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BEN HARPER |
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BEN HARPER - IL RIPOSO DEL GUERRIERO |
Anche Ben Harper è fatto di carne e cuore, e subisce il fascino molle e sontuoso di una città come Parigi. È proprio in un piccolo e defilato studio della capitale francese che ha difatti deciso di registrare “Lifeline”, il suo ultimo, nono album. In 7 giorni. Non stupisce pertanto che il risultato sia stata la poesia a tratti dolce, a tratti birichina di “Lifeline". Esclusivamente in analogico. Accompagnato dagli Innocent Criminals di sempre. Se non è una cornice intima e avvolgente questa …. “Ho scelto Parigi perché … Parigi è Parigi. E poi volevo consolare i francesi, voi italiani vi siete già presi la Coppa del Mondo”. I lettori affezionati di Beat forse ricorderanno che il mio primo incontro con Ben Harper fu un completo disastro; mi fa specie quindi ritrovarmelo davanti completamente diverso: disponibile, accomodante, addirittura simpatico (che fosse bello non era manco da mettere in discussione). Forse dismettere i panni del guerriero social-freak arrabbiato con il governo americano e frastornato dalla tragedia di New Orleans gli ha fatto bene; la tutina da contestatore gli donerà pure, ma fino ad un certo punto: “Both Sides Of The Gun”, l’album del 2006, traspirava l’urgenza di far sentire la propria voce, ma non è risultato incisivo. Ecco perché “Lifeline” sopraggiunge come un salvagente - letteralmente. Una boccata di aria fresca di cui si sentiva uno spasmodico bisogno, un alleggerimento mellow e disincantato dove la chitarra di Ben si lascia spesso accompagnare dalla delicatezza determinata del pianoforte, e dove l’anima soul serpeggia divertita e compiaciuta avvinghiandosi voluttuosa intorno al folk rock mascolino e consapevole di Ben. Esce il suo lato ‘femminile’, quello che sa spostare i veli e sfiorare dritto al cuore.
Come mai finita la tournée non sei andato in vacanza ma ti sei chiuso subito in studio?
“Di solito finito un tour si vuole scappare da tutto e da tutti per ritrovare il proprio equilibrio. Per me invece quello è il momento in cui sono a pieno regime, il rapporto con la band è al massimo e il ritmo è elettrico”.
Tutto in analogico. Perché? “Non è una presa di posizione contro la tecnologia, è solo che fatto così suonava bene. Senza voler per questo apparire montato, ma ho accumulato una certa esperienza sia nell’analogico che nel digitale, e ho scoperto col tempo che l’analogico mi calza bene, soprattutto sulla lunga durata”.
“Both Sides Of The Gun” risale all’anno scorso. Sei in piena frenesia di scrittura? “Io scrivo di continuo, sono un autore compulsivo. Poi se ci pensi, in passato era una consuetudine pubblicare un album all’anno; oggi, tra produzione e promozione, i tempi si sono molto dilatati, ma io mi trovo bene con questo schema di un disco all’anno, anche se mi rendo conto del rischio saturazione da parte del pubblico”.
Si nota subito l’aderenza delle liriche al ricordo e alla nostalgia. “Quando sei in tournée provi un senso di isolamento e lontananza dalle cose care e a cui tieni, e hai tanto tempo per pensare e ricordare. Fight Outta You è l’unico pezzo un po’ politico, ho scelto di deliberatamente allontanarmi dal messaggio del disco precedente; e poi questo è il modo che conosco io di cantare, questo è il mio stile”.
Il salvagente del titolo da cosa dovrebbe salvarci? “Non mi piace ‘spiegare’ la mia musica, mi basta che la gente la ‘senta’. E per quanto riguarda il titolo, solitamente è lui che viene a prenderti e che si fa vedere”.
Hai avuto la fortuna di godere di collaborazioni importanti. “E’ vero. Ho avuto l’onore di suonare con i Blind Boys Of Alabama, e di farli conoscere al grande pubblico sfruttando la mia notorietà; loro hanno in un certo senso legittimato la mia posizione artistica, dandomi credibilità. Non avrei mai avuto la presunzione di chiamarli io per primo, perché non sentivo di meritare la loro attenzione artistica. Non chiamo mai nessuno, a dire il vero. Certo, nel cellulare ho il numero di Jack Johnson, però perché è un mio amico. Quando John Paul Jones mi ha chiamato (per partecipare al progetto Bonnaroo, nda), ero a una partita di calcio di mio figlio. Non volevo crederci, ho lasciato squillare 3 volte prima di rispondere, e quando l’ho sentito sono rimasto impietrito! Da non credere, mi sono sentito come un bambino con le mani nella marmellata! E meno male. Avrei paura di non provare più questo entusiasmo”.
C’è qualcosa che ancora ti manca? “Sì: fare una colonna sonora, ma la chiamata non è ancora arrivata. I fratelli Cohen, Scorsese … Il più sarebbe capire se il mio istinto per la musica sarebbe conciliabile con l’occhio di un regista. Mi auguro che il telefono prima o poi squilli!”.
Cambiare idea? Si può, si può. Evidentemente la politica guasta il suo savoir faire. (Elisa Bellintani) |
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TUTTO SU BEN HARPER |
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 2007 Lifeline | | |  2006 Both Sides of the Gun | | |  2004 There Will Be A Light | | |  2003 Diamonds On Inside | | |  1999 Burn To Shine | | |
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1997 The Will to Live 1995 Fight for Your Mind
1994 Welcome to the Cruel World 1992 Pleasure and Pain |
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