Provate a figurarvi la vita di una hip hop star. Bei vestiti, belle macchine, belle ragazze, belle feste, begli alberghi, bel giro, belle discoteche, belle case, e tutto quello che la vostra mente riesce ad immaginare come bello. Più champagne a fiumi. Brillini e bling bling a volontà. Successo. Bene. Cancellate, perché se pensate che questo voglia dire essere ‘arrivati’ siete completamente fuori strada. Wyclef Jean infatti, che non è proprio il primo che passa e fa un disco, insegna che quando fai il grande botto (e lui con i Fugees e l’indimenticabile “The Score” lo ha fatto) è vero, gli eventi ti sovrastano e tutto improvvisamente è facile, ma poi … “Poi ti fermi e pensi: voglio vedere come vive davvero la gente là fuori, voglio vedere anche le cose brutte e non rinchiudermi nella mia gabbia dorata. Milioni di persone ti ascoltano e ti seguono, mi pare il minimo fermarsi e dare ascolto alle loro vite, e magari provare a cambiare le cose per chi non sta bene. Certo, nessuno inizia con addosso il carico di responsabilità, ma prima o poi arriva”.
Così come a distanza di 10 anni dal primo disco post-Fugees arriva “Carnival vol. II: Memoirs Of An Immigrant”, il sesto della serie Wyclef-solo soletto. Che poi, solo soletto … Le collaborazioni sgomitano per farsi notare: Serj Tankian dei System Of A Down, Akon, Lil’ Wayne, Shakira, Paul Simon, Mary J Blige, Norah Jones, Farrakan e Sizzla, su “Carnival vol. II” nulla rimane intentato.
Wyclef accompagna i suoi ospiti a visitare tutti i generi possibili, dal rock, al pop, fusion, reggae, creole, r&b, acoustic, rap, ed in Touch Button (Carnival Jam) ci sono ben 25 ritmi diversi composti singolarmente e poi fusi assieme in un unico pezzo:”Sono l’unico della mia generazione in grado di fare questo. Forse un po’ Timbaland si avvicina, ma lui parte dall’hip hop e lì sopra innesta altri generi che si confanno al ritmo che ha in mente. Se penso alla perfetta sintesi di generi, alla fusion più riuscita, mi viene in mente solo ‘The Score’”. E c’è ancora chi non riesce a frenare la lingua e con bramosia chiede notizie sui Fugees. Ma Wyclef non si scompone, e con tutto l’aplomb che compete ad un artista del suo calibro spiega che “i Fugees si sono formati in un momento fortuito e fortunato, con un progetto comune a tutti e tre. Per questo motivo non saranno i soldi a ‘comprare’ un nuovo disco dei Fugees, né la pressione del tempo, e sebbene la voglia ci sia non è possibile imbrigliare ed obbligare la creatività; e molto dipende dallo stato di salute di Lauryn Hill, che ad oggi non è in grado di lavorare tranquillamente ad un nuovo disco. Pertanto, personalmente vorrei ripetere l’esperienza Fugees, ma questo non è il momento”.
Poco male, facciamocene una ragione. Anche perché questo “Carnival vol. II” non passerà certo inosservato; è un’avventura sonora colorata e festosa, dove ogni canzone ha una storia da raccontare e dove le parole pretendono di farsi ascoltare: “Ho fatto esplicita richiesta alla mia casa discografica perché le canzoni vengano tradotte in tutte le lingue dei Paesi di distribuzione, cosicché tutti capiscano il messaggio”.
Curioso è il percorso artistico che Wyclef ha seguito: prima ha composto le tracce del disco, poi le ha ascoltate, capite, ha deciso quale artista sarebbe stato perfetto e ha fatto di tutto per averlo, e ridendo “Ho fatto loro un’offerta che non potevano proprio rifiutare!”. “Quando scrivi una canzone ti chiedi chi sarebbe più credibile ad interpretarla. Mi viene in mente Hips Don’t Lie: inizialmente c’era un’altra cantante ad interpretarla ma poi l’ha provata Shakira, ed è immediatamente risultata perfetta: chi meglio di lei può dire che i fianchi non mentono! Oppure Maria Maria, impossibile pensare ad una chitarra languida e torrida e non associarla a Santana. Io mi sento un compositore maturo, in grado di capire come valorizzare una canzone anche scegliendo l’interprete giusto, e a valorizzare il talento regalandogli una canzone che gli calzi alla perfezione”.
L’unica ‘ribelle’ è stata Norah Jones, ma questo perché la delicatissima Any Other Day è stata scritta a quattro mani con Wyclef in occasione della tragedia dell’uragano Katrina. E a proposito di tragedie, tutta la musica di Wyclef porta ad Haiti. “Sono totalmente concentrato sul mio progetto Yéle Haiti (www.yelehaiti.org), perché Haiti è la mia vita e le devo tutto quel che sono. Ai bambini di Haiti voglio ridare speranza e sicurezza, e adesso so che è possibile: l’anno scorso con Angelina Jolie e Brad Pitt sono stato in una prigione per bambini soldato e ho lasciato parlare i loro desideri, e ho comprato loro letti, scacchiere e affittato maestri perché imparassero a giocare a scacchi; oggi alcuni di questi ragazzi sono diventati Masters e hanno una nuova possibilità. Molti bambini ad Haiti hanno smesso di sorridere perché non sanno se arriveranno vivi a domani o se verranno colpiti da una pallottola; io ho portato loro football, musica e programmi sociali, ed oggi questi bambini hanno riscoperto il significato della parola autostima”.
(La foto grande è di Stephanie Pistel)
Elisa Bellintani |