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 AFRICA UNITE
AFRICA UNITE AFRICA UNITE - RICOMINCI(AM)O DA QUATTRO
AFRICA UNITE - RICOMINCI(AM)O DA QUATTRO
Quattro canzoni, quattro influenze differenti, quattro “riddims”, un solo punto denominatore: il reggae. No, non stiamo dando i numeri ma introducendo il nuovo album degli Africa Unite, “4 Riddims 4 Unity”. Disco che si presenta come una vera e propria compilation, dove quattro brani dell’ultimo disco del gruppo -  “Controlli”, del 2006 – prestano la loro parte “strumentale” ad artisti, stranieri e non. Ognuno, dopo aver scelto personalmente il proprio “riddim”, il tappeto musicale più consono al loro stile, ha reinventato il pezzo con nuove lyrics e melodie. Ed ogni versione diventa una canzone a sé stante. Tra i tanti ospiti presenti troviamo Roy Paci & Aretuska, Ky-Mani Marley, Sergente Garcia, Esa e Sud Sound System. Un progetto ambizioso che sembra quasi celebrare gli ormai 20 anni di carriera del gruppo pioniere del reggae italiano. Ne abbiamo parlato con Bunna, che insieme a Madaski, è la colonna portante (con tanto di dreadlocks) degli Africa Unite.
 
Partiamo subito dall’album. Com’è nata l’idea di questo progetto?

“In maniera molto semplice. Quella di rimaneggiare i pezzi è un’attitudine giamaicana. Lì se un ritmo funziona, gli artisti quasi si sfidano a chi dà poi la versione migliore, cambiando testo e melodia”.
 
Perché proprio quattro canzoni e tratte solo dall’ultimo album?
“Abbiamo estrapolato i pezzi da “Controlli” perché è ciò che è più vicino agli Africa in questo momento. E quattro in quanto tante sono le direzioni che il gruppo aveva intrapreso con quel lavoro. La base di “Sottopelle” è più roots, classico sound giamaicano. “Play Another Game” si avvicina all’elettronica, così come “Amantide” alla dancehall. Ed infine “In nomine”, riconducibile alle produzioni hip-hop”.
 
È stata più difficile la ricerca degli artisti con i quali collaborare?

“Non più di tanto. Alcuni sono colleghi dell’attuale scena reggae italiana. Gli ospiti internazionali sono artisti che abbiamo sempre stimato e che hanno accettato di far parte del progetto. Altri ancora magari non avevano la giusta visibilità e abbiamo dato loro questa opportunità”.
 
Una versione che vi ha colpito in particolare?
“Quella di Smoke (“Come Get Your Cows”, ndr), perché rispetto al pezzo originale è andato in tutt’altra direzione. È bello vedere come un brano ridotto alla parte strumentale riesca ad aprire immaginari completamenti diversi”.
 
E se invece ti chiedessi quale album reggae ti ha sorpreso ultimamente?
“Sicuramente “Welcome To Jamrock” di Damien Marley. E non lo dico per citare sempre Marley & Co. ma è davvero un disco eccezionale, che mischia le vecchie radici reggae con gli sconfinamenti più moderni”.
 
Chiamando in causa Bob Marley, oggi la sua figura rischia di essere idealizzata in maniera negativa, ricollegando il suo personaggio solo a promotore della cannabis.
“Ormai è un’icona, con tutti i pro e i contro. Quello del reggae/marijuana è un binomio che noi Africa, personalmente, abbiamo sempre cercato di rifuggire, proprio non c’interessa. Ai giovani magari sì, cercano la trasgressione, l’identificazione di massa. E questo può portare a confondere il messaggio”.
 
In Italia la scena reggae sembra più “nascosta” rispetto alle altre...
“Forse perché non è trendy, né fashion. È una questione di investimenti, la promozione è tutto per quanto riguarda la musica. Il reggae è sempre rimasto un genere di nicchia, mentre la black music è più globalizzata, in senso negativo però. L’America influenza pesantemente ogni genere e spesso e volentieri lo rovina”.
 
Il reggae ha anche un lato più profondo, legato alla spiritualità tramite il credo Rastafari. Nel nostro Paese sarebbe decontestualizzato?
“Sì, cadrebbe nel ridicolo. Noi non abbiamo mai trattato temi mistici nei nostri testi, non ne sappiamo molto e non sapremmo come affrontare la cosa. Il Rastafari, tra l’altro, ha origini africane e in particolare etiopi, eppure quando sono stato proprio in Etiopia e ho chiesto qualcosa a riguardo, si son messi tutti a ridere. Persino lì è una filosofia che ha perso la sua valenza”.
 
Sembra che, dopo ben 20 anni di carriera, gli Africa Unite non abbiano perso l’entusiasmo. Dove vi porterà ancora?
“In tour innanzitutto, trenta date da goderci appieno. Sul palco ci divertiamo come matti e non vediamo l’ora di salirci. E poi cercare nuove situazioni musicali in cui sconfinare. Finché ci sarà la voglia di farlo, ci saremo anche noi”. 
 


Ecco le prossime date degli Africa Unite:


MER 18/07

FARA GERA D’ADDA (BG)

FARA ROCK


GIO 26/07

TORRE PELICE (TO)

FESTA DI EMERGENCY


MAR 31/07

SUPERSANO (LE)

MUSIC & BEER


GIO 02/08

FUSCALDO (CS)

FUSCALDO SOUND


SAB 04/08

SOLARUSSA (OR)

ZEROFEST


DOM 05/08

BELLARIA (RN)

BEKY BAY


VEN 10/08

CAORLE (VE)

SPORTILAND


SAB 25/08

S. VINC. VALLE ROVETO (AQ)

VALLE ROVETO ROCK FESTIVAL


VEN 31/08

TERMOLI (CB)

SKAMOSCIO FESTIVAL


SAB 01/09

BRESCIA

FESTA DE L’UNITA’


VEN 07/09

SAVIGLIANO (CN)

CAMPO SPORTIVO


SAB 08/09

ACQUAVIVA (SI)

LIVE ROCK FESTIVAL

 
 

Vyncent Valo
 
 
(16/07/07)

  
 
 TUTTO SU AFRICA UNITE

2007

2006
Controlli

2003
Mentre fuori piove

2001
20

2000
1997 IL GIOCO1996 IN DIRETTA DAL SOLE 1995 UN SOLE CHE BRUCIA 1993 BABILONIA E POESIA 1992 TO.SSE 1991 PEOPLE PIE 1988 LLAKA 1987 MJEKRARI
1997 IL GIOCO
1996 IN DIRETTA DAL SOLE
1995 UN SOLE CHE BRUCIA
1993 BABILONIA E POESIA
1992 TO.SSE
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