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TRAVIS - SCUSATE L'INTERRUZIONE |
Prima di ogni intervista faccio una ricerca su Google per vedere che umore serpeggia in giro riguardo gli artisti che sto per incontrare. L’ho fatto anche stavolta, e mi ha impressionato quanto parlare si faccia in Italia dei Travis; vada per il sito ufficiale, ma prima ancora del Myspace c’è tutto un sottobosco di aficionados che trepidano e chiacchiericciano il ritorno della band di Glasgow. Faccio parte anche io dello zoccolo duro dei fan – anzi, facevo; perché ho amato senza remore “The Man Who” (1999, impossibile che non abbiate sentito almeno una volta nella vita Why Does It Always Rain On Me) e “The Invisible Band” (2001, idem come sopra per Sing), ma poi qualcosa è successo. E quel qualcosa si chiama “12 Memories”, un album politico che germina dai semi della guerra e del terrorismo internazionale, dal clima buio pesto e dall’incidente del batterista Neil Primrose (miracolosamente scampato ad un tuffo a testa in giù in una piscina con decisamente troppa poca acqua per la sua evoluzione); per non parlare della raccolta “Singles” del 2004, che lasciava temere l’imbocco del tunnel di un immeritato dimenticatoio per i Travis. Non ci pensavo più, gli amori si sostituiscono facilmente, si sa. Poi un giorno nel baule delle meraviglie di Youtube incappo in un video, Closer. Ambientato in un supermercato, con Francis Healey travestito da mascotte e gli altri impegnati tra etichette e esposizioni di lattine, il concept poggia sulla metafora dell’abitudinarietà sgarbata che va rotta da un sorriso; e con Ben Stiller in un cameo che come sempre rende giustizia alla sua mimica facciale irresistibile. Rimango catatonica davanti al video – i motivi sono molteplici. C’è un nuovo video. Quindi una nuova canzone. La canzone è proprio bella. Sembrano i ‘vecchi’ Travis. Ci sarà mica anche un nuovo album? C’è! Anno 2007, il disco è servito: “The Boy With No Name”. E si riaccende prepotente la fiamma di un vecchio amore, dimenticato ma mai sopito: i Travis sono senza dubbio una delle band più smart in circolazione: affatto spocchiosi, non seguono le mode, fedeli ad un proprio sound, canticchiabili senza vergogna (per intenderci, quella che mi assale quando intono Britney Spears). Un punto fermo del pop contemporaneo ed un modello per tutti quelli a venire – che sarebbe infatti di Coldplay e Keane se non ci fossero stati i Travis? “The Boy With No Name” è così intitolato in onore del figlio di Fran; un giorno questi mandò a un amico la fotografia del suo neonato pargoletto che ancora non aveva un nome, apponendole proprio quella dicitura. Incontro Fran in una caotica mattina tra telecamere, quaderni di appunti, cartelle stampa e un suono familiare che scorre in sottofondo. Ci chiudono dentro una stanza enormemente vuota, buttati su un divanetto piccolo piccolo con di fronte un formale quanto superfluo cabaret di dolci e canapé. Trattamento di classe, eh? “E non ho toccato niente! L’unica cosa che vorrei in questo momento è un’aspirina, ho un raffreddore terribile”. E’ una scocciatura essere costretti alla promozione quando non si è in forma? “No, assolutamente. E’ solo che sento la tua voce come se parlassimo con i classici due bicchieri e il filo”. The Boy With No Name … A proposito, come si chiama il bambino ora? “Clay. Ha appena compiuto un anno. Guarda, ti faccio vedere la sua foto”. Ed estrae come ogni papà innamorato il portafogli dove fa bella mostra il faccione sorridente del figlio. Adorabile! Ha i tuoi occhi blu. “Ma spero che abbia preso il resto dalla madre!”. Diventa più complicato essere un musicista quando c’è un bambino che ti aspetta a casa? “Mi manca da morire, però ho la fortuna di amare il mio lavoro per cui non mi pesa essere oggi qui con voi giornalisti, o muovermi coi ragazzi per fare concerti. Diventare padre è la cosa più bella che possa capitare a un uomo. E un po’ lo è anche fare il cantante”. Qual è la cosa più divertente che fate tu e Clay? “Passiamo ore a ballare con i dischi Motown, gli tengo le manine e lo faccio saltellare! Oppure prendo la chitarra e cantiamo qualcosa insieme: sfoggia già un ottimo senso del ritmo!”. Che cosa ti auguri che lui impari da te? “Che sia saggio ed equilibrato, perché se anche avesse uno speciale talento senza il buonsenso sarebbe sprecato”. Ho letto che hai comprato casa a New York. Non è forse il posto ideale dove crescere un bambino, no? “Scherzi? Non c’è posto migliore! E’ organizzatissima, attenta ai bisogni di mamme e bambini, non come Londra … E’ sicura, ci sono grandi parchi e ottime scuole, i migliori ristoranti del mondo, e poi la gente si accorge di te: se sei spaesato o giù di corda c’è sempre qualcuno pronto a chiederti che cos’hai, se stai bene. A Londra ti scansano e girano la faccia”. New Amsterdam è dedicata proprio a New York, delicata e appassionata dichiarazione d’amore alla City per eccellenza. Ultimamente va di moda farlo. Sono contenta che siate tornati. In tutti i sensi. Dopo “The Invisible Band” vi eravate persi, ora con questo disco scatta subito il click perfetto. “Siamo contentissimi anche noi di esserci ritrovati. ’12 Memories’ era un disco molto scuro, perché allora la vita era diversa per tutti noi. Era in corso una guerra in cui non credevo, c’era paura, sfiducia, pessimismo, e tutti sentivamo il bisogno di esprimere il nostro pensiero. Quel disco è stato come andare in bagno quando ti senti pieno, e svuotarti. Parlare di grandi temi è faticoso e difficile, ma dovevamo svuotarci. Ora che lo abbiamo fatto, ci sentiamo meglio e possiamo tornare a fare quel che ci piace di più: i Travis”. Le vostre canzoni sprizzano vita vera. Come fate a trovare l’ispirazione giusta dopo più di 10 anni insieme? “E’ facile: basta tenere gli occhi aperti davanti alla vita, che ti offre continui spunti per scrivere. Prendi ora: potrei scrivere cento canzoni su questa stanza e noi due, basta guardarsi intorno e farlo”. Ti assicuro che io non riuscirei … “Davvero, tutti siamo capaci di scrivere una canzone. L’unica differenza tra me e te è che tu scrivi per te stessa e magari poi ti vergogni di quel che hai scritto, io invece insisto, insisto finché arriva ‘quella buona’. A volte devi insistere fino alla 97 per trovare la canzone che cercavi; basta insistere, e prima o poi lei arriva”. Sarà. Prendiamo la ghost track, Sailing Away: Fran l’ha composta in morte del suo adorato pesce rosso gigante Mr Pink; é una ballata gradevole e briosa sulla vita dopo la vita dal punto di vista di un pesce. Quando è morto il mio, ho solo pianto. Non è uscita nemmeno una riga di canzone. Però grazie a Fran ho ripensato al mio He-Man Popeye. So che siete arrivati in studio con 30-40 pezzi pronti. Un momento particolarmente felice? “Già! Siamo stati ‘lontani’ un bel po’, abbiamo avuto tempo per buttare giù tante cose buone. Vedremo che farcene delle canzoni avanzate, sicuramente non andranno sprecate. La mamma di tutte è Closer, belle parole, bel suono, bell’atmosfera: è grazie a lei se ci è tornata la voglia di fare un disco come piace a noi – e a voi”. Il video di Closer è girato in un supermercato. Sai che secondo un recente sondaggio il supermercato è il posto dove si hanno più possibilità di incontrare l’anima gemella? “Ma va’? lo dicevo io che era una buona idea! E’ l’unico posto in cui credo tutti, ma proprio tutti, vadano almeno una volta nella vita. Il cibo ci accomuna, come il bagno”. Di gruppi ne avrete visti tanti. Quali sono stati i vostri supporter preferiti? “Buona domanda … umh … i Remy Zero, li conoscerai senz’altro, hanno scritto anche il tema di ‘Smallville’”. Facciamo il gioco della torre. I Remy Zero, i Coldplay ed i Keane, chi butti giù per primo? “Nooo non ti risponderò mai!!! Non posso …”. Ok, allora per ultimo. “Nemmeno! Mi butto giù prima io così non puoi chiedermi di esprimere un’opinione!”. Chris Martin ha detto che i Travis hanno inventato i Coldplay. Che ne dici? “Che è un bel complimento, e che ci fa sentire vecchi e sorpassati. Ma del resto è sempre stato così: occorre un gruppo che rompa le righe e spalanchi delle porte, da cui passeranno poi tutti gli altri”. Chiudiamo col gossip. Su Youtube ho beccato un vostro live di Glastonbury dove vi azzardavate in una cover di One More Time di Britney Spears. Cosa pensi di quel che le è capitato ultimamente? “Mi fa pena, umanamente. Mi chiedo come possa una madre arrivare a ridursi così con due figli a casa che la aspettano, non posso immaginare di fare una cosa del genere a Clay. Va aiutata, e da professionisti seri”. Nessun rischio di vederti un giorno rasato a zero? “Ahahah, no, tranquilla: così sono e così rimarrò! Almeno fino a quando i capelli non mi abbandoneranno”. Elisa Bellintani (22/05/07) |
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TUTTO SU TRAVIS |
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2007 The Boy With No name | | | 2003 12 Memories | | | 2001 The Invisible Band | | | 1999 The Man Who | | | 1997 Good Feeling | | |
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