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 ALAIN CLARK
ALAIN CLARK NON MI MANDA PAPA´, MA VI MANDO IL MIO
NON MI MANDA PAPA´, MA VI MANDO IL MIO

Alain Clark ha 30 anni e non è quel che si dice un debuttante. Famoso quanto basta in patria (Olanda), ha raggiunto una più che adeguata popolarità anche all’estero – Italia compresa – grazie alla hit Father And Friend, canzone d’amore tra padre e figlio che lui duetta con il suo di papà.

Father And Friend è l’apripista per “Live It Out”, il suo primo, vero album. Se in Olanda è già una celebrità, avendo vinto diversi premi nazionali e avendo portato le sue canzoni al top delle classifiche di vendita e download, a noi il compito di farvelo conoscere. Perché Alain è un bravo ragazzo, oltre che un ottimo musicista.

 

Il tuo nome non è del tutto nuovo nel panorama musicale. Cosa non è funzionato prima che invece questa volta ha ingranato?

“Ho passato un periodo artistico molto travagliato. A 18 anni ho finito la scuola e sapevo che volevo vivere di musica. Ingenuo? Forse. Sono andato negli Stati Uniti, ho inciso un LP e fatto molti showcase ma le cose non hanno preso la piega sperata. Ero molto deluso, perché ci avevo creduto e ci avevo messo il cuore, però non ho mai perduto la speranza. Mi sono detto: non mi occorre un’etichetta per fare un disco, mi serve solo passione. E così ho fatto di tutto, artisticamente parlando, per garantirmi quell’esperienza che mi ha portato fin qui. La gavetta, e ci tengo a precisarlo, serve sempre”.

Accennavi alla passione, e tante delle tue canzoni sono canzoni d’amore. Non è un po’ troppo scontato?

“L’amore è il centro della vita di ognuno – e non intendo solo l’amore tra uomo e donna. Viviamo amando o cercando di amare al meglio qualcuno, o qualcosa. Poi sono stato benedetto con anni molto romantici, ed essendo io un artista innanzitutto onesto ho pensato fosse la cosa giusta condividere queste emozioni”.

Il tuo successo è dovuto, in questo momento, a una canzone d’amore tra padre e figlio. Tuo padre, peraltro, duetta e divide la scena con te. Non stai esponendo troppo i tuoi affetti facendo così?

“Mio padre ha 62 anni, è un ingegnere in pensione che ha sempre avuto la passione per la musica. Gli ho dato l’occasione per rimettersi in gioco, quando mai se lo sarebbe aspettato, e ricominciare ad impegnarsi seguendo però stavolta il filo della passione; e lui si è preso 3 mesi di tempo per seguirmi in tour. Mia madre è molto orgogliosa di noi, a volte ci raggiunge. Siamo felici. Cosa c’è di male o da nascondere?”.

Father And Friend tocca il tema molto spesso taciuto dell’amore tra un padre e un figlio, senza diventare stucchevole. Come sei riuscito a bilanciare l’emozione?

“Volevo fare una canzone che dichiarasse a mio padre quanto gli voglio bene, perché spesso si tacciono certi sentimenti per vergogna, pudore o per abitudine a non mostrare. E volevo che fosse un duetto, perché anche lui doveva avere la sua parte: è uno scambio d’amore e orgoglio, non a senso unico. Quando l’ho scritta e gliela ho fatta sentire la prima volta ero parecchio in imbarazzo … Però lui mi ha subito aiutato a correggerla, e migliorarla, per cui ci siamo concentrati sul lavoro più che sui ringraziamenti; in cuor nostro eravamo riconoscenti per l’occasione di fare insieme qualcosa che a entrambi piace fare, però di facciata abbiamo fatto un po’ i pragmatici, lo ammetto”.

Secondo te perché questa canzone sta avendo tutto il successo che ha?

“Inizialmente Father And Friend è nata come una cosa tra due persone: me e mio padre. Ma mi sono immediatamente reso conto, durante i primi live, del potere enorme del brano: è un qualcosa a cui tutti si possono relazionare, ed esprime qualcosa che pochi hanno il coraggio di dire al proprio padre, o figlio. È stato come se il mio cuore diventasse il cuore di tutti, e questa sensazione di condivisione, questo click speciale con il pubblico, è una cosa indescrivibile. Ora non è più la mia canzone per mio padre; appartiene a tutti”.

L’ispirazione per “Live It Out” è il segmento Tamla della Motown. Molto colto, per un ragazzo della tua età.

“Questa è la musica che ascoltava mio padre, e la musica che da amatore suonava. Sono cresciuto immerso nella Motown, per cui è il mio riferimento diretto. Poi ci sono anche i Beatles, per parte di madre”.

Come è cambiata la tua vita ora che con “Live It Out” hai guadagnato successo e premi?

“Non più di tanto, l’unica vera differenza è che adesso vivo per e di quello che amo: la musica. Se prima era un impegno più lucrativo che altro, ora è la realizzazione di un sogno ed un investimento in termini di tempo”.

Era questo quello che sognavi di ottenere?

“Tutti pensano che io sia felice ora perché ho la fama ed il denaro. Io rispondo: all’estero non mi conoscono ancora tutti, e quanto al denaro non è così tanto come ci si potrebbe immaginare! Volevo fare musica per esprimere le mie emozioni e condividerle e ci sono riuscito. Tutto qui”.

Un consiglio per il tuo pubblico.

“Non comprate subito il mio disco: risparmiate i 20 euro, metteteli in banca a fruttare e quando avrete maturato un po’ di interessi allora sì che potrete spenderli per comprare la mia musica! Se sarete stati bravi ci esce anche il mio prossimo album!”.

Web: www.alainclark.nl



Elisa Bellintani
14 aprile 2009

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