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AMARI |
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CORAGGIO... CI SONO GLI AMARI! |
Reduci di un tour di due anni celebrato sul loro Space con enfasi e giusto orgoglio, gli Amari, rientrati in studio per la produzione del loro terzo capitolo su disco, intitolato “Scimmie d'Amore”, ci raccontano senza troppi fronzoli cosa hanno in mente di fare ora. Personalmente, non sono un fan di prima data degli Amari, li ho scoperti infatti da poco, dopo che un’amica mi disse di ascoltarli. Mi piacquero a tal punto, sia la loro musica che i loro immaginario colorato e retrò, che al MI AMI dello scorso anno li andai a ringraziare per la performance e feci loro i complimenti. Maggiore riflessione e la consapevolezza acquista con l’esperienza si colgono dalle note del nuovo album anche se, dalle parole di Dariella e Pasta, tutto traspare tranne che un briciolo di (spesso falsa) seriosita’. Com’è andata in studio? Problemi? Dariella: “Mai andata così meglio! A sto giro in studio siamo andati a remixare i nostri provini! Nel senso che, come al solito prima di entrarci abbiamo messo a stagionare i pezzi e quando ci siamo ritrovati nella la stanza dei bottoni l’attitudine è stata quella di lavorare sui pezzi come se non fossero nostri!! Poi in realtà c’è stata parecchia cura nel rendere tutti i suoni di origine digitale più vivi e tridimensionali. Li abbiamo fatti suonare in uno spazio reale passandoli attraverso amplificatori valvolari; la priorità era la “verità” insomma. Anche le voci, se ci presti attenzione son molto più “umane” rispetto al passato (“human after all”). Comunicano, ”parlano” anche quando cantano”. Com’è cambiata la vostra musica ? Sembra che abbiate trovato una strada più sicura dopo il successo di Grand Master Mogol. D: “Come le scarpe nuove… appena si ammorbidiscono cammini molto meglio!”. P: “Grand Master Mogol è stato il disco che ci ha fatto conoscere ad un pubblico più ampio, quindi è normale che per il nuovo disco siamo in un certo senso “ripartiti da lì” ponendo l’attenzione su tutti gli spunti che ci sono all’interno delle canzoni”. Avete sperimentato di più o di meno rispetto a Grand Master Mogol? D: “E’ un discorso molto relativo…abbiamo sperimentato strade mai percorse in passato ma rispetto alla nostra esperienza di musicisti (cari “veri musicisti” fate finta di non aver letto questo sostantivo please!) e non rispetto alla musica in generale…poi sai il discorso sulla “sperimentazione” lascia il tempo che trova oggigiorno”. P: “Tutto vero! Diciamo che anziché sperimentare abbiamo lavorato sul fondere al meglio tutte le nostre influenze, e a limare poi le sbavature!”. Cosa ne pensate del mondo indie italiano? E’ credibile? D: “Forse il problema è proprio che in generale non è “incredibile”. Manca la voglia di mettersi in discussione e di osare e il più delle volte è più importante fare “il giusto” piuttosto che sbagliare. Ci son parecchie realtà che si distinguono ovviamente ma la tendenza in generale sembra l’assenza dell’autoironia e poi su, uno suona anche per divertirsi no?”. Prospettive di passare a una major? P: “Per ora abbiamo trovato casa con la distribuzione Warner che ha preso tutto il vecchio catalogo Riotmaker e quello dei prossimi tre anni, e devo dire che non possiamo lamentarci, trovare finalmente i nostri dischi negli scaffali dei negozi fa di certo piacere, e poi forse non ci sentivamo pronti per uno spot con la voce del doppiatore di Swarzennegger che dice “AMARI, LA MUSICA DEL FUTURO”. Quale delle vostre nuove canzoni segnalereste per il download? P: “Il remix che abbiamo commissionato ai Justice. (Se questa è la risposta che tutti i lettori volevano sentire, lo so)”. Parlacene a ruota libera concentrandoti sui testi. D: “Questo è probabilmente il disco più autoreferenziale che abbiamo mai scritto. Si ok anche GMM lo era in parte ma SDA va decisamente più in profondità. Le nostre vite son sempre state la fonte di ispirazione delle canzoni ma è come se questa volta al posto di un tema da elementari del tipo “parla della tua vita” ci fossero delle vere e proprie pagine di diario. Ecco mi autocito “il diario di tutte le sconfitte” si son anche le canzoni più “amare” che abbiam mai scritto. P: “E’ un meccanismo perverso quello che ti spinge ad essere sempre più intimo nei testi, da un lato spinto dagli ascoltatori che apprezzano, dall’altro dal senso di sollievo che questa sorta di autoanalisi da quattro soldi ti procura”. Citazioni. Dalla vostra canzone piu’ famosa: “Conoscere gente sul treno può essere meglio che striger la mano”. Ce lo potresti spiegare? D: “A volte è meglio confidarsi e svuotare le proprie ansie/paranoie con qualche sconosciuto (almeno finché quest’ultimo malcapitato ce la fa e non si impicca … hehe”. E’ decisamente più facile e spesso si ottengono anche più risultati … bene caro lettore di Beat, ora prova anche tu ad impezzare il tuo vicino sul treno! … soddisfatti o rimborsati!!”. P: “Stavi citando quella scena de “l’aereo piu pazzo del mondo” forse?”. Quanto il vostro immaginario conta nel vostro successo? Le felpe, le spille etc. D “ Beh scusa … ma vuoi tralasciare i nostri sguardi penetranti e ammaliatori ?…difficile resitere a tanta intensità.. huahaua“. Luca Garavini |
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TUTTO SU AMARI |
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