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QUEENS OF THE STONE AGE |
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QOTSA - BENVENUTI NELL'ERA VULGARIS |
Vivi e lascia vivere, in questo nuovo capitolo vizi e virtù di un’epoca che rischia di essere annientata dalla sua insaziabilità. Su Milano un debole temporale sta arieggiando la canicola estiva serale, dall’altra parte della cornetta (Los Angeles) Joshua Homme (leader dei Queens Of The Stone Age) ci mette quel pizzico d’invidia svelandoci che è una stupenda mattinata californiana illuminata da un caldo sole. Subito s’instaura un piacevole dialogo e in soli 15 minuti (la durata della phoner) ci spiega, con la giusta dose d’intelligenze e umorismo, com’è nato l’ultimo progetto dei QOTSA “Era Vulgaris”. Personalmente ad un primo ascolto sono rimasto un po’ deluso, ma valutando attentamente le sue parole e riascoltandolo, rimpiango un giudizio attribuito troppo frettolosamente e ritratto la mia valutazione. Josh perdonerà la mia incuria! Le contraddizioni meteorologiche del Nostro pianeta, gli estremi, rapportati in parallelo in ambito sociale caratterizzano l’Era Vulgaris di Josh e soci. “Io faccio parte dell’Era Vulgaris (l’attuale società) ne sono cosciente e come tale tento di conviverci nel miglior modo possibile, agendo per ottenere risultati soddisfacenti, criticandola per migliorare situazioni insoddisfacenti. Come artefice, ma a volte anche vittima di questo periodo, ho analizzato il contenuto utilizzando due metodi percettivi: l’ironia e l’analisi. Non c’è più tempo, tutto corre così rapidamente… Questo disco è una sorta di reazione a quello che noi pensiamo”. Sei fiero di far parte di questa Era? “Assolutamente si. Ci sono capitato e non posso farci nulla. Tra assurdità e contraddizioni, tento di fare il meglio. Tutto qui”. Questo disco parla della società contemporanea? “Si.‘Era Vulgaris’ non è altro che la nostra epoca. Ho preferito usare un termine latino; suona meglio”. Parli Latino? “Assolutamente No. Aveva un impatto decisamente affascinante e poi tutto ciò che è correlato alla lingua latina ha un certo non so che di attraente e intellettuale. Mi piace tradurre ‘Common era’ in ‘Era Vulgaris’ innalza il valore espressivo”. Ci puoi raccontare in maniera sintetica lo schema di “Era Vulgaris” “Un progetto che si è sviluppato in dieci mesi, un lavoro non continuativo, ma impegnativo. Ha segnato il processo evolutivo del suono della band grazie ai potenti riff elettrici sintetizzati dalla chitarra di Troy (Van Leeuwen). Analizzando nella sua interezza il CD sono molto soddisfatto del lavoro svolto, sia a livello lirico sia musicale…E’ un disco moderno, guitar based con pregevoli melodie. Ho scritto in totale 22 canzoni; undici sono state scelte per la scaletta finale”. Una copertina sui generis? “Grazie per l’osservazione. La ritengo una copertina acuta, un esempio di pop art contemporanea; segna un cambiamento nelle scelte finora adottate. Rispecchia la personalità della band. Le lampadine sono la genialità, le idee artistiche… Il fatto che ho deciso di affidare la cover a due personaggi animati (una lampadina si chiama Bulby) è anche per un discorso ironico e divertente. I QOTSA sono anche questo. Il lato impegnato e quello scanzonato ”. Come tradizione un paio di collaborazioni di alto livello? “Quella con Julian Casablancas in Sick, Sick, Sick (il primo singolo) è avvenuta in maniera naturale. Tra noi si è subito creata una sintonia, tutto è avvenuto al momento giusto: la sua straordinaria vocalità e il Casio keyboard-guitar, una sintesi perfetta. L’altra che vorrei menzionare è quella, non inclusa nella track list finale, incisa con Trent Reznor dei Nine Inch Nails. La title track è stata registrata appositamente per essere rilasciata come b-side. Molti dei pezzi lasciati fuori saranno pubblicati in varie versioni (anche digitali)”. Viviamo in un periodo ‘malato’, come si puo’ percepire dalle immagini del video di Sick, Sick, Sick. “In sintesi è questo il concetto. L’ostentazione l’esasperazione di determinati atteggiamenti, sono queste le caratteristiche patologiche dell’attuale società, difficili da curare in un mondo, quello occidentale, dove principi e valori sono sorpassati e rimpiazzati da questioni più futili. La mistificazione delle sciocchezze”. La musica può spingere concretamente a dei cambiamenti? “Di sicuro la musica ha un forte potere, può attraverso la sua energia divulgativa suggerire, esprimere opinioni e far comprendere meglio come vanno le cose, eliminare quelle barriera pre-impostate, che ci impediscono di apprendere meccanismi a volte inspiegabili. Questo è quello che può determinare la musica”. In I’m Designer canti “My generation don’t trust no one”. Una frase che identifica una società senza punti di riferimento; segno di debolezza? “Prima di tutto bisogna considerare e interpretare il pezzo anche in maniera ironica, nonostante un velo di verità si cela dietro queste affermazioni. Il mondo sta vivendo una fase di impazienza, tutto scorre inesorabile. Ognuno pensa solo a se stesso, non c’è spazio per dedicare tempo agli altri. Arriveremo, per assurdo, ad un punto dove l’etichetta dei nostri pantaloni avrà più significato e valore del nostro Nome…”. |
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