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 THE GOOD THE BAD AND THE QUEEN
THE GOOD THE BAD AND THE QUEEN L’ANIMA LEALE DELLA CITY (WEST LONDON)
L’ANIMA LEALE DELLA CITY (WEST LONDON)

http://www.thegoodthebadandthequeen.com  
  
Londra è la protagonista di molti capolavori pop, è anche la musa ispiratrice di questo nuovo profilo musicale intitolato “The Good The Bad & The Queen”, dietro al quale si celano le menti pensanti di Damon Albarn (Blur/Gorillaz) nella sua nuova reincarnazione artistica, Paul Simonon (basso - The Clash) che ha ripreso in mano il basso dopo un lungo periodo di pausa dedicato alla pittura, la ritmica di Tony Allen (batteria - Fela Kuti) e i riff di Simon Tong (chitarra - The Verve). Una perfetta sintonia che si concretizza attraverso un lavoro di spessore lirico; con una serie di racconti musicati per un sincronismo di diversi stili e influenze che si combinano creando un distillato afrobeat, dub, punk, la classica tradizione britannica, sonorità anni ’50 e Britpop. Sentimentale ma non malinconico, l’intelligente visione di uno degli autori più apprezzati e talentuosi della scena britannica. Un'acuta interpretazione di una società in continua evoluzione con un’impostazione che si dirige verso un pericoloso impulso di chiusura.
 
E’ come lanciare un sasso nello stagno che anima una serie infinita di dischi concentrici. Ogni cerchio è una storia, un’interpretazione di sensazioni, stimoli e umori. Non è un tributo esclusivo a Londra, ma a tutto il Regno Unito; in primo piano la ‘normalità’ della vita. Un set sinuoso, misterioso e meticoloso che fa riflettere sull’essere britannici oggi.
 
La svolta definitiva per il decollo del progetto è stato il coinvolgimento del produttore Brian ‘Danger Mouse’ Burton, che ha modificato il corso degli eventi. A Milano, in una stupenda e assolata giornata invernale, abbiamo parlato con 3 dei protagonisti (Damon, Paul i più chiacchieroni e Simon il riservato) tutti molto disponibili a spiegare le dinamiche di questo CD.
 
Quando ha cominciato a prendere forma il progetto?
 
Damon: “L’idea originale risale al 2001, ben 5 anni fa. Tutto è diventato reale nel 2004 quando io e Simon siamo andati a Lagos (Nigeria) per registrare con Tony Allen. In quell’occasione abbiamo lavorato con musicisti del luogo, apprendendo importanti suggerimenti dai suoni e dalle ritmiche africane e incidendo molto materiale. La vera svolta è avvenuta quando siamo rientrati a Londra e la parte incisa è finita nelle mani del produttore Brian ‘Danger Mouse’ Burton…”.
 
Simon: “Tutto è decollato in Africa.  A Lagos abbiamo fatto un ottimo lavoro con Tony dando una spinta decisa all’intero progetto. Sin dal primo momento ho percepito il valore dell’opera. Con il materiale s’è istaurato un feeling indelebile ”.
 
Paul: “Sono stato l’ultimo ad essere coinvolto. Il merito è di Brian (produttore). Mi ha fatto sentire due canzoni e subito ho colto a livello sensoriale le ideali linee di basso. Poi eccomi qui, ho lavorato all’intero album anche perché si è sviluppato in un clima di relax , senza stress e la solita pressione esercitata da fattori esterni”.
 
Cos’ è cambiato con il coinvolgimento di ‘Danger Mouse’?
 
Damon: “Mi ha permesso di cambiare opinione sul materiale. Ad un certo punto sentivo che questo disco non aveva più bisogno di me. Pensavo che avrei usato quelle canzoni, ma che non le avrei cantate. Mi sentivo come un elemento estraneo, non basilare per il suo sviluppo. Ho parlato con Brian e le cose si sono modificate , ho interpretato il tutto con una prospettiva diversa e ho cominciato a scrivere pezzi che parlano di West London, permettendomi di esprimere il perché quel luogo della città è veramente un posto speciale dove vivere”.
 
Paul: “Lui mi ha permesso di riprendere contatto con la musica senza imposizioni. Mi ha proposto del materiale e in maniera naturale si è stabilita una forte intesa musicale che ha stimolato la mia creatività.  Adesso faccio parte a pieno diritto di un gruppo di amici che stanno bene insieme .…Tra noi c’è un affiatamento speciale , che si può sentire in maniera palese durante i live show”.
 
Spiegate ai nostri lettori perché è così speciale West London?
 
Paul : “Il clima che si respira è speciale. E’ una zona dove convivono diverse realtà. Ci sono ceti sociali distanti tra loro, poveri e ricchi, ma soprattutto è un contenitore di culture provenienti da ogni angolo del pianeta. Famiglie con origini giamaicane, mongole, spagnole, francesi, russe….Vivono fianco a fianco condividono nozioni e sentimenti trasmessi attraverso sistemi educativi differenti. Queste sono gli inglesi di oggi. Un piccolo mondo all’interno della grande metropoli. La faccia multi etnica di Londra. Un crocevia di tradizioni, una commistione tra religioni. Un luogo veramente singolare reso ancora più particolare dalla sua architettura vittoriana. Il punto focale di questa istantanea è Portobello Market, apre la mente delle persone”.
 
Damon: “Abbiamo tentato di fare un disco che parla di questa parte della città con un approccio diverso. Ha ispirato il mio song-writing; ma non si tratta di un prodotto nostalgico, anzi lettere e storie attuali, una sorta di finestra aperta sull’Inghilterra di oggi con uno spiraglio sul futuro prossimo”.
 
Cosa vuol dire essere inglesi oggi?
Damon: “Significa affrontare una realtà difficile, risultato di una politica mal gestita, lo spettro oscuro di una società in declino. Una condizione che condividono tutti gli stati Europei e l’America (Stati Uniti). Un instabilità sociale che si ripercuote sulla sfera pubblica mortificando le aspettative, con un futuro che si preannuncia nebuloso se le cose non cambieranno. Ci vorrebbe una Repubblica… (attualmente il Regno Unito è Monarchia costituzionale, ndr)”.
 
Paul: “Sta mutando l’aspetto interrelazionale. L’apertura che si percepiva in passato si sta snaturando e sostituta da un pericoloso senso di chiusura. Essere inglesi oggi significa confrontarsi con una realtà ampliata e multiforme ”.
 
 
Ci sarà un seguito a questo affascinante esordio?
 
Damon: “Lo spero. Comunque adesso viviamo il momento non corriamo troppo avanti. Possiamo permetterci di gustarci l’istante con calma senza anticipare i tempi”.
Paul: “E meglio soffermarci sul presente; quello che potrà succedere in futuro lo decideremo. Adesso tra noi c’è un aspetto sinergico unico. Un’opportunità che non dobbiamo farci sfuggire ”.
 
 
 
“The Good The Bad & The Queen”: qual’è la chiave di lettura del titolo?
 
 
Damon: “Questo disco va interpretato come un documentario. Una sequenza di racconti che mettono in luce determinati aspetti dell’Inghilterra. Il sommario di un libro composto da diversi capitoli. Un lavoro di analisi, che ripercorre il passato, ma senza retorica nostalgica, ma di estrema attualità nel riflettere sull’essere inglesi oggi”.
 
 
Perché non avete scelto un nome per identificare la band?
Paul: “Noi non abbiamo bisogno un nome, siamo abbastanza maturi e abbiamo una forte personalità. Era una necessità quando avevamo 17-18 anni ed eravamo insicuri. C’era bisogno di un identità, avere un nome era utile”.
 
 
E’ vero che questo disco è il naturale seguito di “Parklife” dei Blur ?
 Damon: “In un certo senso si, ma la mia affermazione è stata fraintesa dalla stampa britannica. Ho detto che durante il making of di ‘The Good The Band & The Queen’ ho percepito le stesse sensazioni che provavo durante la lavorazione di ‘Parklife’ (1994 - Blur) ecco il motivo del raffronto e di una certa assonanza. Questa è la semplice verità. Da qui poi sono state travisate le cose e pubblicate versioni più o meno attendibili”.
 
Carlo Cassani
(13/02/07)
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2007
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