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PEARL JAM |
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NON BASTANO MAI |
L’urlo ‘grunge’ torna a librarsi alto sul mondo. Avevano annunciato un disco vigoroso e hanno mantenuto la promessa. Un ritorno alle origini per i Pearl Jam , che alzano il tono per esprimere le loro sensazioni sull’attuale e instabile società, povera di valori e colma di presunzioni . Nel 2002 hanno pubblicato “Riot Act”, la prima reazione agli attacchi dell’11 settembre al World Trade Center di New York; adesso “Pearl Jam”, questo il titolo della nuova release, analizza il contesto sociale con una posizione più meditata e mediata, ma senza fare sconti e oltre all’energica spinta rock, incalza sull’argomento con liriche coraggiose. Parlando di questo ultimo sforzo discografico, Eddie Vedder frontman del gruppo, ha affermato “Il miglior lavoro realizzato dai PJ. E’ un disco molto aggressivo, perché ancora una volta, è un prodotto che rispecchia l’odierna situazione che si respira negli Stati Uniti ..Un’escalation irreversibile dopo gli attacchi dell’11 settembre, provocata da una gestione errata del post attentato”. Molte sono le opinioni prese in esame per scrivere i pezzi del disco, tra queste una espressa da Vedder con molta chiarezza “Il mondo non ha un proprietario, anche il cielo, la luna e noi stessi non abbiamo un possessore. Noi vogliamo che questo concetto rimanga invariato”. I Pear Jam non si sono mai arresi, dal debutto ad oggi hanno sempre manifestato il loro punto di vista con fermezza. Fra tragiche morti, come Andy Wood, Kurt Cobain e Layne Staley e scioglimenti come quello dei Soundgarden, i Pearl Jam sono rimasti, insieme ai Mudhoney, gli unici testimoni del movimento grunge, nato, cresciuto e defunto a Seattle a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90. Questo album è l’ennesima prova di consapevolezza della band, che ‘urla’ alla sua e alle nuove generazioni il malessere del sistema, punta il dito contro i ‘tumori’ che stanno lentamente ma inesorabilmente logorando il mondo e i suoi valori. Questo dolore interno è espresso attraverso le liriche del nuovo lavoro. In World Wide Suicide (primo singolo) Vedder canta “It’s a shame to awake in world of pain…” (È una vergogna svegliarsi in un mondo di dolore); oppure in Unemployable intona “Yeh / So this life is sacrifice/ Near to death../ I seen the light” Una battaglia cominciata nel 1991 con l’uscita di “Ten”; una carriera completata da un mosaico rock di valore inestimabile, musicalmente aggressivo , ma soprattutto profondamente impegnato dal punto di vista lirico, nel personale tentativo d’interpretare l’evoluzione, o l’involuzione, del Pianeta. La filosofia ‘grunge’ Analizziamo in sintesi il fenomeno ‘grunge’: è uno stile trasversale del rock, manifestazione culturale ben definita per identificare le disfunzioni e i turbamenti della così detta ‘generazione X’, l’alienazione dei giovani negli anni novanta, incapaci di reagire di fronte ad una società indecisa con scarse aperture verso il futuro. Dallo stato di Washington la "moda" si irradiò in tutto il mondo. Uno stile che riprende la forma-canzone tradizionale di cui vengono solo modificate le regole e i toni in funzione sistematicamente ribelle, depressa, pessimista e violenta (ma soprattutto in quanto nichilista e autodistruttiva: trasandata, sgangherata, decadente, in sfacelo) con una potenza che si contrappone a lievi cadute. Un’epoca musicale subito identificata da uno stile di moda. L’immagine grunge, consisteva in: jeans strappati (ripresi dai gruppi heavy-metal californiani di inizio ‘80, a loro volta ispirati dai leggendari punk di New York Ramones) e camicia di flanella aperta con sotto una maglietta. Questi erano gli elemento per esprimere il senso esistenziale del grunge, che nelle sue forme più estreme constata la svalutazione di tutti i valori con la conseguente apatia, indifferenza più o meno irriverente, nei confronti della vita. Il punto focale su cui poggia la filosofia ‘grunge’ è un disprezzo naif del mondo, che nega ogni manifestazione di sfarzo. Come tutti i fenomeni ha una sua collocazione temporale e geografica. Il ‘grunge’ è Seattle a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Tra i gruppi che hanno forgiato questo nuovo sound, la naturale prosecuzione dello sperimentale hardcore e post-punk californiano di inizio anni 80 con reminescenze rock anni ’70, hanno un ruolo fondamentale i Green River , che assieme a Melvins, Soundgarden, Malfunkshun e Screaming Tree, costituiscono la prima ondata della scena ‘grunge’. Questo era lo scheletro portante di una rivoluzione che qualche anno più tardi ha invaso l’intero pianeta. Chi ha raccolti i frutti di questa semina, riscuotendo consensi anche in termini di vendite sono: i Soundgarden di Chris Cornell (sciolti nel 1997), gli Alice in Chains, ultimamente riformati per un tour ma orfani del loro carismatico leader Layne Staley, scomparso nel 2002 e i travolgenti Nirvana, autori di uno dei simboli indelebili del ‘grunge’, l’album “Nevermind”(1991), una corsa bruscamente interrotta dal suicidio del cantante e mente della band Kurt Cobain il 5 aprile 1994.
Red (19 Maggio 2006...primo giorno di caldo anarcotizzante) |
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TUTTO SU PEARL JAM |
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 2006 Pearl Jam | | |  2002 Riot Act | | |  2000 Binaural | | |  1998 Yeld | | |  1996 No Code | | |
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1994 Vitalogy
1993 Versus
1991 Ten
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