Chi nel 1998 non cantava Acida? La hit dei Prozac+ fu un vero e proprio tormentone. Da allora ci sono stati altri album, altri concerti, altri momenti di crisi. Ed oggi, un altro gruppo. Dopo la dipartita di Eva Poles (ora nei Rezophonic) GianmariaAccusani ed ElisabettaImelio si sono rimboccati le maniche, messi i loro bei passamontagna e sperimentato strade più elettroniche. Il futuro si chiama SickTamburo, ma prima di entrarci appieno è bene partire da un po´ di anni fa...
La prima domanda nasce spontanea. Che fine hanno fatto i Prozac+? “Siamo fermi da un bel po´, ma i Prozac+ sono senza fine. Siamo stati insieme dal 1995 fino al 2007, con album e concerti. Avevamo bisogno di staccare”.
Nei primi live dei Sick Tamburo vi presentavate con i passamontagna. Una sorta di “ricominciamo da zero”? “In un certo senso sì, volevamo staccarci dal vecchio progetto. Non volevamo farci vedere, ma solo sentire. Solo che era diventata una faticaccia... Pensa che all´inizio indossavamo i cappucci in lana e soffrivamo da pazzi. Poi fortunatamente sono arrivati quelli in cotone (ridono, ndr)”.
Qual è stato l´input per questo side project? “È partito tutto da Elisabetta. Un giorno viene da me e dice ´Fammi provare a cantare´. Visto che è già timida di suo e parla davvero poco non sapevo se crederle o meno. Poi per gioco l´abbiamo fatto davvero, ho messo 2-3 cosucce per una base e sentivo che nasceva piano piano qualcosa di diverso dai nostri precedenti suoni. Roba più elettronica, più spinta. Abbiamo provato i primi pezzi e usciva fuori una carica pazzesca. Ci siamo resi conto che si poteva, anzi, si doveva fare per forza qualcosa”.
Quindi hai fatto bene a dare fiducia ad Elisabetta... “Direi di sì. Non bisogna fermarsi sul pregiudizio e dire ´no, non è capace´. Bisogna sperimentare. Guarda i Sex Pistols, o i The Clash. Non erano dei gran musicisti eppure avevano le idee giuste. Sono convinto che con quelle anche mia madre potrebbe fare grandi cose (ride, ndr)”.
Vi siete ispirati a qualcuno in particolare per il nuovo sound? “No, o forse non ce ne siamo accorti. Ad esempio mentre lavoravo a Il mio cane con tre zampe mi sono venuti in mente alcuni gruppi che m´intrippavano da piccolo, cose assurde. In qualche modo recuperi sempre quello che hai ascoltato. Le chitarre del disco mi ricordano i Limp Bizkit, ma è stato tutto molto spontaneo”.
Con Acida avete segnato un´intera generazione. Ambite al bis? “I tempi sono diversi, oggi in Italia nella musica non gira una lira ma il nostro non è un ritorno ´economico´. I Sick poi sono più duri dei Prozac, anche se c´è un potenziale pop. L´importante è riuscire a fare un qualcosa di utile”.
Ricordate quando nel 1997 avete fatto da spalla ad alcuni concerti degli U2 in Italia? “Certo. Erano circondati da guardie del corpo, non siamo riusciti neanche a presentarci. Però dopo che se ne sono andati ci hanno fatto avere casse di birra gratis e una lettera dove Bono ci faceva i complimenti. Sono soddisfazioni, no?”.
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