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TOKIO HOTEL |
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TOKIO HOTEL, LA SECONDA PARTE DELL'INTERVISTA |
Ecco la seconda parte dell’intervista al fenomeno pop rock dell’anno, i tedeschi Tokio Hotel. Per scoprire la prima, imperdibile parte dell’intervista corri in edicola e scopri il nuovo numero di Beat Magazine.
Ho letto su internet che gira voce ci sia una versione francese di Durch Den Monsoon. E’ vero? La tradurrete in altre versioni? Bill: “No, non c’è. Ma mai dire mai, abbiamo rifatto Monsoon in giapponese e due anni fa non avrei mai pensato di scrivere una versione in inglese dell’album – se aspetti magari capita che succede…” (sorride, ndr). Pensi che tradurre un album in un’altra lingua faccia perdere l’originalità dei vostri pezzi? Tom: “I testi sono molto importanti per noi. La ragione per cui abbiamo iniziato a tradurre le canzoni è che volevamo che più gente possibile le potesse capirle. Non mi posso aspettare che chiunque si sieda e che traduca le canzoni – anche se i nostri fan in ogni paese lo fanno. Quindi diffondere il significato originale delle canzoni in tedesco era e sarà sempre il nostro obiettivo principale. E’ una traduzione letterale che non fa perdere nulla”. Avete canzoni già pronte per il prossimo album? Bill: “E’ un processo costante. Se ho un’idea sulle canzoni ‘la butto giù’ all’istante. La stessa cosa i ragazzi”. Georg: “Tom ed io suoniamo negli Hotel, nel tour bus -ogni volta che qualcosa vien fuori ci sediamo e la proviamo”. Diteci qualcosa del vostro background musicale e cosa vorrete realizzare col prossimo album. Gustav: “Ho iniziato a suonare la batteria quando avevo 4 o 5 anni. Suonavo qualsiasi mobile di casa prima che mio padre decidesse di comprarmene una vera”. Tom: ”Bill e io siamo partiti quando avevamo circa nove anni. Il mio patrigno suonava in una rock band ed è proprietario di una scuola di musica. Così mi sono interessato nel provare a suonare la chitarra, lui mi ha mostrato gli accordi e da quel momento ho iniziato da solo”. Bill: ”Dato che sono molto, molto pigro e non mi andava di imparare a suonare uno strumento, ma essendo molto preso dalla musica sono dovuto diventare un cantante (ride, ndr). E’ divertente perché nello stesso club abbiamo incontrato uno dei nostri produttori che ci ha chiesto di lavorare con lui nel suo studio. Oggi stiamo lavorando con 4 produttori . Io scrivo le canzoni e gli altri scrivono la musica. Ed i nostri produttori ci propongono le loro idee. Lavoriamo tutti assieme, è un lavoro di team in cui tutti sono coinvolti. Vogliamo continuare a stare su di un palco sino alla fine”. Georg: “Ho iniziato a suonare il basso a 11-12 anni. Volevo entrare in una band a scuola e l’unico strumento che mancava era il basso. Ho incontrato Gustav alla scuola di musica ed una notte siamo andati in questo club che si chiama “Groningen Bad” e abbiamo visto Tom e Bill fare uno show. Tom suonava la chitarra e Bill cantava e suonava una tastiera che faceva da basso e da batteria assieme. Era ovvio che avessero bisogno di una mano. Così siamo saltati sul palco. Ecco come sono nati i Tokio Hotel”. Preferite più il lavoro in studio e fare uno show dal vivo? Bill: “Dal vivo, assolutamente dal vivo! Questa è la ragione per cui siamo diventati musicisti. Abbiamo sempre sognato di essere di fronte a grandi platee e suonare per loro! Vedere come le persone accolgono la tua musica, e suonare dal vivo. Vedere come le persone reagiscono alla tua musica, come fanno festa con te”. Georg: “Lavorare in studio è molto bello ma completamente differente. Ci divertiamo molto in studio, Ci siamo divertiti tantissimo per gli album vecchi. Vedere come qualcosa che tu hai creato prende pian piano vita. Ma non c’è nulla di meglio che presentare il tuo “bambino” dal vivo”. Siete molto giovani. La musica e il successo vi hanno cambiato la vita, vi spaventano? Cosa c’è di positivo e cosa di negativo nel successo? Bill: ”Ci sono cose positive e cose negative. La cosa migliore è che sicuramente abbiamo tempo da dedicare a noi stessi. Abbiamo sempre sognato di fare quel che stiamo facendo oggi. Siamo assieme ormai da sette anni, quel che abbiamo sempre sognato era avere un contratto discografico. Dopo incontrammo che per due anni ci ha fatto fare molto esercizio. Pensavamo non avremmo mai fatto nemmeno un singolo”. Luca Garavini (05/09/07) |
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