A nemmeno due anni dall’uscita di “Dead letters”, ritornano con un nuovo disco i finlandesi più famosi e chiacchierati del momento, i The Rasmus. “Hide from the sun” è spiazzante, diverso, incarna l’anima più oscura e gothic del gruppo, tutto costruito attorno a chitarre importanti ed imponenti a contrasto con lievi melodie di pianoforte; e la voce di Lauri che detta legge oppure si arrampica esitante su e giù per le note di aggancio delle corde della chitarra di Pauli. E’ un ritorno alle radici dei The Rasmus, al rock pesante e aggressivo di quando, 10 anni fa ornai, iniziarono a suonare insieme. Non vi tragga in inganno il primo singolo, “No fear”, molto embedded con il suono di “Dead letters”, perché su “Hide from the sun” trova spazio il rock vero. Abbandonati i corvi, ma non il look in total black (il trucco c’è, ancora, e si vede), il nuovo animale feticcio dei The Rasmus è la farfalla. Emblema della libertà, della possibilità di fuga, di volare via, eppure così delicata e fragile, in pericolo di caduta ad ogni ostacolo. C’è un perché. Scopritelo assieme a noi e a Lauri. “Dead letters”, il tour, nessuna tregua, e ora “Hide from the sun” … dove lo trovate il tempo per fare tutto? “Ci sentiamo molto ambiziosi, nel senso che abbiamo lavorato tanto per arrivare dove siamo adesso e non vogliamo perderci nemmeno un minuto. E’ divertente ed appagante non lasciare che la gente si dimentichi di te! E poi fare musica dà senso alla nostra vita, lo facciamo da molto tempo”. Già. I The Rasmus si sono conosciuti e formati nel 1994. Sembra essere passata una vita … Undici anni insieme, 26 anni appena all’anagrafe, – e sei album - possono rivelarsi una vera prova di resistenza per un gruppo, quando non addirittura l’inizio della fine. “E’ un tempo lungo, ma a noi ha fatto solo bene. Man mano che il tempo passa il nostro rapporto diventa sempre più forte, impariamo a conoscerci e a capirci; le tensioni ci sono, come in tutti i rapporti umani e professionali, però siamo forti insieme, ed il gruppo conta di più dei singoli componenti”. Proprio nessuna invidia o rancore? Lauri non si sbilancia. “Siamo molto uniti”. Diplomatico. “Hide from the sun” è molto più imponente ed importante di “Dead letters”, ed è un bel colpo per quelli che vi hanno etichettato come fenomeno pop. Che cosa è cambiato? “Niente. Semplicemente ora ci sentiamo liberi di proporre qualcosa che ci appartiene; questo disco è molto vicino al sound del nostro secondo lavoro, con però innestate le atmosfere malinconiche e solenni di “Dead letters”. Ed è un disco innocente, perché così mi sentivo quando ho scritto le canzoni; ora le cose sono cambiate …Ci hanno attaccato in tanti, e non ne capiamo il motivo; ci hanno definiti pop in senso dispregiativo, ci hanno degradato e schernito, non vedendo che dietro “Dead letters” c’erano impegno e dedizione; possiamo non piacere, ok, ma screditare questo mai. Ho sofferto, ora ho imparato a non darci peso; del resto, gente che ci ama ce n’è”. L’affetto dei fan vi spinge a continuare. Come sono i fan dei The Rasmus quando li incontrate? “Sono persone incredibili, e come cambiano da Paese a Paese! Per esempio, da noi, in Finlandia, essere un fan vuol dire avvicinarsi ad un artista, allungare timidamente la mano e presentarsi dicendo le solite cose, “piacere”; c’è distanza. Prendi voi italiani: tutta un’altra cosa! Un giorno stavo passeggiando a Helsinki in centro e mi si avvicina questa ragazza italiana, tutta eccitata e sorridente: “Ma tu sei Lauri!”; sembrava avesse visto chissà quale attore di Hollywood, e invece aveva riconosciuto proprio me! Mi butta le braccia al collo, mi dà un paio di baci sulla guancia, io sono rimasto così intimorito … non siamo abituati a tanto calore, ma è una cosa bella!”. Come si colloca “Hide from the sun” rispetto al vostro trascorso artistico? “Non rompe col passato, anzi, lo recupera. Forse quello che lo differenzia da “Dead Letters” sono le liriche. I testi di questo album sono molto, molto più profondi rispetto a tutta la nostra produzione precedente; questo perché ho avuto modo di fare esperienze che mi hanno portato a cercare di conoscere meglio me stesso e gli altri, ma anche perché mi sono avvicinato a cose che prima non consideravo. Ad esempio, molta influenza su di me la ha avuta Leonard Cohen, è uno degli autori che ultimamente ascolto più volentieri. Ed anche i libri di storia, i ritratti di problematiche sociali, mi hanno fatto venire voglia di cambiare un po’ le cose. O almeno provarci. E nelle liriche si sente, questa voglia di fare, di agire, mentre “Dead letters” giocava molto più sull’introspezione ferma, statica”. Se “Dead letters” erano le lettere personali e dolorose scritte e mai inviate ai destinatari, interruzioni brusche di comunicazione con l’esterno per indugiare nel proprio Io, viene da chiedersi “Hide from the sun” che cosa nasconde. Nascondersi dal sole, dalla luce; nascondersi, sì, ma in definitiva da cosa? “Hide from the sun è una frase tratta dal mio diario, dove scrivo le mie impressioni. Nascondersi e scappare alla ricerca di pace, di un momento di tregua. Il sole dal quale nascondersi può essere la vita frenetica fatta di alti e bassi, può essere un proprio fantasma, un ingorgo personale, qualsiasi cosa ci crei difficoltà e disagio. Mi ricordo di un’esperienza fatta in Messico, alle piramidi di Teotihuacàn, dove siamo entrati in contatto con la tribù della nostra guida; persone con i piedi per terra, senza troppe complicazioni, vicine alla natura. Questo momento intenso mi ha dato modo di fermarmi e riflettere, ripensare alla mia vita, a quello che faccio, a come prendo i giorni che mi sono dati. Un episodio spritualmente carico”. Non possiamo lasciarci sfuggire la nota di malinconica nostalgia nella voce di Lauri, e non possiamo non chiedere. Lauri, come stai? Come vivi il successo dei The Rasmus, questa notorietà improvvisa? “Sto bene, stanco ma sto bene. C’è tanto affetto intorno a me e al gruppo, e questa è una bella spinta ad andare avanti. Però è vero, non ho tempo. Non ho tempo per vivere con consapevolezza le mie emozioni, per godere delle cose che mi capitano; giriamo in tour e non c’è troppo tempo per vedere, conoscere, incontrare. In certi momenti vorrei staccare la spina e sparire per un po’, poi però mi dico: no, questo è il vostro momento e devi affrontarlo fino in fondo”. C’è un velo di tristezza in Lauri mentre spiega la vita che fa assieme ai The Rasmus: tanto lavoro, gli amici lontani, nostalgia di casa e della famiglia, del resto fa questo mestiere da quando aveva appena 15 anni, è normale che senta il peso di una vita intensamente vissuta. “Per fortuna,” aggiunge, “noi del gruppo siamo molto uniti, e ci divertiamo insieme!”. Che il divertimento continui! Per noi, che ci stiamo ascoltando “Hide from the sun”, è appena cominciato! Elisa Bellintani 21 settembre 2005 |