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JET |
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TURBOLENZE HARD ROCK |
Dopo il folgorante debutto con “Get Born” ne sono successe di cose alla formazione di Melbourne. I magazine di mezzo mondo li avevano etichettati come “il futuro del rock” - “Tutte cazzate inventate dai giornali” ha replicato Nic - che ricorda con qualche rammarico quelle affermazioni, hanno suonato con Rolling Stones e Oasis, prima di essere travolti da un vortice scatenato dall’improvvisa scomparsa del padre dei Cester (Nic, chitarra e voce; Chris, batteria). Un volo pericoloso, fortunatamente finito bene. Con “Shine On” vogliono scavare in profondità, dimostrare che il successo può nascere anche dalle avversità. Un disco che offre spunti di riflessione, ancora i suoi slanci su feroci cavalcate punk rock come la travolgente That’s All Lies, per atterrare su tappeti melodici e melanconici come la title track (Shine On), una straordinaria ballata dedicata al padre di Nic e Chris, che, ovunque da lassù, sarà molto orgoglioso dei suoi due ragazzi. “La morte di mio padre ha completamente sconvolto la mia vita” ci ha raccontato Nic, a Milano con la band dopo l’apparizione alla finale del Festivalbar. “Il lato frivolo dell’esistenza si è dissolto, ho riscoperto valori tradizionali che mi stavano letteralmente sfuggendo di mano. Un’analisi obiettiva della mia vita per guarire uno spirito assuefatto. Nessuno ti insegna ad affrontare queste situazioni, devi uscirne da solo. L’istinto ti aiuta. La vita è imprevedibile. E’ stato complicato, ma ci sono riuscito e questo disco è il risultato di un percorso tortuoso. Ci siamo volutamente allontanati dal mondo dipinto dalle riviste patinate per esorcizzare e sconfiggere i demoni che ci perseguitavano. A volte un taglio di capelli sembra la cosa più importante. La ricerca di una dimensione più onesta interiore, ma anche esteriore, era necessaria. Dovevamo concentrarci solo sulla musica. E’ stato come rinascere ”. Mark Wilson (basso) e Nic Cester (voce e chitarra) ci hanno raccontato il tormentato tragitto che ha portato a “Shine On”. Un disco che rispecchia il lato più introverso e meditativo della band. Che cosa ha scatenato questo processo? Nic: “Come ti accennavo la perdita di mio padre ha cambiato le carte in tavola. Tutto intorno a me è cambiato, ha assunto una prospettiva diversa. Stavamo perdendo il controllo, un fatto tragico ci ha permesso di limitare la sbandata e rientrare in carreggiata.” Mark: “Eravamo stremati dal tour. Succede sempre così. Quando sei in studio e stai per completare un disco non vedi l’ora di suonarlo dal vivo; dopo mesi di show vuoi rimanere solo lontano da tutto e tutti. Dovevamo rigeneraci, ritrovare il giusto equilibrio tra mente e corpo”. Quali sono gli elementi che distinguono “Shine On” da “Get Born”? Nic: “Il disco di debutto è stato come un ‘bang’, un botto improvviso che ci ha travolti, ma sicuramente meno ragionato di questo secondo lavoro. Qui abbiamo cercato di andare in profondità, scoprire e analizzare i lati più oscuri dell’anima e realizzare un disco fatto con la mente che punta direttamente al cuore. Le ballate sono più profonde, connubio tra sentimenti e rabbia”. “ ‘Get Born’ (4 milioni di copie vendute nel mondo) aveva degli ottimi brani, ma questo nuovo set è più coinvolgente dal punto di vista lirico, più emozionale. Questa è la sua forza”. Come e dove si sono svolte le varie fasi di registrazioni? Nic: “Dopo che ognuno di noi aveva vissuto esperienze in vari luoghi del Pianeta, ci siamo ritrovati per un breve periodo alle Barbados, lontano dagli show, dalla promozione, con le nostre ragazze e gli strumenti necessari per lavorare. La maggior parte dell’opera si è consumata a Los Angeles agli Hillside Manor Studios con il produttore Dave Sardy. Un piccolo ruolo lo ha giocato anche la nostra città, Melbourne”. Quante tracce avete scritto per arrivare alle 14 canzoni finali? Nic: “Avevamo una quarantina di brani, ma in studio ne sono state registrate 24. Da questo nucleo su cui abbiamo lavorato per diversi mesi, sono state scelte le quattordici che sono finite sul disco, le altre sono in una fase di limbo. Non so che fine faranno”. Non potrebbero finire sulla vostra pagina di Myspace.com ? Mark: “Myspace è un ottimo veicolo di distribuzione per la musica, un biglietto da visita per le giovani band ancora senza contratto. Quello che conta è il talento; se ci sai fare prima o poi emergi. Forse finiranno li, oppure diventeranno dei b-side…o non saranno mai rilasciate”. Voi siete giovani ma interpretate un’idea di rock con uno sguardo al passato. Non vi fa paura un futuro musicale così tecnologico? Mark: “No. Tutto ha un’evoluzione naturale. Ci sono cose che non potranno mai subire cambiamenti radicali”. Cosa ne pensi della possibilità di ascoltare e sicuramente più avanti di vedere sul telefonino i concerti ? Mark: “Ecco questo è uno dei limiti per me invalicabile. Snaturerebbe il concetto intrinseco del live show. Il contatto con il pubblico, il feeling che s’instaura durante i concerti non può essere riprodotto artificialmente. Lo spettacolo dal vivo è un elemento inscindibile del rock n’ roll. Come fai a vedere un concerto attraverso un display così piccolo. Mi sembrerebbe di guardare attraverso il buco del ….”. Nic è vero che hai vissuto un po’ di tempo in Italia? Dove? “Si assolutamente, ma non ho imparato l’italiano. Ho trascorso un periodo sul lago di Como (una località gettonatissima: Matt Bellamy dei Muse, George Clooney…ndr) con la mia ragazza. Lei è australiana, è una studentessa universitaria e nell’ambito di un programma di scambio tra studenti è venuta in Italia. Tutto qui. Poi mio padre era italiano, della zona di Treviso-Pordenone, dove suoneremo a ottobre”. Per i fan della band due sono gli appuntamenti live: Il 20 ottobre a Roncade, Treviso (New Age Club) e il giorno seguente al Rolling Stone di Milano. Carlo Cassani 12 ottobre 2006 |
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