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| A CLASSIC EDUCATION | ||||||||
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| JONATHAN CLANCY - A CLANCY EDUCATION | ||||||||
| Bisogna sempre cercare nuovi sistemi per ingannare il tempo quando ci si reca ad un primo appuntamento. Anche se telefonico. Questa volta, sto frugando insistentemente nel mio pacchetto di caramelle gommose formato famiglia alla ricerca di un coccodrillo, mentre aspetto di parlare con Jonathan. Jonathan Clancy ha 25 anni, è nato in Canada e ha dato vita, a Bologna, a quel miracolo italiano dalle fattezze internazionali che sono i Settlefish. E sempre da Bologna parte qualche mese fa il suo nuovo progetto, A Classic Education, costruito insieme a Paul Pieretto e Luca Mazzieri (per poi diventare un più corposo sestetto live insieme a Giulia Mazza, Federico Oppi e Stefano Riveda), su cui proveremo a concentrarci in questa intervista trascurando per un attimo i Settlefish, consci del fatto che il pacchetto di caramelle a nostra disposizione sia immenso e il rischio d’incorrere in una rotella di liquirizia o in un orsetto gommoso è molto più che una semplice probabilità. Come nasce quindi “A Classic Education”? “Con molta naturalezza e quasi per caso. Io e Paul scriviamo e facciamo musica in tre side-project differenti, ma al di là di questo suoniamo molto in casa, autonomamente e con diversi amici. La vera esigenza in questo caso non era quella di creare un nuovo progetto artistico, ma quella di suonare, semplicemente. I risultati incoraggianti di quelle prime prove insieme a Paul e Luca erano davvero convincenti e funzionavano sin dall’inizio, così sono diventati in maniera del tutto spontanea i primi brani degli “A Classic Education”, tutto qui”. Che cosa mi dici della forte propensione all’estero di questo progetto, e degli evidenti riferimenti canadesi (caratteristiche che vengono spesso attribuite anche ai Settlefish)? “Beh, questo è un progetto per l’estero nella sua accezione più ampia. Nasce con l’idea d’intraprendere un percorso inusuale artisticamente e non solo, infatti l’idea è quella di produrre un 7” seguendo una tendenza tipicamente esterofila, e contemporaneamente di continuare a preparare 6/7 brani per un demo vero e proprio. Per quanto riguarda poi i richiami al Canada, va da sé che sia la mia terra d’origine oltre che il punto di partenza di molta della musica che ascolto. I riferimenti, al di là delle connotazioni geografiche, sono quelli di un suono orchestrale e riverberato, al servizio di brani pop”. Ci sono altri fattori in comune per quanto ti riguarda, come cantante e musicista? “I due gruppi sono molto distanti musicalmente, e io credo che anche l’approccio nel cantare sia diverso e questo porti a risultati e valutazioni completamente differenti. Cerco sempre di tenere i due progetti ben distinti, e anche in questo caso non ne parlerò. E’ ovvio che le esperienze professionali e umane fatte in passato, unite al fermento e al continuo scambio culturale/artistico di una città come Bologna siano tutti fattori che ci hanno portato oggi agli “A Classic Education”, che però rimane il progetto democratico di 5/6 persone che contribuiscono in misura eguale alla sua crescita ed evoluzione”. Subito dopo Halloween vi esibirete in ben quattro date italiane come opening act dei Fanfarlo, e la vostra esperienza live vanta già riconoscimenti eccellenti sebbene il gruppo sia molto recente.. “In effetti sì, ci siamo avventurati in un mini-tour di quattro date con i Fanfarlo, un gruppo inglese che seguivo da anni e con cui ci siamo già esibiti a giugno al Madame Jojo’s di Londra per la presentazione del loro singolo su White Heat Records. Questa è l’occasione per sostenere una band che apprezziamo molto, ma che non gode ancora di grande visibilità nel nostro paese, e di mettere alla prova “A Classic Education” da Bologna a Modena, passando da Pordenone e Milano. Quanto all’eccellenza di cui parli, abbiamo già avuto l'opportunità di aprire per gruppi di primo livello, come Modest Mouse, Arcade Fire e Giardini Di Mirò ma questa non deve essere considerata un’anomalia. Siamo convinti che suonare significhi fare le cose per bene. Tutte le collaborazioni in cui siamo coinvolti non vengono da sé, sono il frutto di discorsi professionali e personali costruiti negli anni. Sin qui, non ci mai siamo accontentati, prendendo tutto quello che facciamo molto seriamente e lavorando sodo”. Roberto Genovese |
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