Parola d’ordine per carpire i Cardigans del 2005: dimenticatevi completamente di “Gran Turismo”. Anche se ha venduto 2 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo e ha consacrato la band della bellissima Nina Persson con successi quali “Erase/Rewind” e “My favourite game”. Per non parlare della precedente “Lovefool”, entrata nei cuori e nelle orecchie di tutti quale tema portante del film “Romeo+Giulietta” con Leonardo di Caprio e Claire Danes. Nel 2005, dicevamo, i Cardigans si ripropongono con “Super extra gravity”, album trainato dalla feticista e sexy “I need some fine wine and you, you need to be nicer”, dove più che in vino veritas si evince che in vino gravitas. Comunque. Il suono è diverso e rinnovato rispetto al precedente “Long gone before daylight”: a tratti più nevrotico ed irascibile, a tratti più dolce e rassegnato, insomma, agli estremi; con sotto testi cattivi e sinceri fino a far male. Non fatevi ingannare dalla dolcezza di Nina, “Super extra gravity” non scherza; ed è, forse, l’album più bello dei Cardigans ad oggi. Abbiamo fatto quattro piacevolissime chiacchiere con Peter Svensson. Siete insieme da 11 anni. Come vanno le cose tra voi? 13, per l’esattezza. Ci divertiamo, stiamo bene insieme, siamo ottimi amici e ci piace ancora da matti fare musica insieme. Ne saranno cambiate però di cose in 13 anni, no? 13 anni è un tempo lungo, certo, e in questi anni siamo cresciuti, siamo diventati più consapevoli e sicuri di noi. 13 anni fa eravamo dei ragazzini alla scoperta del mondo, venivamo da un piccolo paesino della Svezia e ci siamo messi in testa di uscire da lì. Credo proprio di poter dire che ce l’abbiamo fatta! Anche se non si ha mai la certezza di restare dove si è arrivati, anche se te lo sei conquistato con il duro lavoro. Immagino che dopo un botto incredibile come “Gran Turismo” le cose per voi non siano state facili da gestire. “Gran Turismo” è stato un enorme successo che nemmeno noi ci aspettavamo di raccogliere – non così tanto, almeno. Per cui sarebbe sciocco dire che non abbiamo sentito né sentiamo la pressione di fare bene; ma quella la sentiamo sempre, in effetti. Il fatto è che a noi non interessa tutta questa pressione: non ci siamo mai lasciati influenzare e non abbiamo mai avuto paura di cambiare, album dopo album. Per “Super extra gravity” avete richiamato il produttore Tore Johansson, “licenziato” per il precedente “Long gone before daylight”. Vi eravate pentiti? Tore è un persona straordinaria con la quale lavorare, non potevamo certo farcela scappare! Lui è uno di quelli che entrano in studio, ascoltano quello che stai suonando e se fa schifo te lo dice in faccia, senza problemi. Non solo, poi ti stimola, ti fa domande, come faresti qui, cosa faresti lì. Sembra maleducato e sfrontato, a volte, ma in realtà ti spinge a fare meglio. Il suono dei Cardigans è cambiato e molto, in “Super extra gravity”. Chi scrive la musica sei tu, quindi chiedo a te: cosa è successo? Il cambiamento è una cosa naturale, non riesco a pensare di fare sempre cose uguali; troppo facile azzeccare la formula giusta e poi riproporla in continuazione, ti stanchi tu e si stancano le persone di ascoltarti. Cambiare è spontaneo, comunque, e non una tecnica per stupire le persone ed incantarle. Come definiresti questo disco? Naif, infantile, intenso. I testi invece li scrive Nina. E quello che spicca in “Super extra gravity” è che i rapporti interpersonali, anche dopo 13 anni, alla soglia dei 30, sono più difficili e ingarbugliati che mai. Caspita, vero … confermo. Che sia amicizia, amore, o contatti con le proprie emozioni personali, è tutto così complicato. Uno pensa di crescere e che le cose diventino più semplici, che dai propri errori e dalle proprie esperienze si riesca a tirar fuori qualcosa di buono e di utile, ma purtroppo non è così. E’ sempre più un casino. Cosa ne pensi di “Super extra gravity”? Soddisfatto? Chiaramente sì! Un po’ perché l’ultimo disco che fai è sempre quello a cui ti senti più legato, un po’ perché ci hai lavorato tanto, comunque a mio avviso questo è il nostro disco più bello. Sicuramente quello che per noi vale di più. Elisa Bellintani 5 dicembre 2005 |