Il mio viaggio con il progetto Violenza 124 inizia un paio di mesi fa in macchina, la mia. C´è traffico e metto su il disco, progetto musicale ideato e prodotto da Niccolò Fabi.
Ho il comunicato stampa tra le mani, pronta a leggerlo tra un rallentamento e l´altro, attenta a non farmi scappare i pochi metri che mi distanziano dall´auto davanti. Abbandono subito l´idea di potermi dedicare alla lettura, all´ascolto e alla guida contemporaneamente. Mi concedo alle ultime due.
Parte in parallelo un secondo viaggio, quello che mi accompagna attraverso il concerto in re minore a 124 bpm. É bello lasciarsi trasportare perchè quest´opera tira fuori emozioni e vissuti, inevitabilmente te li caccia fuori!
Ti smuove, ti lascia senza fiato, ti blocca e ti porta a riflettere, ti passa attraverso toccandoti le corde emotive. Non può farti da semplice sottofondo musicale, infatti il mio ascolto è fatto di picchi di volume che si alternano a momenti di musica sussurrata perchè le sue onde a volte violente mi travolgono e a volte rassicuranti mi cullano.
È un disco diverso, anzi fai proprio fatica a catalogarlo nel ´genere´... e se proprio fossi costretta a dare un´etichetta, gli appiccicherei addosso quella di ´disco extraordinario´, proprio perchè esce dall´ordinario costume musicale.
Prende la musica che diventa un pretesto ed un contesto per parlare di qualcosa di altro, prende una traccia e la lascia libera all´interpretazione di più e diverse sensibilità compresa quella dell´ascoltatore.
Il viaggio continua, si sposta dalla mia macchina a quella del suo ideatore, per conoscere meglio questo lavoro attraverso le parole appunto di chi l´ha pensato e ideato, Niccolò Fabi.
“Violenza 124 è un esperimento musicale, divertente nel modo in cui è stato architettato. Divertente ed impiastricciato. L´effetto è quello di tirar fuori delle parti inespresse. L´opera è caratterizzata da voci autonome che si formano all´unisono con caratteristiche fisiche e fisiognomiche differenti. È una traccia che ogni voce ha preso, spogliato e a cui ha dato vita attraverso la propria interpretazione”.
Il tuo lavoro qual è stato?
“È stato quello registico. Ho fatto sempre il regista di me stesso, ero regista ed attore contemporaneamente dei miei lavori”.
Anche per te il lavoro stesso sarà stata una scoperta nella sua progettalizzazione e realizzazione...
“Certo. Sapevo che quel tipo di carattere, quell´incipit era una traccia molto precisa. Nella scelta delle persone che ne avrebbero dato loro interpretazione, sapevo che sarebbero arrivate differenti sfaccettature. La scommessa vera credo sia stata proprio una grossa fiducia reciproca. Il mio lavoro finale è stato quello di mescolare poi i loro elementi, combinarli e farli incontrare mantenendone l´unicità”.
Perchè musicare la ´violenza´?.
“Noi esploriamo l´aspetto della violenza ed è un´esperienza straordinaria proprio anche per la difficoltà stessa che esiste nell´approcciarla. Ne nasce una musica con un filo di inquietudine che ti costringe a un viaggio. Tutta l´opera è in re minore, dall´inizio alla fine, è una costante anche la velocità. E inconsapevolmente questo ti porta ad una ipnosi che trascende; è un effetto, un movimento continuo”.
Per quale motivo nasce quest´opera?
“Per il motivo più semplice: perchè mi piace la musica, perchè la rispetto. In quanto amante di tutto quello che può diventare un lavoro collettivo ho voluto creare una sorta di casa comune, dove il mio compito era mandare un invito, elaborare una variazione di un tema, un tracciato per ritrovarsi, un persiero di base da cui tutto è nato”.
Non nasce di certo come ´prodotto commerciale´.
“All´inizio era solo un´ipotesi che poi ha preso corpo e sostanza. Solo dopo averla ascoltata ci siamo detti: cosa ne facciamo? La rete era il luogo migliore dove presentarsi. Promuoverlo non è semplicissimo. L´opera non ha ambizioni da classifica, magari evolverà in qualcosa di altro, potrebbe diventare uno spettacolo, un ballo”.
Che tipo di risposta ti hanno dato i canali mediatici?
“Una risposta che un po´ mi ha deluso per i tentativi di trovare un canale. Mi aspettavo non tanto un´attenzione per come è venuto il lavoro, ma perchè senti che il lavoro non è abitudinario. È un´idea fuori dal comune e meritoria per il potere che la musica ha, poi può piacere come non piacere, ma quello che mi aspettavo era una reazione che spesso non c´è neanche stata. Mi ha deluso il fatto che quando hai occasione di parlare di qualcosa di diverso non lo fai. Era un´occasione per uscire dalla routine, perchè ormai il nostro cervello si è impigrito talmente tanto che non vede altro rispetto a ciò a cui è abituato. In questo senso mi sento deluso dai media. In questo lavoro è espressa molto la libertà, la forma di libertà che non è ideologica ma musicistica. Le forme musicali più costipate possono essere territorio di ricerca di libertà. Il mio è un tentativo di tenere viva quotidianamente questa sensazione di libertà”.
Ora che fai?
“Vado in studio e spingo dei tasti. Per opposto sto al cazzeggio verso una destinazione non detta. Verso i deliri. Questa volta c´è voglia che si materializzi qualcosa con un disco di canzoni perchè dall´altra parte ci sono persone che testimoniano interesse e importanza per le cose che ho fatto e fortunatamente si rivolgono a me con curiosità”.
Gli artisti che hanno collaborato all´opera VIOLENZA 124 sono: i MOKADELIC, OLIVIA SALVADORI e SANDRO MUSSIDA, BOOSTA, ROBERTO ANGELINI, gli GNU QUARTET, e un gruppo di percussionisti africani guidati da RUGGERO ARTALE.
(31 dicembre 2008)
Elena Ferraro |