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GIARDINI DI MIRO’ |
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NORTH ATLANTIC TREATY OF LOVE |
I Giardini di Mirò escono con un progetto particolare “North Atlantic Treaty Of Love”, composto da 4 inediti e 4 remix, che delinea una fase sospesa e ricca di inventiva, mentre sono in gran fermento i preparativi per il nuovo disco in uscita questo tardo autunno. Abbiamo intervistato Corrado, chitarra della band, per farci spiegare qualcosa di più. “North Atlantic Treaty Of Love” è per te un’album effettivo o come lo ritieni? Questa è una raccolta di bizzarrie sonore che volevamo pubblicare. L’abbiamo fatto con 2nd rec (etichetta tedesca) perché loro erano adatti a questo genere di progetto. E’ un progetto lontano dalla coralità che ricerchiamo abitualmente in un disco. E’ qualcosa di particolare, sono per me otto belle canzoni ma non fanno parte di un progetto unitario. Ci sarà qualche pezzo di questo album nel prossimo in uscita questo inverno? No, non credo. Anche se per un po’ siamo rimasti indecisi riguardo a Othello. Questa canzone è nata come uno scherzo che volevamo fare al tastierista. Abbiamo messo al pianoforte che era inzialmente triste e lento, una cassa in quattro, poi ci abbiamo aggiunto una linea vocale, una chitarra e alla fine a forza di ravvivare c’è piaciuto…e l’abbiamo messo su questo album. La vostra lavorazione agli album è un po’ lenta/complicata, dato che conto solo tre album nella vostra storia di 8 anni. Non credo sia questione di lentezza. Nonostante abbiamo pubblicato solo 3 album effettivi abbiamo fatto diversi singoli e negli ultimi tre anni siamo riusciti a fare 150 concerti. Poi qualcuno di noi ha qualche progetto parallelo o lavori veri e propri. Il tastierista ha questo progetto Pillow, che è una ricerca tra elettronica da casa, orchestrazioni e una voce femminile. Io sto producendo una cosa mia, che uscirà il prossimo autunno, con l’Mc Siaz che canta anche in questo album la seconda traccia Little Cesar. E Che nome avrà questo progetto? Il mio cognome, Nuccini. E’ davvero penalizzante essere italiano e quindi fare fatica a esportare se stessi all’estero, quando spesso i prodotti che invece dall’estero entrano nel nostro Paese sono di qualità inferiore alla propria? Dipende da che obiettivi ti sei prefissato. Ad esempio i gruppi inglesi ottengono un grosso successo ovunque, ma poi vengono bruciati da quel sistema. In Italia invece è tutto molto lento, se pensi a gruppi come gli Afterhours, che si sono creati il loro seguito e si sono costruiti un nome lentamente. Questo è ciò che ripaga nel nostro paese, la costanza e per me è molto bello. Vi hanno etichettato Post Rock, vi è mai andata stretta o vi ha mai dato fastidio questa definizione? Sai, i gruppi non si riconoscono mai precisamente entro i limiti del genere. Questo perché avere ben chiari i paletti che definiscono un genere e rientrare in questi margini non è facile. Poi da quando esistono i computer è ancora più difficile darsi dei limiti. Il post rock è stato per un po’ ricondotto a tutti quei gruppi che manifestavano una certa inquietudine di fine millennio, nella musica e nei testi. Quindi per un certo periodo tutto un certo rock di ricerca era visto come post rock. Noi stiamo tentando di evolvere verso altre forme, anche verso quadrature, anche se poi le quadrature vengono lette come pop, ma sì la direzione è quella!
Paola
(28 Luglio 2006) (ultimo giorno di lavoro in radazione...) |
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 2006 North Atlantic Treaty Of Love | | |
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Giardini di Mirò (1998) Rise And Fall Of Academic Drifting (2001)
Punk... Not Diet! (2003)
North Atlantic Treaty Of Love (2006)
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