|
LUISA COTTIFOGLI |
|
 |
|
LU E LA MUSICA DEL MONDO |
Inutile stare ad elencare la ricca carriera di questa artista. Luisa Cottifogli ha una voce fuori dal comune che riesce ad impiegare nei modi meno scontati. Ogni suo album è una scoperta, è un viaggio, è una persona differente. Luisa è al momento in tour con i Quintorigo sostituendo il dimissionario De Leo, ma ha trovato il tempo di pubblicare Rumì, suo personale discorso non solo musicale ma anche culturale. Nella capacità di cambiare e nella voglia di cercare credo sia il segreto di chi può cantare trasmettendo passione e regalando emozioni. L’ho intervistata perché ci tenevo che la conosceste un po’ di più… perché ne vale la pena! Rumì è un disco prevalentemente in dialetto romagnolo, per te che hai viaggiato tanto e sperimentato tanti generi e collaborazioni deve essere stata una scelta mossa da qualcosa di preciso… Sentivo la mancanza del dialetto, è un aspetto che ho sempre invidiato alle persone con le quali sono cresciuta, in Romagna, che avevano i nonni che lo parlavano, mentre io avevo altre provenienze. Così mi sono sentita di tornare alle origini, perché senza conoscere le proprie origini non si può costruire il proprio futuro; con la globalizzazione si rischia di perdere tutto. Rumì è una figura del passato, un mendicante che tramandava le storie tradizionali. Ma la lingua e il testo sono qualcosa che arriva in secondo piano rispetto alla musica alla melodia? Il testo è composto da cellule onomatopeiche. La musica è indipendente dal testo. Ultimamente ho riscoperto la forza della melodia, non nel senso dell’uso sanremese, ma una riscoperta del suo potere enormemente evocativo, di melodie che hanno passato secoli, non perché fossero particolarmente originali ma per la loro forza comunicativa. Per “Rumì” data la tradizione romagnola che riporta, la melodia e i testi hanno lo stesso cuore della musica. La musica è un mezzo per esprimere la propria creatività? E’ un bisogno? Certo è un modo di esprimere la propria creatività. La fortuna è che diventi un lavoro, è un bisogno che diventi un lavoro; purtroppo è difficile proprio per questo, perché inizialmente e lungo sei costretto a vivere con pochi soldi, è una scelta di vita… Quale delle tue esperienza o collaborazioni ti è rimasta di più nel cuore? Sono davvero tante e tutte diverse non paragonabili. Il percorso musicale è fatto a strati, ci sono incontri che fai e immediatamente non ti dicono niente, in seguito scopri di essere cresciuta grazie a quell’incontro. Un’artista è come una tavolozza con tanti colori, il tuo colore è qualcosa che si è prodotto da la somma di tutti gli altri, non c’è mai niente di nuovo sotto il sole, tutti gli elementi che respiriamo vanno a formare quello che facciamo. E qual è la musica che senti più vicina, visto l’ampio spettro di esperienze musicali, dall’india alla Romagna passando per i Quintorigo e il jazz? Ci sono linguaggi che non mi appartengono, ma alla fine la musica ha tutta una matrice comune. Non mi interessano i generi, non credo di aver fatto qualcosa di non etichettabile. La musica deve essere l’espressione della propria anima, è una forma meno materiale rispetto alla pittura o alla creta che hanno una propria materia.
(7 Aprile 2006) Paola Andreoni |
|
TUTTO SU LUISA COTTIFOGLI |
|
 2006 Rumì | | |
|
|
1999 Aiò Nenè |
|
vedi tutto su LUISA COTTIFOGLI
|
|
vedi tutte le news
|
|
|
|
|
BNOW PREVIEW
|
|
|
|
|
RUMORE |
IN EDICOLA |
|
|
|
|
|
|
|
TAGS
|
|
|
|
|
|