|
THE RACONTEURS |
|
 |
|
A QUALCUNO PIACE SIDE |
In questi ultimi anni il side project va molto di moda: artisti che vogliono concedersi lo sfizio di provare a fare qualcosa di diverso, un po’ per uscire dai soliti schemi, un po’ per presunzione di talento molteplice. Con il pericolo flop sempre in agguato dietro l’angolo; sì, perché spuntarla non è cosa proprio da tutti. Il nuovo bulldozer rock mette insieme il graffio rock di Detroit al vezzo ritmico di Cincinnati.
L’equazione è molto semplice: Jack White + Brendan Benson + Jack Lawrence + Patrick Keeler = The Raconteurs. Ci sono dentro un po’ di White Stripes, di Greenhornes (già band feticcio di Jack White) e tutto il savoir faire cantautorale di Brendan Benson; e ai più smaliziati non sarà sfuggito che i Raconteurs sono tutti e quattro figli della Grande Madre V2, per le cose migliori si fanno in famiglia.
Il disco dei desideri si chiama “Broken Boy Soldiers”, e trattasi di un tuffo nel passato del Grande Rock, quello imponente, grandioso ed epico dei primi anni ’70; chitarre e parole, con qualche reminescenza contemporanea qua e là. I soliti entusiasti a prescindere di NME lo avevano definito “la risposta di Detroit a Nevermind”, ma francamente noi siamo un po’ stufi di cercare eredi e risposte e preferiamo godercelo così com’è. E ci piace (di brutto aggiungerei).
L’avventura Raconteurs inizia come la più classica delle storie da film: Jack White e Brendan Benson sono vicini di casa a Detroit, ognuno suona la chitarra nella propria stanza e poi la decisione di farlo insieme; un pomeriggio, così, per gioco o neanche tanto, esce Steady, As She Goes (la canzone più à la White Stripes dell’album), e la voglia di fare un disco insieme. I troppi impegni dei due rallentano l’incubazione del disco e la formazione della band, ma lesti arrivano i due Greenhornes in soccorso; è solo questione di tempo, “Broken Boy Soldiers” è un predestinato. Ed ora è tra noi.
“Non volevo suonasse troppo White Stripes. Questa è una band completa, due cantautori insieme che si completano e spronano, assieme a tastiere, batteria, basso e chitarre”; questo l’intento di Jack White parlando del suo progetto Raconteurs, ed in parte c’è sicuramente riuscito. Certo, il passato non si rinnega e non si cancella, però la direzione di evoluzione a cui tendere è quella del puro rock classico, senza sconti e senza inutili fronzoli. Incalza Benson: “E’ esattamente come uno si aspetta che sia: due stili che si incontrano. Ne sono molto orgoglioso”.
Il ragazzaccio del blues ed il bardo perfezionista del pop rock hanno fatto scintille, insomma; ma la convivenza come è stata? “Credevo ci saremmo scontrati ma non è successo. Ci rispettiamo a vicenda, ed entrambi eravamo eccitati all’idea di lavorare con l’altro; l’ultima cosa che ci siamo sognati di fare è stata quella di pestare i piedi per imporci”. Parola di Benson.
Il nome Raconteurs è più ironico che autorevole: con i panni di cantori di poetiche trame gentilmente accantonati, Jack e Brendan semplicemente si ritrovavano e immaginavano come sarebbe stato avere una band insieme; le “storie” sono quelle che fioccavano dalla loro mente, non quelle che ci raccontano in “Broken Boy Soldiers”.
“Broken Boy Soldiers” trasuda testosterone e virilità, è un album maschio e ruvido; con Jack White che finalmente si libera dei vestiti candy-chic e si mette jeans sdruciti e felpa, e Brendan Benson con la sigaretta sempre in bocca che sembra quasi carino. Peccato solo per il gioco dell’ambiguità ed i falsetti dei White Stripes, qui irrimediabilmente perduti.
Elisa Bellintani |
|
TUTTO SU THE RACONTEURS |
|
 2006 Borken Boy Soldiers | | |
|
|
|
|
vedi tutto su THE RACONTEURS
|
|
vedi tutte le news
|
|
|
|
|
BNOW PREVIEW
|
|
|
|
|
RUMORE |
IN EDICOLA |
|
|
|
|
|
|
|
TAGS
|
|
|
|
|
|