Gli Arsenico sono Fabio Valente (voce e chitarra), Marco Libanore (chitarra e cori), Roberto Garaffa (basso e cori) e Daniele Turi (batteria); quattro ragazzi che si sono conosciuti tra i banchi di scuola e che – come tante altre band – prima di arrivare all’esordio hanno fatto la classica gavetta, quella dei concerti suonati ovunque, in Italia e all’estero, macinando migliaia di chilometri in furgone. Con il passare del tempo, maturando e crescendo, la loro musica ha preso lentamente le distanze dal punk duro e puro per concretizzarsi in un suono più corposo e ricco di sfaccettature.
La band ha pubblicato da poco “Esistono distanze”. La distanza sentimentale o mentale, è infatti il filo conduttore del disco, intesa come esp(l.erienza propria del viaggio o come allontanamento da una persona o situazione al fine di affrontare al meglio le scelte che la vita ci pone ogni giorno davanti. Ecco il resoconto della chiacchierata avvenuta presso la loro casa discografica.
Che cosa significa esattamente “Esistono Distanze”?
"Sta per quelle distanze - più che fisiche, mentali - che ti portano ad affrontare delle scelte. Ci si trova a dover prendere delle distanze per poter capire meglio le situazioni, per guardare lucidamente quello che si ha davanti. Affrontare da un altro punto di vista le cose".
Provenite musicalmente da un background hardcore, un contesto in cui le band spesso comunicano messaggi "impegnati". Come vedete l´impegno nei testi? E´ qualcosa di ancora necessario secondo voi?
"Quando qualcuno fa musica ha in mano uno strumento per poter comunicare. Per chi la ascolta spesso è un divertimento. Il fatto di poterlo sfruttare per poter mandare messaggi sociali di qualsiasi tipo - anche d´amore, è una necessità. Parlare del nulla sarebbe sprecare quello che uno ha in mano. Se uno ha la possibilità di dirlo a tante persone tanto meglio, ma l´importante è dire qualcosa".
Avete artisti che sentite essere vicini a voi nelle tematiche che trattano, in questo momento?
"Siamo tutti diversi fra noi della band per quel che riguarda le influenze. Per quel che mi riguarda non trovo nessuno come noi. La parola similitudine fa band non mi piace a prescindere perchè non voglio trovare nessuno simile a me. Però personalmente mi è piaciuto molto il modo in cui hanno comunicato i Baustelle: nel loro ultimo disco Amen hanno trovato la giusta va di mezzo fra la satira e l´ironia... anche se molti pensano che siano un po´ banali per me non hanno banalità".
Cosa bolle in pentola al momento in quel di Torino?
"In primo luogo è una citta senza torinesi. Noi non siamo torinesi. Torino si sta svegliando da una decina d´anni, sta partendo è già partita in effetti ed io personalmente sono molto orgoglioso di essere nato lì. C´è molto movimento culturale, lo stesso hadcore torinese ha fatto scuola. Il fatto che gli arsenico facciano parte di questa scuola mi rende ancora più orgoglioso. Sta facendo fatica a riscoprirsi dal suo essere una citta di fabbrica a trovare una nuova direziuoe. Ha avuto fermento negli ultimi anni per l´incazzatura che c´era all´interno dei torinesi stessi. Nei modo dei fare dei torinesi c´è la freddezza, il modo in cui i torinesi affrontano gli artisti sul palco, la pignoleria del giudizio. Ritorna anche qui il concetto di distanza. In generale c’è disillusione e incazzatura fra i torinesi”.
Nascete come band dodici anni fa e non siete di certo di primo pelo. Da dove nasce la vostra passione per la musica?
“L’esperienza che abbiamo avuto per un certo periodo è andata in una direzione, poi però ha svoltato nettamente. Nasciamo come gruppo sui banchi di scuola come dei ragazzini che simettono a suonare per divertirsi, per non fare uno sport, perché “incazzati neri” (risate generali, ndr)”.
(l.gar.)
(11/11/2008) |