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YEAH YEAH YEAHS |
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ARRIVA DA NEW YORK L'ALT-ROCK DEGLI YEAH YEAH YEAHS |
La scena di New York continua a sfornare giovani talenti, rapiti dal guscio protettivo dell’underground e schiaffati senza mezzi termini sul circuito internazionale. Gli Yeah Yeah Yeahs sono sicuramente il fenomeno alt-rock più interessante del momento.
E molto di questo interesse è dovuto al fatto di avere come frontwoman una tipa tosta come Karen O, antitesi della brava ragazza attenta al look e sempre impeccabile. Lei dice di non badare a cosa si infila la mattina (e noi non le crediamo), ma il suo stile sofisticato e dal sapore vagamente ribelle e retrò sta facendo scuola.
Dobbiamo andare alla fine degli anni 90 per tracciare il percorso degli Yeah Yeah Yeahs.
Nicolas Zinner e Karen Orzolek si incontrano grazie ad amici comuni in un locale di New York; decisamente ordinario, così come l’idea di mettersi a suonare insieme, e di formare una band dall’evocativo appellativo Unitard, che si dedica alla realizzazione di languide canzoni acustiche. Gli Unitard scrivono un bel po’ di canzoni e registrano un demo, a tutt’oggi inedito (se si esclude il pezzo “Year To Be Hated”, versione acustica della canzone degli Yeah Yeah Yeahs “Our Time”).
Nel 2000 il cambio di rotta. Stanchi di fare gli Unitard melodici e romantici i due decidono di organizzare un gruppo che si discosti quanto più possibile dalla loro precedente esperienza in musica; vogliono fare rock, ma un rock alternativo e innovativo. Prima ancora di scrivere qualche pezzo, Karen e Nick decidono che si chiameranno Yeah Yeah Yeahs, e che il loro loto sarà un coniglietto bianco.
È la stessa Karen a raccontare come è andata. “Eravamo in questo locale e accanto a noi erano sedute delle ragazze. Io e Nick ci siamo messi ad origliare la loro conversazione, e queste continuavano a dire “Oh yeah yeah yeah, oh yeah yeah yeah”. È un’espressione molto usata qui a New York, non so se è una sorta di spia delle nevrosi della città o se è un modo di dire come “sai” oppure “né?”. E così Karen e Nick hanno un nuovo nome, Yeah Yeah Yeahs, e hanno questo simpatico “marchio di fabbrica” del coniglietto bianco. Poco dopo questo primo passo, i due si mettono giù a scrivere qualche canzone, e registrano la loro prima traccia su quattro piste. Sono soddisfatti, però … serve un batterista. Fino ad allora si erano avvicendati al posto vacante di batterista vari amici di Karen e Nick, ma tutti erano purtroppo già occupati in qualche altra band.
Tre giorni prima di una loro esibizione, Karen chiama un vecchio amico, Brian Chase, che in solo mezzora impara tutte le canzoni. Preso. Ecco gli Yeah Yeah Yeahs al completo.
Brian Chase suona tuttora in un’altra band, i The Seconds, dove è maggiormente coinvolto nel processo di scrittura dei testi delle canzoni rispetto a quanto non sia negli Yeah Yeah Yeahs.
Gli Yeah Yeah Yeahs consolidano da subito la loro fama di live act da non perdere della scena newyorkese. Nel 2000 vengono contattati per suonare come supporter dei White Stripes alla Bowery Ballroom (e Brian è costretto a suonare con la batteria di Meg White perché non ha la sua).
La critica li scova nei circuiti underground grazie al rumoroso passaparola innescato dalla loro musica, ed osanna l’EP di esordio “Yeah Yeah Yeahs”, che viene pubblicato nel 2001. poco dopo esce anche “The Machine EP”, e le lodi si sprecano.
Intanto il gruppo si dedica ad un tour che vada al di fuori dei confini di New York, così da testare la reazione di persone con background culturali differenti alle loro sonorità. E il risultato è che la base dei fan cresce a vista d’occhio.
Nel 2003 esce il tanto atteso album di debutto “Fever To Tell”, che è arrivato anche qui da noi in Europa mietendo apprezzamenti ed espressioni di compiaciuto stupore da parte di chi credeva che il garage fosse sorpassato e ormai scontato. Basta vedere l’alta rotazione del video di “Maps” per capire quanto sia esteso il consenso.
Un genere che Karen O, riconosciuta da tanti come una delle più vellutate grrls (ragazzacce del rock) sulla scena, ha rinverdito di linfa giovane. Creando un genere che lei stessa non esita a definire “femminile, moderno e trasudante amore”. E che Nick puntualizza essere “aggressivo, passionale e assoluto”.
E noi vogliamo solo aggiungere che una volta che si mettono occhi ed orecchie sugli Yeah Yeah Yeahs è impossibile non restarne catalizzati.
Elisa Bellintani
1 luglio 2004 |
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