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J.AX |
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J.AX, UN CANTASTORIE REAL, SENZA NESSUN OBBLIGO BACIACULISTICO |
Pubblichiamo un’enciclopedia ragionata sul mondo di Alessandro Aleotti (Milano, 5 agosto 1972), meglio conosciuto con lo pseudonimo di J Ax. Perché c’è da parlare di un nuovo disco dal titolo “Disanapianta” dove non si canta della sola cannnabis sativa bensì delle radici e della crescita del cantante. Perché è giunto il momento di salutare il progetto Articolo 31 (ma in maniera consensuale e propositiva). E perché di carne al fuoco ce n ‘è davvero a quintali: il singolo S.N.O.B. che manda affanculo un po’ tutti, le registrazioni in America, il punto di vista sull’Italia. Un po’ Rino Gaetano, un po’ Vasco, molto se stesso. Signore e signori Mr J Ax. Punto per punto. LOS ANGELES E IL NUOVO DISCO “Disanapianta, un disco rock” Ho scritto prima le canzoni a Milano, poi volevo le batterie come suonano nei dischi americani. Come faccio a ottenere quelle batterie? Tramite Franco Godi abbiamo contattato Samanta Valoni, la batterista di Peaches e degli Eagles of Death Metal, lei si è appassionata e ha tirato in mezzo gli altri musicisti, come ad esempio Troy Van Leeuwen (Queens of the Stone Age, A Perfect Circle). Ho registrato a Los Angeles per un effetto a catena, quindi. Non è stata una mossa per vendere più dischi, so che la canzone deve essere bella in sé, ma era per dare credito a chi compra i miei dischi. Ascolto molto punk californiano per cui ho sempre sognato di avere quei suoni. LE REGISTRAZIONI Hai assistito alle sessioni di registrazione? Cos’ha di veramente unico il sound americano? Allora secondo me cambia la cultura del musicista; loro ascoltano rock’n’roll da quando hanno 5 anni. E gli americani hanno un atteggiamento meno menoso alla musica. Infine hanno il tocco, che è la cosa più importante. Hanno studi di registrazione completamente customizzati e hanno degli accorgimenti speciali. Sono a metà tra genio musicale e approccio dilettantistico, artigianale. E non si fanno menate: un Americano entra in studio e jamma, senza preoccuparsi dei volumi. I PADRI ILLUSTRI Parliamo della scrittura del disco: mischi rap e rock e in più recuperi Rino Gaetano e Battisti. Concordi? Rino Gaetano è il mio preferito in assoluto insieme a Vasco, per cui rientrano. Le mie influenze vanno dai Rancid a Rino Gaetano. J.AX E LA TV Nel disco parli di livellamento culturale verso il basso. Prospetti qualcosa di positivo per i prossimi anni? A volte la televisione viene demonizzata ma ci sono anche dei programmi pieni di cultura. È un problema più in generale della nostra società: se la gente volesse più cultura, la televisione la trasmetterebbe. Però la gente è pigra e vuole vedere cose senza peso. E allora ecco che arriva la mia canzoni S.N.O.B. La tv è un mezzo vuoto. LA POLITICA Se poi parliamo di politica vedi che si tratta solo di ricerca di mercato: Fini sa che se fa la legge antidroga prende il voto delle signore al parco che hanno paura di chi si fa le canne. Il politico è lo specchio di come vanno le cose. Allora la mia strada è di fare delle canzoni con un appeal pop ma dove dentro ci faccio passare quel cazzo che voglio io. MILANO Il tuo disco parla di Milano. Non hai paura che possa venir recepito meno in altre parti d’Italia. No perché Milano è un mito per le altre città italiane e perché quello che succede qui oggi succederà tra due anni nel resto d’Italia. ARTICOLO 31 Avete dunque comunicato ufficialmente lo scioglimento del progetto Articolo 31? È uscito un articolo sul Corriere della Sera con scritto che abbiamo divorziato. In realtà non c’è un divorzio. Abbiamo fatto insieme tutto il fattibile, siamo insieme da quando avevamo 19 anni. Ora volevo aprire un nuovo capitolo e Jad voleva coronare il sogno di fare un disco con i rapper americani veri. COLOGNO MONZESE Il tuo posto preferito della tua hometown? Il quartiere Fontanile dove abita mia mamma. Per il resto è un posto abbastanza peso. per me era importante arrivare a casa sano e salvo. Venivo sempre a Milano, da quando avevo 15 anni. La vita di quartiere l’ho fatta, però prendevo il pullman e andavo in centro: volevo conquistare la città. MANY MONEY Come vivi il rapporto con i soldi? Sei un nuovo ricco che sperpera? Diciamo che sono uno che guadagna come un capo idraulico, come un libero professionista; non ho mai fatto i miliardi, non ho fatto il botto in Spagna come altri cantanti. Ho buttato via parecchio grano in droga e cene, però non ho passioni forti tipo le macchine o le puttane o l’azzardo, per cui solo un po’ di soldi in erba. Dal 2000 non tocco cocaina. Non mi posso lamentare. IL CANTAUTORE Ti senti cantautore? Io mi sento cantautore nel senso che canto le mie canzoni, ma non nel senso di roba intesa al giorno d’oggi. Non centro un cazzo con Cocciante. Diciamo che sono un neo-cantautore. Vasco ad esempio è un rocker, io mi sento più rappresentato dai cantastorie che girano in duomo con i cartelli. NIGHT LIFE Quante volte sei uscito da un locale senza pagare, come canti in Le chiavi di casa? Io nei locali sono come il crimine: non pago. Per principio. Se mi vuoi nel tuo locale ti bevo il bar. ALLA CONQUISTA DEL MONDO? Hai mai pensato di scrivere in inglese? Ci sto lavorando in questo momento: ho una versione in Spagnolo di “Ti amo o ti ammazzo”. Un paio di canzoni sono piaciute molto a Samantha e mi ha detto che dovrei farle in inglese; non appena finisce il tour con Peaches ci vedremo e decideremo che farne. VIVA L’ITALIA In italia ci sono un sacco di persone che si sentono rappresentate dalla mia musica, persone nate con il mito americano completamente sfalsato dai doppiaggi in tv e dalle traduzioni sbagliate. Tanto che se ascolti un gruppo strafico traducendo i testi scopri spesso che raccontano delle gran puttanate. Però poi magari la gente prende per il culo i Finley che cantano le stesse identiche cose. Quindi si fottano tutti questi. Da noi è molto più dura fare i testi. Noi siamo più severi. Gli americani cantano molte più stronzate. Noi abbiamo una dignità letteraria che ce la sucano all’estero! I CONCERTI Se preparo il live voglio dei musicisti americani e sicuramente vorrò Samantha. Per ora non sto organizzando il live, non mi piace accaparrarmi il pubblico a ridosso del disco: prima il disco deve essere recepito, se poi piace parto con il live e ci metto anche alcune canzoni degli Articolo. CRITICARE LA CRITICA Parlando di giornalismo: cominciano a riconoscere il tuo ruolo all’interno della musica italiana? No, probabilmente ci arriveranno tra 2 o 3 anni. Negli anni ‘90 quando iniziò tutto nessuno lo capì. Ora i pareri positivi sono aumentati, ma solo perchè i nuovi giornalisti c’erano allora e riconoscono le mie cose. Però è una figata, perché significa che non contano un cazzo, nel senso che tanto la gente continua a venire ai miei concerti e ad ascoltare i miei dischi. LA MUSICA DI NICCHIA Quella dell’underground è una mafietta che mi sta sul cazzo peggio di quella di Sanremo. Mi odiano perché se vado al Meeting delle etichette indipendenti ci vado per ritirare i premi, e non per leccare i culi. Lì c’è gente che vive nell’underground da 15 anni. Da altre parti se per 15 anni fai musica senza successo vuol dire che sei un fallito. Solo in Italia i giornalisti tengono in piedi i gruppi che non hanno venduto un cristo. In america sei un fallito hai capito? Punto. Ma siccome i giornalisti sono essi stessi dei falliti, ci tengono a tenere su i loro amici, e di me parleranno sempre male. Io mi sono fatto i soldi che loro non si sono potuti fare, mi sono trombato le donne che non si sono potuti trombare. SANREMO Quindi a Sanremo si va o no? Vado solo se mi pagano una cifra. Perché è ingiusto che paghino uno straniero come Eminem per cantare un pezzo in semiplayback quando gli Italiani vanno lì e si devono fare il culo per scrivere la canzone migliore del mondo. Una volta mi chiamò il signor Pippo Baudo al cellulare e gli dissi “per lei farei qualsiasi trasmissione per il grande rispetto che ho, ma a Sanremo non ci voglio andare, a meno che non mi diano i soldi che hanno dato a Eminem o a Sylvester Stallone”. L’ultimo Sanremo decente è stato quello vinto da Eros Ramazzotti con Una terra promessa. Alberto Motta |
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