2000, “Sleeping With Ghosts” 2003 e “Meds” nel 2006) e tour infiniti intorno al globo ripetuti più e più volte. Una presa di coscienza convalidata dall’arrivo di un nuovo componente a sostituire Steve Hewitt: l’ingresso di Steve Forrest, 22 anni, californiano, che va a completare la formazione composta da Brian Molko e Stefan Olsdal.

La band lo aveva notato nel 2006 in una delle date americane. Suonava la batteria negli Evaline, support act del tour USA. Brian ha spiegato “Stavamo cercando qualcuno che potesse travolgerci col suo entusiasmo, che potesse sperimentare per la prima volta tutte le cose già sentite da noi e finisse col farci tornare ad essere dei ragazzini”. I Placebo avevano bisogno di stimoli originali e con il nuovo innesco li hanno trovati. “Sono stati visionati molti batteristi, ma la scelta è caduta su Steve. Uno dei criteri di selezione era cercare qualcuno che non avesse archiviato un enorme successo, un musicista carico di stimoli, alla ricerca di continue esperienze, che non avesse militato in una band che aveva già venduto milioni di dischi e avuto un passato on the road stressante. Cercavamo un batterista giovane e in lui abbiamo individuato quel qualcosa che stavamo inseguendo”, ha confessato Molko.  

Musicalmente rinfrescata dalla nuova line-up, la band ha poi deciso di cambiare il business che li circondava. Oltre ad intervenire sul comparto operativo, la band, una volta concluso il loro contratto

con Virgin, ha deciso di rinunciare ai meccanismi imposti da un’etichetta major, per adottare una filosofia che garantisse l’assoluta libertà creativa auto-finanziandosi la registrazione di “Battle For The Sun’ e dando il disco coraggiosamente in licenza e distribuzione a diverse etichette indipendenti, territorio per territorio, partendo dalla PIAS per l’Europa. I Placebo rimangono così gli unici proprietari del proprio lavoro. Sono i soli responsabili delle loro scelte.

Una nuova dimensione che giova al carattere del gruppo, pienamente soddisfatto dal risultato agguantato, che rinasce con un’anima rinnovata. Brian parlando del nuovo lavoro ha affermato “Abbiamo fatto un disco che parla di scelte di vita, di scegliere di vivere, di uscire dall’oscurità e andare verso la luce. Questo non vuol dire necessariamente dimenticarsi del buio - anche perchè il buio esiste, c’è, è essenziale, è parte di quello che siamo – ma di scegliere di stare comunque dal lato della luce del sole. Avere la possibilità e la consapevolezza di potere decidere in quale direzione andare. Sono molto ottimista riguardo al futuro. Sono in un momento positivo per la mia mente, quello che vedo è eccitante”.

La formula vincente è stata quella di gettarsi verso nuovi lidi. Un coraggio che ha sortito i suoi effetti. “Dovevamo esplorare nuovi ambienti musicali. Volevamo incidere un disco che ridesse colore alla nostra musica perché ‘Meds’ probabilmente è il progetto musicale più dark dei Placebo, il momento emozionale più pallido che abbiamo avuto nella nostra carriera. Qualcosa di upbeat, più ottimistico e psichedelico, nel vero senso della parola, non necessariamente ispirato direttamente alla musica psichedelica… che avesse una qualità libidinosa ”, ha detto Brian.

Le canzoni che hanno scritto per questo sesto impegno da studio, molte delle quali concepite d’istinto da Brian sulle rive della Senna all’ombra della Torre Eiffel, avevano bisogno di una produzione vigorosa, una muscolosità musicale individuata nella capacità di Dave Bottrill (producer di “Aenima”, “Salival” e “Lateralus” dei Tool). Perché proprio Bottrill per definire il sound di “Battle For The Sun”? “L’obiettivo era raggiungere un livello sonoro enorme, un muro compatto e solido. Ci sono molte persone con cui avremmo potuto lavorare per raggiungere questo traguardo, ma penso che una della band con il suono più consistente del Pianeta sono i Tool. Ecco la risposta al nostro dilemma. Se devo dare una definizione del sound che abbiamo generato posso dire: non è hard rock, ma nemmeno pop. Probabilmente è hard pop”, ha sintetizzato Brian. Un grande apporto a questo nuovo approccio, è stato fornito dalla scelta della band di lasciare una major e agire in maniera indipendente, rinunciando ai meccanismi di un sistema che sta cambiando. Basta major, un futuro gestito in assoluta libertà?

“Una scelta coraggiosa e necessaria. Il rapporto con una grossa corporation ci ha lasciato con l’amaro in bocca. Il contratto è un contratto, non c’è margine di flessibilità. Una condizione alienante. L’industria musicale sta mutando, è importante muoversi con i tempi e i modi giusti per avere il controllo della situazione. Adesso gli artisti hanno maggiore voce in capitolo, il sistema è un po’ in affanno. Volevamo essere cauti e scegliere come rilasciare i nostri dischi”, ha motivato la decisione Stefan (Olsdal, bassista).

Il debutto live della nuova formazione è avvenuto nel dicembre 2008 all’Angkor Wat Temple in Cambogia, location che Molko aveva visitato qualche anno prima durante una vacanza.

“Per noi rimarrà uno show storico. Siamo stati la prima band a suonare di fronte ad un tempio buddista del dodicesimo secolo. C’era un’atmosfera magica, che forse non proveremo mai più”, ha raccontato Brian.

Per conoscere più da vicino la nuova entità artistica dei Placebo abbiamo fatto il terzo grado a Brian (Molko) e Stefan (Olsdal). Ecco il responso!

Quella attuale è la formazione migliore dei Placebo?
Brian: “Lo spero e sono molto fiducioso. Come l�attuale line-up dei Queens Of The Stone Age. Siamo molto eccitati, c’è un nuovo chitarrista, un nuovo batterista e l’aggiunta di un violinista nella dimensione on stage. Tra noi c’è complicità e ci divertiamo. Un cambiamento benvenuto”.

I Rapporti interpersonali sono fondamentali per l’equilibrio interno del gruppo?
Brian: “Assolutamente si. La mancanza di comunicazione ha portato i Placebo sull’orlo del baratro alla fine del tour in supporto al precedente lavoro. Il ‘divorzio’ con Steve è la conseguenza più visibile. Stavamo vivendo un periodo buio che ha avuto ripercussione anche sull’album ‘Meds’. Adesso siamo più ottimisti verso il futuro, una sensazione che si può ascoltare molto bene in ‘Battle For The Sun’. Anche dal vivo possiamo offrire qualcosa di inedito al nostro pubblico; oltre alle nuove canzoni, una dimensione rivisitata di quelle vecchie”.

Puoi descrive “Battle For The Sun”?
Brian: “Penso sia il primo dei nostri album a raccontare una storia all’interno dei suoi 52 minuti di durata. Le nostre precedenti release erano concretamente solo delle collection di canzoni ordinate secondo il flow musicale. Spero che ascoltando attentamente le parole di ‘Battle…’ la gente possa intuire un tema unitario che lega la totalità delle tracce dell’album”.

Come si stanno preparando i Placebo al nuovo tour?
Brian: “Quando raggiungi un certo livello con la band, hai delle responsabilità verso il pubblico che non puoi deludere. Questo normalmente si raggiunge con la maturità in termini di età. Prima di tutto non puoi più andare ai party tutte le notti come quando avevi 22 anni. Il pubblico è l’aspetto primario, la cosa più importante quando sei on the road. Adesso la nostra priorità quando viaggiamo è quella di riposarsi il più possibile tra una data e l’altra, per dare il meglio quando siamo sul palco. Così sono cambiano le cose. Prima le nostre preoccupazioni erano dove procuraci la droga o dove andare a trascorrere serate folli”. 

Ti manca l’edonismo e gli eccessi che hanno caratterizzato i tour del vostro esordio artistico?
Brian: “Assolutamente no. Bisognava lavorare duro, c’erano un sacco di problemi da risolvere, tanto caos da generare uno stato di follia generalizzata. Adesso guardo indietro ai quei giorni con affetto. Mi hanno permesso di diventare quello che sono oggi”.

“Battle For The Sun” da dove scaturisce questo titolo?
Stefan: “Il titolo è l�ultima cosa che decidiamo. Ci sediamo, faccio un check e vediamo se c�è una coesione, o un tema che lega le tracce. Questo disco è stato realizzato come reazione al precedente �Meds�, pessimista e cupo. Qui volevamo il colore, la vita, più speranza. �Battle for The Sun� è un incitamento a fare l�impossibile per spostare il centro di gravità della vita sul lato ottimistico. Scegliere la luce per spazzare via il buio, mettersi in gioco e combattere quotidianamente per eliminare i demoni dell�esistenza”.

Realizzare il nuovo disco è stato più difficile considerando le pressioni dei fan?
Stef: “Ogni nuovo album è leggermente più difficile da realizzare, C� sempre la paura di fallire , deludere le aspettative. Prima di tutto cerchiamo di essere più critici con noi stessi, la pressione che sentiamo è quella che noi stessi esercitiamo per ottenere il meglio. Principalmente consideriamo solo il nostro gusto”.

Ci spieghi brevemente le differenze tra “Meds” e il nuovo lavoro?
Stef: “L�universo Placebo, dalla fine del tour di �Meds� è stato travolto da diversi cambiamenti. Prima di tutto l�arrivo di un nuovo e giovane elemento, abbiamo fatto un disco senza etichetta e questo ci ha permesso di agire in assoluta libertà. Per la prima volta abbiamo registrato un CD fuori dall�Europa (Canada), lontano dalle distrazioni e dal confort di casa. Tutti fattori che hanno acceso l�entusiasmo all�interno della band, che ha realizzato un disco più ambizioso e epico”. 

Quali sentimenti ha alimentato questo nuovo impegno?
Stef: “C�è l�euforia e il sento di soddisfazione, sensazioni che montano quando crei nuova musica. E� molto meglio di qualsiasi droga che puoi assumere. C�è sempre da imparare e spazio per migliorarsi”.

Dal vostro debutto ad oggi cos�è cambiato?
Stef: “Negli anni �90 ci sentivamo degli outsider, o lo siamo ancora adesso. Ogni band non dovrebbe farsi condizionare da cosa è trendy o cool, ma credere in se stessi e ignorare chi non apprezza quello che fate”.

Come ti vedi fra cinque anni?
Stef: “Il primo impegno è il tour, Gireremo il mondo per i prossimi due anni e suoneremo in posti dove non siamo mai stati prima. Poi mi piacerebbe lavora al secondo album del mio side project Hotel Persona, un po� di vacanza e infine il disco numero 7 dei Placebo....”.

In tutti questi anni cosa vi ha permesso di formulare una musica in continua evoluzione?
Stef: “Abbiamo vissuto e imparato molte cosa da quando io e Brian abbiamo cominciato nel �94. MI sembra si svegliarmi e di aver trasformato un sogno in realtà. Il segreto è nel cercare cos�è importante nella vita , che poi traduciamo in musica tentando di esplorare nuovi mondi musicali”.

web: www.placeboworld.co.uk

Carlo Cassani

16 Luglio 2009

 TUTTO SU PLACEBO

2009
Battle For The Sun

2006
Meds

2003
Sleeping With Ghosts

2000
Black Market Music

1998
Without You I�m Nothing
1996 Placebo
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