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JAMIE LIDELL |
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JAMIE LIDELL - LA VOCE È IL MIO STRUMENTO |
Nel 2005 il secondo lavoro di Jamie Lidell, “Multiply”, spiazzò un po’ tutti. Ben pochi si aspettavano un disco che trascendeva soul d’autore da uno scienziato pazzo della musica, da uno stregone che con la sua magia nera ha, nel tempo, prodotto musica appartenente a pressoché qualsiasi genere. Questo personaggio, all’apparenza dandy/neo-romantico, nato a Cambridge, UK e residente a Berlino, a soli 16 anni fa da apripista alle performance dei Prodigy e bombarda i primi raver britannici con un hardcore ‘incazzato’. Nel ’98 forma i Super Collider con Christian Vogel e sforna due album di discreto successo definendoli R n’B d’avanguardia. E adesso? Jamie pubblica “Jim” e riporta in auge un suono che rievoca Stevie Wonder, Al Green, Otis redding, Marin Gaye, Little Richard, Jimi ma anche menestrelli moderni come Beck. Mr. Lidell è sempre alla ricerca di energia, intergità ed emozione, ma non solo. Mr. Lidell cerca di creare la vibe giusta. Mr. Lidell fa le cose come devono essere fatte. Mr. Lidell passa notti insonni pur di proporre cose fresche ed originali, non stantie. Mr. Lidell è Jamie e Jamie è “Jim”… Ciao Jamie, parlaci della gestazione di “Jim” e di cosa ne pensi del prodotto finito? “L’album è un insieme di diverse collaborazioni. Ho lavorato con Mocky che è un grandissimo musicista jazz canadese che ha studiato a Berklee ma che ho conosciuto a Berlino. Subito dopo esserci conosciuti abbiamo instaurato una connessione musicale speciale che mi ha fatto espandere i miei orizzonti musicali. Lui è qualcuno di cui mi fido ciecamente, registrare è stato un processo molto organico anche grazie a lui. L’album è fatto di canzoni forti e il merito è anche degli altri personaggi che mi hanno aiutato a produrlo. Ho lavorato con Gonzales, Alex Acuña, Peaches, Snax e Nikka Costa e l’album è stato registrato e prodotto con l’ausilio di Justin Stanley (Beck, The Vines, ndr) nel suo piccolo studio di Los Angeles. La musica presente in questo album è quella che la gente strimpella quando si ritrova tra amici nel parco. A me piace creare dischi che hanno una ‘range’, una gamma limitata e ben definita. Ad esempio, quando nel 2000 ho pubblicato “Muddlin’ Gear”, ero troppo eclettico, mi piaceva masturbarmi con la musica. Adesso sono stufo di farlo e per questo “Jim” ha un suono più definito che ricade all’interno di certi schemi”. Il tuo passato? Cosa c’è agli albori della tua carriera? Com’è nata in passato la collaborazione con Christian Vogel che ha dato poi vita al progetto Super Collider? “Ho cominciato a suonare la chitarra ma ho studiato anche trombone intorno ai 13 anni, poi a 15 comprai il primo campionatore e a 16 facevo già da supporto ai rave dei Prodigy: suonavo delle cose veramente hardcore. A 20 anni scoprii Prince e da lì nel ’98 nacquero i Super Collider con Christian. Abbiamo pubblicato due album, “Head On” (1999) e “Raw Digits” (2000) creando un suono che io definisco R n’B d’avanguardia presente soprattutto nel brano Darn. I Collider si sciolsero in quanto entrambi avevamo quell’urgenza di creare e creare ma in maniera solista senza contaminazioni altrui. Adesso ho veramente scoperto che il mio unico strumento è la voce e quindi penso alla musica tramite la mia voce”. Non credi sia un po’ bizzarro che, pur vivendo nella capitale della musica elettronica mondiale, hai creato una raccolta di brani per lo più soul? “La mia musica è una forte reazione contro tutta questa musica elettronica! La mia voce è più interessante di tutti quei synth e tra l’altro a Berlino ho conosciuto un sacco di gente che la vede come me, che è ‘old school’”. Quali sono le cose o gli artisti da cui trai ispirazione al giorno d’oggi? “La lista sarebbe infinita, mi piace di tutto, da artisti vecchi a quelli più recenti. George Clinton & the Parliament, Atlas Sound, Luke Vibert, Wes Montgomery, John Coltrane, CSS, e così via”. Ultimamente la critica ti ha paragonato a dei mostri sacri come Little Richard, Hendrix, Redding, Sly & the Familty Stone, Prince ed altri, ti lusinga o credi sia esagerato? “Se ti faccio assaggiare un frutto che non hai mai mangiato è ovvio che lo accosti al sapore di qualcos’altro. Quindi si mi lusinga ma è normale. Tutti quegli stili e quelle influenze fanno parte del mio modo di ‘cucinare’ (ride, ndr). Quando esordirono i White Stripes vennero paragonati agli AC/DC; quando fecero successo i Franz Ferdinand, vennero paragonati ai Gang of Four; i Coldplay sarebbero dovuti essere i nuovi U2, vedi? E’ normale!”. Hai lavorato con Feist e Beck, che esperienze sono state? “Feist è una cara amica e mi descrive come uno che in studio sa canalizzare l’energia sugli obiettivi giusti. Beck è una persona distante. Vive nello spazio, vive in un mondo fantastico tutto suo però è genuinamente creativo. He’s a rich fucker! (ride, ndr) Con me è sempre stato cool e molto generoso soprattutto quando mi ha scelto come gruppo spalla durante il suo tour nel 2006. Eugenio Cirmi
22/05/08 |
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 2008 Jim | | |  2006 Multiply Additions | | |  2005 Multiply | | |  2000
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