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IVAN SEGRETO |
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SUONI CALDI E ATMOSFERE INTIME E SOFFUSE |
Ivan Segreto, 29 anni, siciliano. Una passione e un suono di chi ama la musica fatta ad arte.
Figura fondamentale nella vita artistica di Ivan é quella dello Zio Nino, anticonformista, che ha girato il mondo come artista di strada ed é inevitabile che Ivan, appassionato studente di pianoforte classico presso i migliori Maestri del luogo fin dall’età di nove anni, ne subisca il fascino e ne raccolga l’eredità artistica.
Il brano “Porta Vagnu” è infatti scritto dallo Zio Nino(é il nome di una delle cinque porte d’accesso al paese di Sciacca), in dialetto siciliano, ma il ‘respiro musicale’ creato da Ivan é tale da dare alle parole un suono universale, comprensibile indipendentemente dalla conoscenza della lingua.
“Mi piacerebbe che al mio primo disco non venissero poste etichette. La giusta filosofia credo sia quella della comunicazione, della libertà d’espressione e dell’interazione tra i vari generi musicali”.
Questo disco, o meglio il suo suono è nato spontaneamente, o è frutto di un percorso, di tanti anni di studio? E’un disco soffuso, ma è spontaneo. Ho studiato molta musica ma tutto nasce da una vocalità mia. Il tono è quello che mi riesce naturale.
Ti assomiglia allora? Assomiglia sicuramente ad una parte me, quella che prende la supremazia quando scrivo.
Ho letto che alcuni dei tuoi miti sono Sting Stevie Wonder Miles Davis e Radiohead… pensi che si senta nel tuo disco l’influsso do questi musicisti? Questi artisti sono diventati parte di me, li ho “assimilati” continuando ad ascoltarli. Sting e Stevie Wonder sono dentro di me.
Da quanto tempo sei a Milano e come ti trovi? Sono qui da quattro anni e Milano è una città, quindi con tanti punti a favore e a sfavore! Musicalmente parlando è sicuramente uno stimolo. Come componi, tutto da solo o con gli altri musicisti? L’idea parte da me, ma poi le canzoni crescono insieme agli altri.
Dove ti piace esibirti, in posti piccoli o grandi? Il posto piccolo è più difficile, perché si crea o un’atmosfera noiosa, o invece tutti chiacchierano e quindi c’è molto rumore. In un posto grande è più facile che tutti siano più liberi.
Hai mai suonato per locali, prima di fare questo disco? Sì ho girato i locali, con la tastiera o se c’era, il pianoforte.
Poi ho avuto anche dei gruppi, 4 o 5, con i quali ho provato a suonare.
Come sei riuscito a farti produrre? Nel modo più semplice: Sony mi ha sentito, mi ha chiamato e così via…
Raccontaci della canzone scritta dallo Zio Nino...”Porta Vagnù” è emotivamente coinvolgente per me, è personale. La canta da sempre mio Zio Nino, così ho pensato che sarebbe stato molto bello averla sul mio primo disco. Lo zio ha acconsentito ed eccola qua.
C’è un modo per ascoltare meglio il tuo album? Ci sono molte direzioni diverse all’interno di questo lavoro. Penso che ognuno possa scegliere cosa preferisce vederci dentro.
Com’è nata la tua passione per la musica? Da quando avevo 9 anni e mi hanno regalato una batteria giocattolo. Ma con questa facevo veramente troppo casino e un giorno me l’hanno scaraventata fuori di casa! Comunque io ho sempre visto mia sorella suonare il pianoforte e ho sempre desiderato prendere lezioni anch’io. Alla fine i miei genitori hanno dovuto cedere e concedermele.
(Paola Andreoni) |
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 2004 Porta Vagnu | | |
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