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| BLACK REBEL MOTORCYCLE CLUB - UNA CREATURA DALL’ANIMA ROCK | ||||||||||||
| Il trio californiano si ripresenta con un ambizioso lavoro rock intitolato “Baby 81”, dai contenuti riflessivi e dai suoni elettrizzanti. Un deciso ritorno a sonorità più consone alla formazione, rinvigorita dal rientro in line-up del batterista Nick Jago al fianco di Peter Hayes (chitarra/voce) e Robert Levon Been (basso/voce). Un suono invitante che si sviluppa attraverso ruvidi riff, blues elettrico e sfumature acustiche, quelle che avevano condizionato integralmente il precedente “Howl” (2005, ispirato dall'omonima poesia di Allen Ginsberg) che rivisitava le loro radici musicali. Era scritto nel destino che dovevano realizzare questo disco, ma soprattutto era inevitabile il ritorno di Nick Jago nella band. Robert Levon Been, raggiunto telefonicamente, è categorico nell’esprimere queste due affermazioni. “Nick è un pezzo del puzzle BRMC, un tassello insostituibile. Era giunto il momento di riconciliarsi e registrare questo LP. Un esigenza dettata dal corso delle cose, una riconciliazione naturale non forzata. Doveva accadere e così è successo. Un’intesa perfetta, che si è tradotta in una sintonia musicale assoluta all’interno dello studio di Los Angeles dove abbiamo inciso ‘Baby 81’” ha confessato Rob. “E’ stata la recording session più memorabile che abbia mai fatto” ha replicato Nick parlando del making of. “Baby 81” cattura il momento cruciale della carriera dei BRMC, la loro massima espressione artistica che distilla e concilia l’esperienza finora vissuta. Tredici pezzi concepiti dal conflitto che rappresenta la speranza per il futuro, brani con liriche introspettive, ma anche concetti e riferimenti politici. Ascoltando i brani si percepiscono liriche personali e politicamente influenzate. Ci puoi raccontare come sono nati? “Esatto. I nuovi pezzi hanno essenzialmente due aspetti caratteriali. Di natura intima, influenzati dalle nostre vicende personali, che ci sono accadute negli ultimi anni, durante il tour…Ad esempio diverse canzoni sono state concepite on the road, nelle varie città che abbiamo visitato. Berlin è la riprova di questo processo. Noi lo abbiamo definito una ‘rivolta personale’ perché per la prima volta abbiamo affrontato determinati argomenti. Storie introspettive che si alternano a testi di natura politica. Viviamo in un Paese (Stati Uniti) dove le discussioni politiche hanno un terreno fertile. E’ impossibile con le scelte fatte dall’attuale amministrazione non fare dei commenti ed esprimere dissensi. Nel disco ci sono due momenti che rispecchiamo questa nostra scelta stilistica: il primo singolo Weapon Of Choice e American X (brano epico che dura oltre 9 minuti)”. Come interpreti il ritorno a sonorità più rock? “Come per il precedente lavoro ‘Howl’ avevamo deciso per sonorità più acustiche, così per il nuovo Cd sentivamo l’esigenza di riappropriarci di suoni più elettrici, senza però dimenticare la melodia. Siamo liberi di fare quello che ci fa sentire a nostro agio e lo abbiamo fatto senza problemi. A determinare il comparto musicale di un disco sono gli stati d’animo che vivi durante il making of , le esigenze personali…tutti fattori che determina il corso del percorso sonoro. ‘Baby 81’ è una sorta di sorella minore di ‘Howl’. Non possiamo stabile adesso come suonerà il prossimo album , sarà l’espressione delle nostre sensazioni future”. E’ vero che Nick a suggerito per primo il titolo del disco? E quale storia si cela dietro “Baby 81”? “Si è la pura verità, il nome è stato proposto da Nick, questo evidenzia anche lo stato di affiatamento che lega il trio. E’ una storia triste per come è nata, a lieto fine per come si è conclusa. Un fatto successo subito dopo lo tuonami del 2004 che ha devastato l’Indonesia. Un neonato era giunta in ospedale ed era rivendico da ben nove madri differenti; per fortuna dopo accurate ricerche ha trovato la sua famiglia originale. Un segno di speranza dopo tanto dolore e distruzione”. Una delle caratteristiche del disco è anche la perfetta sequenza cronologica con cui è stato inciso. Perché avete scelto questo procedimento? “Abbiamo rispettato il corso del tempo. Le canzoni hanno seguito una progressione temporale, sono state incise dalla prima all’ultima traccia in ordine preciso. Molte band non adottano questo metodo, ma penso che imprime una sensazione di esistenza reale al lavoro, si sente che lo vivi intensamente….” Carlo Cassani 04.05.07 |
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