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CAPAREZZA |
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CAPAREZZA - LA RIVOLUZIONE CULTURALE DI MICHELE |
Michele Savemini in arte Caparezza vuole mettere a nudo quel che la maggior parte delle persone non vuole o non può vedere, con quanta più coerenza possibile e con l’acume che da sempre lo contraddistingue. Purtroppo però le bassezze e le mediocrità di tutti i giorni lo costringono a fare i conti con una realtà sciatta e conformista e l’avventura finisce come dovrebbe… Potrebbe essere questo un possibile riassunto di “Le dimensioni del mio caos”, nuovo capitolo del Caparezza pensiero in musica.Un capitolo molto più duro e rock, per sua stessa ammissione,“il primo fonoromanzo nella storia della musica italiana" che trae ispirazione da un racconto presente nel suo primo libro dal titolo “Saghe Mentali” in uscita il 3 aprile per Rizzoli 24/7 (vedi box). L’album è diviso in 14 audiocapitoli e racconta le avventure di Caparezza e di due personaggi singolari: Ilaria Condizionata, una giovane hippie sessantottina alle prese con il mondo d’oggi, e il muratore Luigi delle Bicocche. I brani sono raccordati l’uno all’altro da momenti recitati, affidati a doppiatori professionisti (tra cui riconoscerete le voci di Anthony Hopkins, Nicolas Cage, Clint Eastwood ecc.) e vari personaggi tra cui iettatori, speaker tv e lo stesso Caparezza.Una sana audiolettura di Caparezza quindi è necessaria per aprire la mente a chi per pigrizia si conforma e non pensa con la propria testa. Ecco il resoconto dell’intervista, da ascoltare anche su nostro myspace. Questo disco esce a ridosso delle elezioni, guarda caso come il precedente. Coincidenze o scelta voluta? “E’ nel mio DNA, e comunque non potevo prevedere la caduta del governo. Si vede che è un segno del destino, ogni volta che faccio un album cade il governo. Vediamo come va, magari ne faccio un altro subito dopo le elezioni (ride, ndr). L’altra volta si poteva scegliere fra Berlusconi, Fini, Casini, Rutelli questa volta invece si può scegliere fra Berlusconi, Fini, Casini, Rutelli…. In definitiva continuo a vedere volti già visti che si riciclano continuamente. Non credo che politicamente sia cambiata granchè la situazione”. In una canzone dell’album parli del fronte dell’uomo qualcuno, una rivisitazione del partito dell’uomo qualunque. Chi è l’uomo qualcuno ai giorni nostri? “Nel dopoguerra c’è stato un partito che andò contro il politichese della politica e fondò il fronte dell’uomo qualunque. Ragionando sul clima politico attuale: la sfiducia nel sistema partitico, ho pensato che fosse terreno fertile per la rinascita dell’uomo qualunque. Oggi però, fra MySpace, tutti che gridano “Italia 1!” e i reality show non c’è più l’uomo qualunque ma l’uomo qualcuno, perché tutti vogliono essere qualcuno. E’ una distorsione perché nessuno si considera più uomo qualunque. Nella mia testa raggiunge il 100 dei voti, anche se solo (per fortuna) nel mio universo parallelo”. La trovo un’idea interessante, così come interessante è l’idea del fotoromanzo: un album inteso come un concept. Chi è Ilaria? Esiste davvero un’Ilaria nella tua vita o è solo fiction? “Anche questa è soltanto fiction. Ilaria è una ragazza di cui mi innamoro. Nell’album parlo della rivoluzione culturale del ’68 e per avere un’interlocutrice ho creato Ilaria, una sessantottina, che era al concerto di Jimi Hendrix in Italia, più precisamente al Brancaccio a Roma. Io sto commemorando il ‘68 in un concerto, spacco un amplificatore, creo un varco spazio temporale e piombo in quegli anni. Certo non assomiglio ad Hendrix se non nei capelli… me ne innamoro subito. Ho una paura terribile di Ilaria, un po’ come Ulisse e le sirene. La stessa cosa succede a me, soltanto che i miei amici invece di trattenermi mi buttano in mare!”. Ilaria, da persona coerente quale era nel sessantotto, inizia a cambiare ad essere più frivola e superficiale. “In quel momento ilaria si trasforma e diventa un’altra persona. Ho capito che non esiste la coerenza totale, però esistone il modo per seguire la propria via. Non ce la fai, perché il mondo ti fagocita. Io scrivo per me, non scrivo per un pubblico. Però la mia è un’esigenza. Non mi estrometto di certo dalla gente quando ne parlo, semplicemente mi lascio un margine. Nel mio pezzo preferito, Abiura di me, dico: ’Se penso di poter cambiar il mondo con la musica mi sbaglio alla grande/è gia tanto se mi cambio le mutande’”. Con la musica non cambiero il mondo”. Se ti dico Fabri Fibra - per il tuo essere così diretto - e Fabrizio De Andrè - per l’idea di concept sul sessantotto - tu cosa dici? “Di fatto per me il cantautorato è la benzina della mia musica. Sono molto legato agli anni settanta perché in quel periodo c’era più cultura, si producevano dischi che se si facessero oggi la casa discografica te li tirerebbe addosso. Oggi c’è una situazione di deculturizzazione dovuta all’egemonia televisiva nonostante il successo di internet, per cui la gente sa tutto dei tronisti e non sa un cazzo di Ustica, non si approfondiscono i fatti. La cosa più politica in Italia è il disimpegno, che sposta più voti di una canzone impegnata. Cerco sempre di non fare retorica nei miei testi. Fabri Fibra ha riempito un vuoto che non c’era. Preferisco una persona dissacrante ad una persona ammaestrata”. Pornografia e internet. Come mai il mondo dell’informazione e dell’intrattenimento è dominato da tutte queste cosiddette tette e culi? “Perché oggi il sesso non è più un mezzo, ma è un fine. Adesso è ovunque, è un chiodo fisso, è la degenerazione di quel concetto.Nel ‘68 si veniva da una situazione di claustrofobia, adesso siamo alla mercificazione pura, il sesso è usato come un veicolo per arrivare ad altro”. Luca Garavini |
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