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| 1990S | ||||||||
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| IL BISCOTTINO DEL BRIT POP | ||||||||
| Era un bel po’ di tempo che non mi divertivo così. Premetto questo al solito contorno di rito, che ora vi snocciolo ben bene: i 1990s, salutati come la nuova imperdibile sensation d’Oltremanica, rappresentano in realtà una fresca ventata di brezza in una umida e stantia giornata d’Agosto, essendo la suddetta giornata una metafora significativa (concentratevi sulla sensazione di sudore appicicaticcio, noia, pesantezza e gonfiore. Ci siete? Ecco. E’ orribile, vero? Bene, ci siete) dello stato della musica UK oggidì. Mi spiace dirlo perché sono poi la prima a cascarci puntualmente, ma Klaxons, Bloc Party, Kaiser Chiefs, Rakes, Brakes, Editors, e chi più ne ha più ne metta, uff. peggio, yawn (sbadiglio). In tutto ciò i 1990s non incarnano certo la luce che illuminò il cammino dei Blues Brothers, però almeno squarciano il velo di noia con un’idea di base molto semplice eppure tanto ardua a trovarsi: vi piaccia o no che importa, noi ci divertiamo. Vi divertite anche voi? Bene, meglio! Non vi piacciono? E cambiate canale. Io rientro nella prima categoria: quella che, cresciuta a pane e sfide Brit-Pop (come dimenticare i testa a testa tra Blur e Oasis!), gli anni 90 li ricorda con un filo di nostalgia teen, e che fin troppo facilmente cade preda di amori smodati nei confronti di tutto ciò che è catchy, chitarroso e giocattoloso. Orecchiabile ma figo. Facile ma chic. Con loro davanti, mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie. Per voi che non c’eravate e vi starete chiedendo ‘1990s chi???’ dico: Jackie, Michael e Jamie vengono da Glasgow, patria già di parecchi enfant prodige; ho letto la loro biografia ma non ci ho capito molto, se non che prima alcuni di loro stavano in un gruppo assieme a qualcuno dei Franz Ferdinand, e che il loro disco di debutto, “Cookies”, è prodotto da quel Bernard Butler ex Suede (ecco i ’90 che ritornano). Vediamo come va tra voi e l’Italia. Ieri sera avete suonato qui a Milano al Transilvania, come è andata? “Malissimo. Il sistema del suono era pessimo, non si sentiva niente e il suono degli strumenti era tutto sbagliato. E poi c’erano appese tutte queste cose un po’ macabre, i ragni, i teschi … Non che noi c’entriamo molto, no? Ad ogni modo, a parte questi dettagli devo dire che il pubblico è stato strepitoso, non ci aspettavamo davvero tanto entusiasmo da parte di voi italiani!”. Strano. O ho una percezione sbagliata io del pubblico italiano o c’è qualcosa che non quadra, perché a me ai concerti sembrano sempre una distesa di zombie (spesse volte me compresa) parcheggiati lì senza motivo apparente. Vediamo se abboccano all’esca. Immagino le ragazze … “Bellissime! Voi italiane siete favolose”. Appunto. Secondo me è una risposta di default. Io le ho viste, le indie ladies, e sinceramente mi sembrano tutto meno che favolose. Ma del resto de gustibus …! La domanda che tutti vi avranno fatto e vi darà più nausea. Il nome del gruppo? “E’ vero ce lo chiedono tutti! Ma ha un senso perché nessuno lo prende nel modo giusto. In realtà abbiamo pensato a sceglierci un nome che rappresentasse la cosa peggiore in circolazione, un nome che ricordasse qualcosa di orribile: cosa meglio degli anni ’90?”. Volete dire che gli anni ’90 per voi sono spazzatura? “E cos’altro? Cosa ci hanno dato? Meglio dimenticare Brit Pop e Trash Pop, meglio chiudere gli occhi e sperare di riaprirli in tempi migliori”. Ma gli anni ’90 hanno portato … il grunge, il Brit Pop, l’hip hop solo per citarne un paio … “Appunto! Vedi? Una porcheria”. Quindi se ora vi dicessi che mi ricordate molto il Brit Pop mi metterei nei guai … “Purtroppo dovremmo darti ragione! Siamo figli del nostro tempo, per noi mettere su una band equivale a mettere in pratica certi canoni, e di questi l’orecchiabilità e i riff di chitarra accattivanti sono le basi imprescindibili. Detto questo, speriamo di farlo bene, meglio di altri”. Volevo chiedervi di confezionarmi un’ipotetica scatola del tempo degli anni ’90, ma a questo punto mi pare di essermela giocata. Proviamoci comunque. Cosa salviamo degli anni ’90? “E’ proprio necessario? Pensaci bene. Chi ha cambiato la musica negli anni ’90, un solo nome? Nessuno. Sono anni dove non è accaduto nulla di epocale, vorrei dire il contrario ma mentirei. Non ricordo un solo nome degno di quel decennio. Forse, come concetto generale, salverei solo la musica dance”. Se doveste fare un nome? “E’ più 70 e 80 che 90, ma rende bene l’idea di quale vuoto ci sia stato nei 10 anni scorsi: David Bowie. Così grande che anche quando non è al massimo, e negli anni ’90 non è stato al suo massimo, riempie più di qualunque Oasis all’apice di vendite e critica”. E voi fino a dove volete arrivare? “Ci basta arrivare a fare bene, perché per divertirci ci divertiamo già”. Pensavo che lo scopo fosse quello di conoscere Sienna Miller e comprarsi un appartamento in centro a Londra! “No no, nessuno inizia con questo spirito, non noi. Se poi arriveremo a fare i soldi, cosa che mi auguro ma su cui non metterei la mano sul fuoco, beh, tanto meglio!”. Il vostro disco si chiama “Cookies”. I biscotti si danno ai bambini per farli felici e farli stare buoni. E le vostre canzoni? “Ti sei risposta da sola!!! L’idea di fondo è proprio quella: regalare un po’ di felicità a chi ascolta”. Troppi biscotti però fanno male … In questo caso arriveremmo a quota 12! “Un bel mal di pancia! Ma è come con i biscotti: vale la pena di provare, no?”. C’è una torre a Glasgow? “Ce n’è una altissima ma fa parte di un complesso di ricerca scientifica … C’è la University Tower, su cui si può salire”. Classico gioco della torre. Avete l’opportunità di liberarvi per sempre di uno tra: Franz Ferdinand, Belle & Sebastian, Travis, Fratellis, Sons And Daughters e Snow Patron. Chi vola giù per primo? Passano un bel po’ di tempo a consultarsi. Alla fine per due a uno vincono – si fa per dire – i Travis. “Niente di personale con Fran, ma sono troppo bravi, e i più ‘anzianotti’ del gruppo, per cui largo ai giovani! Dateci una possibilità!”. Gliela diamo? Consiglio, consiglio. (Elisa Bellintani) |
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