Abbiamo incontrato i Girls In Hawaii alla Casa 139 di Milano, poco prima che si esibissero. Arrivati su di un enorme tour bus a due piani, stipato all’inverosimile di oggetti scenici (fra cui un televisore enorme)dopo un veloce soundcheck si sono dedicati alle interviste di rito.
Il loro live, che ha soddisfatto appieno il pubblico, accorso numeroso per il concerto, che ha ballato tutto il tempo. Non si può non cogliere la loro energia - su palco e su disco - pulsante e rilassante allo stesso tempo che scaurisce dallo stretto rapporto che li lega alla loro terra il Belgio. Sicuramente, come conferma il cantante, è stata convogliata da qualche mese su di un album ben accolto dalla critica,“Plan Yuor Escape” seguito della gemma naive (nome, guarda caso, della loro prima etichetta) “From Here To There”.
Vi siete presi un sacco di tempo prima di pubblicare questo secondo episodio. Come mai un periodo così lungo?
“Eravamo molto stampi dopo tanti anni in tour con “From Here To There”. Andammo negli Stati Uniti, in Canada, in Islanda. Arrivati a casa non ne potevamo più e diventò difficile iniziare un altro album, perché non eravamo assolutamente pronti ad un secondo”.
L’ispirazione sembrate trovarla in posti isolati però. Raccontateci dove siete stati a registrare questo “Plan Your Escape”?
“Abbiamo girato un sacco per la foresta finendo in diverse case sparse. La nostra dimensione è questa, lontano da tutto e da tutti. Avevamo bisogno di stare calmi, solo tre di noi. Quello è stato il vero inizio della storia di questo album. Ho bisogno di tantissimo silenzio per scrivere, e quando sei in autobus questo manca nove volte su dieci”.
Sembra essere un lavoro incredibilmente pieno di stratificazioni, frutto di anni di registrazioni, ma che non ha perso quella fanciullezza e freschezza che caratterizzava il primo.
“In effetti è andata così, per alcune canzoni dell’album abbiamo impiegato quasi sei mesi. In realtà credo che le canzoni migliori siano quelle scritte di getto. A volte è stato troppo lungo, non so nemmeno il perché. Sarei più felice se ci fosse meno tempo per fare un album”.
Tanto di diverso tra il primo e il secondo album dipende tanto anche dall’età e dall’esperienza accumulata quindi…
“Sicuramente. Quando abbiamo scritto il primo album avevamo 21-22 anni. Ora ne ho 30 ed è più maturo il nostro suono. Il primo era naive, ora c’è un sacco di disillusione, abbiamo vissuto alcune esperienze traumatizzanti”.
Qual è il sentimento che useresti per descrivere le canzoni di quest’album?
“Rabbia e malinconia su tutte. La disillusione nasce dai momenti difficili passati, come alcuni problemi nella mia vita, avevo rotto con la mia fidanzata. E’ frutto di quel momento preciso”.
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Luca Garavini |