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MANGO |
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L’ALBERO DELLE FATE DI MANGO |
L’ALBERO DELLE FATE DI MANGO Il gradito ritorno di uno degli artisti più raffinati della scena italiana, tra i protagonisti dell’ultimo Festival di Sanremo “L’albero delle fate” (Sony Bmg) è il titolo del nuovo album di Mango, uno dei pochi artisti italiani che riescono a sorprende ogni volta l’ascoltatore, pur mantenendo uno stile personale e inconfondibile. La sua musica è frutto di particolari alchimie, che mischiano tradizione melodica italiana, world music, elettronica, orchestrazioni e pop dal sapore internazionale. Tutti elementi che, variamente combinati, troviamo anche nel suo ultimo lavoro, anticipato dal suggestivo brano “Chissà se nevica”, con cui Mango ha deciso di partecipare (per la settima volta) al Festival di Sanremo. D: Iniziamo parlando del brano sanremese “Chissà se nevica”… R: E’ un pezzo dal forte temperamento ritmico, che come ispirazione si avvicina a “Oro” e “Lei verrà”. Il testo, che porta la firma di Carlo De Bei (che è anche il mio chitarrista), parla d’amore andando però oltre e toccando una serie di circostanze che ruotano intorno a questo concetto. La neve rappresenta un limite da superare, da trasformare in un non-limite. Sono immagini che rappresentano la realtà e non solo una questione di fantasia. In “Chissà se nevica” mi collego anche alla filosofia di Adorno, in cui si dice che noi siamo liberi di andare da qualsiasi parte, ma al tempo stesso sottolineo il fatto che abbiamo bisogno di credere in qualcosa e di avere un amore. D: Come mai quest’anno hai deciso di partecipare a Sanremo? R: Essenzialmente perché me lo hanno chiesto. In realtà io stavo lavorando al mio nuovo album e non avevo pensato al Festival, anche perché solitamente non amo fare molta promozione. Alla fine però ho accettato, perché in fondo rappresenta una bella vetrina, considerando la possibilità di arrivare anche ad una platea internazionale. D: Tu sei salito sul palco dell’Ariston diverse volte, cosa ne pensi di questa kermesse canora? R: Il Festival di Sanremo è una cosa prettamente italiana e ci rappresenta, sia nel bene che nel male. E’ un po’ come il Carnevale di Venezia: se riesci a coglierne lo spirito, puoi sfruttare l’occasione per far conoscere la tua musica. D: Nella serata dedicata ai duetti hai deciso di presentarti con Laura Valente, ex voce dei Matia Bazar nonché tua moglie. Come mai questa scelta? R: Io considero quella di Laura una delle voci più belle che abbiamo in Italia e quindi non vedevo il caso di chiederlo ad altri, anche se noi due non abbiamo mai voluto fare la “coppia canterina”. In precedenza avevamo registrato insieme solo una canzone, perché apparteneva a noi e alle nostre emozioni: si trattava de “Il dicembre delle arance” (contenuta nell’album “Ti amo così” del 2005), in cui cantavamo una strofa per uno e le nostre voci si incrociavano solo su una nota. D: Che cosa rappresenta quell’albero delle fate che dà il titolo al tuo nuovo album? R: E’ l’albero che esiste in ognuno di noi e sul quale ogni tanto amiamo arrampicarci per coglierne i frutti. Il bello è che su ogni ramo c’è un frutto diverso, al quale attribuiamo una sorta di significato magico. D’altra parte credo sia giusto chiedere ogni tanto qualcosa a ciò in cui si crede. D: In questo lavoro tu firmi anche tutti i testi (a parte “Chissà se nevica”), vero? R: Si, è dal 2002 che firmo anche i miei testi. E’ una cosa a cui non avevo pensato prima, perché ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi autori italiani, poi questa comodità ha iniziato a starmi stretta e ho sentito la necessità di mettermi io a scrivere. D: Tra l’altro negli ultimi anni ti sei scoperto anche poeta… R: Nel 2004 ho pubblicato il mio primo libro di poesie “Nel malamente mondo non ti trovo”, mentre ora sta per uscire il secondo dal titolo “Di quanto stupore”. Ho iniziato a comporle nello stesso periodo in cui mi sono avvicinato alla scrittura dei testi e devo dire che sono felice di avere scoperto questa mia sensibilità. D: Il tuo poeta preferito? R: Indubbiamente Neruda. D: Ne “L’albero delle fate” si conferma la tua predisposizione alla sperimentazione musicale…R: Si, mi piace ricercare e tentare sempre nuove strade. E’ una cosa in cui, purtroppo, in Italia si investe sempre meno. Laura Frigerio (26/02/07) |
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 2004 Ti porto in africa | | |  2002 Disincanto | | |  1999 Visto così | | |  1998 Credo | | |  1992 Come l'acqua | | |
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1990 Sirtaki
1989 Inseguendo un'acquila
1987 Adesso
1985 Australia
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