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CLIENT - GUARDA CHE ROBA! |
Di loro (spiace dirlo ma è purtroppo così), più che la musica rimaneva impressa l’immagine; non perché non avessero nulla da dire, anzi, ma semmai perché l’involucro esteriore era di una forza prorompente e di una riconoscibilità che non ammetteva compromessi. Com’altro altrimenti definire i completini a metà tra le uniformi da hostess ed un retaggio fetish militaresco che sborda nel segretariato, da sempre il trademark delle Client? Camicette extrasmall a manica corta accuratamente sbottonate q.b., longuette striminzite con spacchi strategici e tacchi a spillo, qua e là arredati dalle immancabili calze a rete. Iperfemminli? Non proprio. A completamento un non-look delle ragazze che sfocia nell’androginia e che le fa trasfigurare quali frigide ed eccitanti divinità di un futuro prossimo venturo. Per inciso, il loro sound è definito Futurist Pop, robe che Marinetti si rigirerebbe nella tomba a sentirsi in tal modo scomodare; un incrocio di Pet Shop Boys, Joy Division e Kraftwerk declinato però al femminile. Arrivate al terzo disco, che si intitola “Heartland”, però, le Client sono cambiate. Innanzitutto da due sono passate a tre: dal 2005 Client E si è inserita con successo nel blianciamento Client A-Client B (oh, dimenticavo: alle ragazze piace giocare con l’ambiguità e pertanto preferiscono essere riconosciute come “macchine da musica” piuttosto che come singole signorine). Secondariamente, l’immagine ha subito una virata decisamente sexy: stop alle uniformi, via libera al tubino in latex nero. E la musica è sbocciata (ma per i puristi, sfiorita) nel pop, rendendo l’elettronica dark accessibilissima anche ai neofiti tradizionalisti.
Capitolo 3: “Heartland”. Sembra di assistere ad una piccola rivoluzione nell’universo Client, cosa è successo? “Credo che per capire quel che ci è successo in questi anni occorra mettersi nell’ottica della crescita, del cambiamento. Il tempo è ovviamente passato, abbiamo vissuto esperienze importanti riguardo al nostro lavoro e abbiamo avuto voglia di far vedere come siamo diverse. E così i testi delle canzoni sono più curati e minimali, la produzione è maggiormente curata, gli studi di registrazione sono equipaggiati che meglio di così non potevamo desiderare. Abbiamo lavorato davvero sodo”. Sarah Blackwood, la vocina biondo platino delle Client (Client B), è un amalgama di professionalità e calore, indecisa se lasciarsi andare o proseguire a fare la Client. Qual è l’ispirazione dietro “Heartland”? “Il cambiamento. E’ molto difficile da spiegare, penso che ascoltando si capisca benissimo cosa intendo”. Ascoltando questo disco, ho avuto una fortissima impressione di immagini in movimento, come se le tracce fossero dei fotogrammi da pellicola. “E’ proprio questo che volevamo, rendere concreto il nostro stile musicale. Prima era buono sotto il profilo del suono ma mancava qualcosa … qualcosa che speriamo di essere riuscite a far passare ora”. Parliamo dell’immagine delle Client. Dopo anni di divise, vi siete scoperte sexy solo adesso? “Le divise erano sexy in un senso, e all’inizio non volevamo si parlasse di noi per il fatto che fossimo belle ragazze o tette e gambe che fanno musica; da qui l’idea di giocare sull’anonimato e sull’ambiguità. Oggi invece possiamo permetterci di dire ‘ehi, ora guardateci’. Però farsi guardare ha i suoi rischi: e cioè diventare bamboline per gli uomini e modelli irraggiungibili per le ragazze, ed è per questo che l’immagine che proponiamo oggi è sexy, sì, ma ad un livello più cerebrale”. “Heartland” è un album buio pesto. Volete mostrare la vostra parte oscura? “Tutti ne hanno una, e noi siamo alla ricerca di un posto cui apparteniamo. Ora come ora ci sentiamo al sicuro solo quando si spengono le luci ed esce fuori il buio dentro”. Che cosa vuol dire essere Client? “Client è oscurità, è melodia, è linee di basso ipnotiche. Client è un incrocio tra le t.A.T.u e i Nine Inch Nails”. Non vi fa paura la direzione pop intrapresa? Intendo, per i fan più intransigenti.“La molla che ci ha fatto scattare è stato ‘Confessions On A Dancefloor” di Madonna. Lo senti? E’ geniale. Pop ma con la P maiuscola, fatto per piacere ma con tutto un discorso dietro importante. Questo per noi è stato un passo importante da compiere, e non credo creeremo scompiglio solo perché siamo un po’ più orecchiabili o ci siamo messe il lattice addosso”. (Elisa Bellintani) (17/04/07) |
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