Certo è che giungere al successo in maniera immediata e alquanto facile può avere degli effetti collaterali decisamente non trascurabili. Se questo preambolo pecca di chiarezza o al contrario di troppa sofisticazione, allora è giunto il momento di chiederlo al combo – The Killers – che più di tutti, negli ultimi anni, ha pagato sulla propria pelle. Quattro anni fa le airwave mondiali furono, meritatamente, intasate dal loro glorioso esordio “Hot Fuss” che sferrava hit dopo hit (vedi Somebody Told Me e Mr. Brightside) e che, ad oggi, ha venduto più di 5 milioni di copie in tutto il pianeta. I quattro ‘young fellas’ di Las Vegas capitanati dal fashionista nonché dandy Brandon Flowers divennero delle star da un giorno all’altro. Ovviamente sapete già cosa comporta l’improvviso successo… specialmente se si è giovani, carini, un po’ provincialotti e se il conto in banca si è gonfiato a dismisura: megalomania, scenate da divo e vari veleni con artisti rivali – Fall Out Boy e The Bravery tralasciando dichiarazioni del tipo “siamo la migliore band del mondo” o “saremo i nuovi U2”.
L’unica cosa che i Killers hanno avuto in comune con gli irlandesi è stata l’occasione datagli da quest’ultimi di fare da opener durante alcune tranche del “Vertigo Tour”, per il resto, nel 2006 Flowers & Co. hanno dovuto fare i conti con il deludente responso di pubblico, critica e di conseguenza di vendite verso il loro secondo disco “Sam’s Town”. Cosa avvenne? Spinto da un ego smisurato, il frontman si mise in testa di voler fare il messia à la Bruce Springsteen/Bono (vennero pure assoldati Flood e Alan Moulder come produttori) e, dopo essersi fatto crescere una ‘peluria facciale’ un po’ ridicola, cercò di creare un album di heartland rock Americano sulle orme di “The Joshua Tree” cercando di connettersi emotivamente con i suoi fan e di essere apprezzati a tutti i costi in patria mettendo da parte i tanto apprezzati synth del debutto. Non funzionò neanche la chiamata alle armi del super fotografo di turno, Anton Corbijn, che si occupò degli scatti dei quattro nella mise di desperados esistenziali per l’artwork e neanche l’unico singolo capolavoro – date a Cesare quel che è di Cesare – When You Were Young. A parte la parentesi “Sawdust” del 2007, compilation di B-side, rarità e cover con cameo di Lou Reed in Tranquilize,per il gruppo era giunto il momento di consacrarsi nel firmamento dei big: diciamolo, non potevano vivere sempre e solo di rendita Hotfuss-iana.
The Killers V 3.0 ritornano quindi con “Day & Age” e pare che abbiano imparato la lezione e abbassato un po’ la cricchia: “Ho fatto del mio meglio per cercare di capire”, sussurra il primo verso del magnifico primo singolo Human. Restaurata l’anglofilia e arruolato il producer Stuart Price, colui che chiami se vuoi un makeover retro-80s, il quartetto ha sfornato quello che ci si aspetterebbe: disco malinconica da stadio. Più lo si ascolta e più viene in mente il sound ed il mood della cover di Where The Stress Have No Name da parte dei Pet Shop Boys del 1991 o David Bowiecirca “Let’s Dance”. Alla fine per la band l’LP rappresenta una sorta di concept opera col fine di ritrovare il paradiso perduto nella loro Las Vegas mentre per la platea il miglior disco dell’anno.
Potresti illuminarci sul polverone sollevato dalle liriche del refrain di Human, ‘Are we human or are we dancer’?
Brandon Flowers: “Credo che a qualcuno dia fastidioil fatto che non sia grammaticalmente corretto in quanto ‘dancer’ non concorda con ‘we’ ma i testi sono miei e penso di essere libero di fare quello che voglio. Ne ho sentite di tutti i colori come il fatto che la parola ‘dancer’ fosse in realtà ‘denser’. La verità è che ho voluto citare il famoso giornalista gonzo Hunter S. Thompson che diceva, ‘We’re raising a generation of dancers’”.
Sei d’accordo con quello che ammoniva Thompson?
BF: “Sì ma non mi va di fare la paternale o di essere visto come un predicatore. E’ soltanto un’affermazione sullo stato della società attuale ed è tutto quello che ho da dire a riguardo. Come band la nostra priorità è quella di creare le migliori canzoni pop possibili”.
Che rapporto avete col predecessore di “Day & Age”?
Dave Keuning: “Molta gente vorrebbe che ci scusassimo. Non scriviamo sempre le stesse cose e non abbiamo intenzione di ripeterci e quindi non potevamo fare ‘Hot Fuss 2’. Se è questo che il pubblico desidera, beh, che vada a cercarsi un’altra band. Ascoltate questo nuovo lavoro e vedrete che non ci sarà motivo di scusarsi”.
Come si vedono oggi i Killers?
DV: “Un gruppo col nome The Killers sarà pure pericoloso e imprevedibile, no? Siamo sovversivi, le migliori band lo sono sempre state”.
Quanto Stuart Price vi ha indirizzato verso il sound ‘80s?
Mark Stoermer: “Non dobbiamo ringraziare solo Stuart per le sonorità anni ottanta. Siamo cresciuti negli ‘80s ma abbiamo sempre ascoltato musica dei ‘60s, ‘80s e dei ‘90s. Alla fine non credo che quest’album abbia più influenze di quell’era rispetto ai nostri lavori precedenti”.
06/02/2009 11:22:34 ke democrazia!mika li pubblicate i commenti!cambiate lavoro! da scandalizzato
05/02/2009 23:21:17 ma quante stronzate avete scritto?avete idea di quanto abbia venduto Sam�s Town?!non fate ke riciclare roba vekkia di anni e farne un puzzle terrificante!cercatevi un lavoro alternativo,tipo...zappare la terra! da scandalizzato
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