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EVANESCENCE |
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LE ALI DELLA LIBERTÀ |
“The Open Door” apre un nuovo percorso artistico caratterizzato da un ampio respiro creativo. Sono rimasti troppo tempo intrappolati nella scatola di “Fallen” (2003, 14 milioni di unità vendute) era giunto il momento di aprirsi un varco ed esplorare percorsi più arditi. Con “Fallen” dovevano far capire chi erano, imporre la loro musica; con questo disco hanno liberato tutto le loro idee partendo da una line-up rinnovata. Terry Balsamo (ex Cold) ha rimpiazzato Ben Moody alla chitarra, dopo il tour in supporto a “Fallen” anche il bassplayer Will Boyd ha lasciato la band. Amy Lee ha acquisito maggiore sicurezza nelle proprie capacità e non si trincera più dietro le sue debolezze e paure. Questo processo di crescita è tutto espresso in questo set, frutto di un lungo e intenso lavoro. A questo cambiamento ha contribuito in maniera essenziale anche il nuovo chitarrista del gruppo, Terry Balsamo, i suoi accordi sono insidiosi , danno forme intriganti alle sonorità delle nuove composizioni, la sua chitarra è una straordinaria miscela dal sapore etereo, che si inserisce perfettamente nella sensibilità musicale della band. Il nuovo cd è stato registrato a Los Angeles (Record Plant studios) con il produttore Dave Fortran. Il progetto sfoggia un coro di stampo classico e una travolgente sessione di archi registrata in un’antica cappella che conferisce intensità a brani di profonda introspezione, sospesi tra un sentimento di nostalgia, incertezza e fiducia. Dark lady dallo sguardo di ghiaccio, così si è presentata Amy Lee al nostro incontro milanese. Negli ultimi tempi la frontwoman è uscita indenne da innumerevoli battaglie. Per riprendere confidenza si è affidata alla sua arte: la musica . “In questi anni la band si è evoluta attraverso un percorso di crescita. Abbiamo attraversato momenti negativi e positivi. L’esperienza ci ha migliorati come musicisti” ha confessato Amy Lee “Sono una persona diversa da ‘Fallen’. Adesso non ho più paura, posso affrontare e gestire ogni cosa, sono in grado di sopravvivere alla sfrontatezza della vita. Nell’album precedente ero come intrappolata. Ora sono più libera di esprimermi”. E’ questa la principale novità di “The Open Door”? “Due album concettualmente distinti. ‘Fallen’ era il biglietto da visita degli Evanescence. Imposto il nostro marchio ora possiamo dare spazio alla creatività. In ‘The Open Door’ abbiamo preso dei rischi, realizzato brani sicuramente con un appeal meno commerciale. Il titolo del disco annuncia questo passaggio. L’abbandona di una situazione vincolante per un quadro più libero. La possibilità di effettuare delle scelte senza imposizioni. Ogni giorno c’è il perenne contrasto tra serenità e malinconia, la scelta di una di loro deve essere naturale non condizionata” Ma ora ti senti veramente libera? “Si. Ho sconfitto le ombre del passato. Ero troppo vulnerabile. Il dolore è una sensazione intrinseca della vita, ma ora posso convivere con questa percezione. La mia crescita personale ha favorito anche un’evoluzione professionale. Sono in grado di percepire segnali da ogni emozione, trarre ispirazione non solo dal dolore e dalla tristezza, ma anche dalla rabbia e persino dalla gioia”. Avete plasmato una nuova dimensione per la band. In che maniera ha contribuito Terry Balsamo e come è cambiato il processo creativo? “Terry è stato fondamentale in questa metamorfosi. La sua chitarra crea suoni più disponibili, una musica sinuosa, ricca e strutturata. Ci siamo presi tutto il tempo necessario per assemblare l’album e prenderci una maggiore libertà di espressione. Anche da un punto di vista compositivo le cose sono mutate. Butto le idee sul mio laptop, sperimento i vari suoni , mi metto al piano e poi mi consulto con Terry. Con lui tentiamo di delineare la struttura portante prima di passare alla fase jam con tutta la formazione. Un metodo assolutamente innovativo per me. Prima ero troppo fragile per affrontare questo raffronto. In questa maniera si può trovare la perfetta sincronia tra suono e liriche”. I brani di “The Open Door” sono stati concepiti durante l’ultimo tour? “No. Solo in parte. Mentre sei in tour non c’è il tempo per vivere una dimensione creativa. Tutto è programmato. Aerei, tour-bus, alberghi, conferenze e interviste. Questa è la vita on the road. Ci sono dei momenti dove ti ritrovi da sola a riflettere e riesci a raccogliere alcune idee. Sul mio registratore incido delle liriche, strofe cantante, tutto materiale che analizzo e sviluppo con più calma quando la tournee è conclusa. Il periodo più consono all’ispirazione è la notte, anche se gli stimoli arrivano incondizionatamente in ogni istante”. Sei tu l’autrice di tutti i testi del nuovo disco? “Si. Ho scritto tutte le liriche di ‘The Open Door’. E’ una terapia per reagire a tutto quello che mi succede normalmente nella vita. La quotidianità. Sono testi autobiografici, che analizzano in profondità i vari aspetti dell’esistenza. Maggiore enfasi viene attribuita alle emozioni più forti, sia di natura negativa che positiva. La vita ha una doppia personalità”. Quali argomenti affrontano i nuovi brani? “Ti posso fare alcuni esempi: ‘Lithium’ parla dell’importanza dei sentimenti , oppure parliamo di ‘Weight Of The World’ è un appello rivolto ai giovani e alle loro speranze in un mondo così complesso e insidiose che non va mai sottovalutato, ma anche un’apertura gioisa, anche se può sembrare strano, in ‘Good Enough’”. La vostra musica è una fusione tra hard rock e nozioni di classica. Come create questo dualismo ? “Le sonorità della band sono un connubio mistico tra soud rock, gotico e classico. Un intreccio che si evolve dal mio background. Per nove anni ho studiato pianoforte classico, ma al tempo della scuola ascoltavo molta musica death metal. Sono due mondi e generi distinti ma molto intriganti , dalla musicalità complessa e molto drammatica. Questi aspetti rispecchiamo la mia natura. La drammaticità è una sorta di odissea sonora che da una dolce introspezione accompagnata dal piano, si perde in sferzanti riff di chitarra. La nostra è una musica aggressiva, con liriche che cercano direttamente il cuore del pubblico”. E’ vero che avevate scritto della musica per il film ''Le cronache di Narja'' ? “Non è una leggenda metropolitana è assolutamente vero. Avevo scritto dei temi veramente dark ed epici, che però non s’inserivano con l’atmosfera del progetto, che era rivolta ad un pubblico di ragazzi. Per questo motivo non sono state utilizzate. Di quella esperienza abbiamo ripreso un pezzo che fa parte di questo disco ‘Lacrymosa’. Il brano è basato su una sezione con lo stesso nome del ‘Requiem’ di Mozart, il brano di classica che preferisco”. Ritieni che la vostra musica sia adatta per il cinema? “ Penso che le nostre atmosfere possono perfettamente integrarsi con un progetto cinematografico. Adoro e mi piacerebbe molto lavorare con il regista Tim Burton. Forse gli chiederemo di dirigere un nostro videoclip”. Ci puoi rivelare il tuo concetto di spiritualità, uno degli elementi principali della vostra musica? “Sono sempre stata affascinata dalla morte e dall’aldilà. Da quando è morta mia sorella diversi anni fa mi è rimasta questa ossessione. Sono affascinata da tutto ciò che è sconosciuto , dal senso di vuoto e mancanza”. Adesso partirete in tour. Come sarà questa nuova avventura on the road? “Sarà divisa in due parti. Nei prossimi mesi, fino alla fine del 2006, saremo impegnati in Europa e America in piccoli teatri o club. Una scelta minimalista per ritrovare il calore dei nostri fan più fedeli. Solo in una fase successiva, nel 2007, visiteremo le principali arene con uno show molto più hard-rock…”. Carlo Cassani (25/10/2006) |
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