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 FABRI FIBRA
FABRI FIBRA FABRI FIBRA - CHIAMATEMI PINOCCHIO
FABRI FIBRA - CHIAMATEMI PINOCCHIO
Con un po’ di ritardo, complice un pomeriggio impegnativo, inizia la chiacchierata con Fabrizio Tarducci. Fabrizio chi? Ok, molti lo conoscono come Fabri Fibra, il rapper più amato e odiato d’Italia, ma dietro la parlantina sciolta e qualche arguta riflessione ci sembra scorgere più la persona che il personaggio. Un ragazzo “normalissimo e incazzato”, che ha idee ben chiare su come va avanti (o, più che altro, indietro) il Paese di pasta e mandolini, e che azzarda ipotetiche soluzioni alla crisi discografica. Si considera il meglio che c’è sulla piazza e, seppur possa sembrare che pecchi di leggera immodestia, ascoltandolo viene quasi voglia di dargli ragione.
 
‘Tradimento’ è stato un successo. Com’è stato il passaggio a ‘Bugiardo’?
“In quest’ultimo anno avevo messo da parte parecchi testi e, grazie alla visibilità che ho conquistato, ci sono stati molti più personaggi che mi hanno portato le basi”.
 

Medeline dalla Francia, Amadeus dagli USA e molti italiani. Una produzione impeccabile.
“Le rime sono la formula magica del rap ma senza la base giusta non servono a nulla. E voglio precisare che non è vero un cazzo che la musica vera e figa la fai con gli amici, alcune persone con cui ho lavorato le ho conosciute durante il progetto ed è andata benissimo”.
 

È diverso l’approccio con quello che fai rispetto a quand’eri più giovane?
“Ho iniziato a scrivere a 16-17 anni su basi che neanche si sentivano. Prima era più un vedere cosa succedeva, adesso invece è un lavoro, con la consapevolezza che ogni giornata potrebbe essere l’ultima”.
 

Hai dato il massimo nel nuovo disco?
“Sì, ha un suono inattaccabile. La voglia di sorprendermi quando faccio i pezzi è la prima cosa, m’interessa che piacciano a quelle 3-4 persone che sono la chiave di ogni mio progetto. Se non li approvano mi richiudo in casa, riascolto tutto e boccio un casino”.
 

Analizziamo alcuni pezzi: Tu così bella non ce l’hai è una sorta di accusa al materialismo.
“Vivo a Milano da due anni e la pubblicità è ovunque, nessuno riesce a far nulla senza dover comprare. È come in ‘American Psycho’ (film del 2000, ndr), dove se non hai i boxer Calvin Klein non scopi (ride, ndr)”.
 

Il pezzo è seguito da una telefonata di Lapo Elkann. Vera o falsa?
“Vera. Mi contattò per farmi i complimenti, ascoltava ‘Tradimento’ nel suo periodo cupo. Mi ritrovo in uno come lui”.
 

Perché?
“Perché è stato massacrato per un anno o due a causa dell’overdose, ma è bastato un giornale che l’ha definito l’uomo più elegante del momento a far sì che tutti lo reputassero di nuovo figo. Nel mio caso, invece, dicevano che sembravo un cantante per bambini, poi d’improvviso sono diventato il diavolo. La gente vive il fenomeno e non il messaggio che cerchi di dare”.
 

Qual è quello di Un’altra chance? Il ritornello dice “love is a murder”, l’amore è un omicidio.
“Ci sono tante cose belle nella vita, come una relazione seria o le amicizie vere, ma proprio l’amore, anche per quello che fai, può distruggere tutto. La gente spesso non capisce, dal di fuori sembri solo un pazzo. Io mi sono aggrappato alla musica, è grazie a lei che da piccolo ho iniziato ad entrare in contatto con gli altri.”  

Per il nostro Paese, invece, ben descritto proprio nel pezzo In Italia, cosa si può fare?
“Il problema è che chi ha il controllo ha la testa legata a 30 anni fa e il cambio generazionale è lunghissimo. Persone come Roberto Saviano (scrittore di ‘Gomorra’, ndr) e Beppe Grillo possono aiutare a smuovere le cose. Ormai la gente non va più a votare e nessuno crede nella politica”.
 

In Questa vita e Potevi essere tu racconti delle vittime innocenti della cronaca nera, spesso tartassate dall’accanimento mediatico. Come ti rapporti a certi eventi?
“Non accuso nessuno e tanto meno faccio finti moralismi come Fabrizio Moro, che canta ‘prima di sparare pensa’ e in realtà gliene frega un cazzo. La tv crea veri e propri fenomeni di massa, come Cogne e Garlasco. Io ho fatto gli incubi con la foto di Tommaso, te le sbattono in faccia come se fossero personaggi dei film, mente le mie canzoni ti mettono davanti alla realtà, giusto per farti dire ‘cazzo fa davvero così schifo’?”. 
 
 

C’è un artista sottovalutato in questa scena?
“I Co’Sang. Sono bravissimi ma il fatto di rappare in napoletano non li rende mainstream e la gente non li prende sul serio. Meriterebbero molto di più e anche loro lo sanno”.
 

E quelli sopravvalutati?
“Tutti quelli che dopo un singolo di successo non sono riusciti a fare altro”.
 
 
Hai avuto paura di fare la stessa fine dopo Applausi per Fibra?
“Dopo quella canzone sono stato scaraventato a livelli di popolarità che erano superiori agli aspetti pratici ed economici della mia vita. Non farò quella fine perché non sono stato creato da nessuno, non ho mai creato pezzi per le radio, che invece tendono a censurarmi”.

Le radio sono diventate inutili?
“Sì. Come si può educare musicalmente qualcuno se passano lo stesso pezzo, come Umbrella di Rihanna, per 70 volte al giorno? I ragazzi ormai scaricano tutto da internet e da un parte è meglio perché scelgono direttamente la musica cosa ascoltare”.
 

Dall’altra parte, però, ci sono le case discografiche. Come la mettiamo?
“Se in questo momento le persone hanno voglia di scaricare la musica, le etichette devono concederglielo e chiedere una percentuale ai gestori delle connessioni. Il mezzo ormai è stato dato, non puoi vendere la macchina velocissima e non permettere poi di usarla”.
 

Idee ben chiare. Per quanto riguarda invece te, Fabrizio, cosa ti prometti di fare?
 “Stare attaccato ad un progetto che mi tiene lucido e andare contro lo schifo di quest’Italia”.

La verità di Fabri Fibra è tutta qui. Qualora ci avesse ingannati, mai titolo come “Bugiardo” fu più azzeccato per un disco.
 
(Vyncent Valo)
 TUTTO SU FABRI FIBRA

2007
Bugiardo

2006
Tradimento

2004
Mr. Simpatia

2002
Turbe Giovanili
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