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BLACK REBEL MOTORCYCLE CLUB |
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TRASFORMAZIONI COUNTRY-BLUES....BRMC |
La band californiana mischia le carte in tavola e torna sotto i riflettori virando verso sonorità più tradizionali. Suoni blues e country per il trio US che ha ritrovato la giusta sintonia ma soprattutto una libertà d’azione garantita dal nuovo accordo discografico con l’indipendente Echo Recordings. I Black Rebel Motorcycle Club hanno catalizzato l’attenzione con “Black Rebel Motorcycle Club” (2001) e “Take Them On, On Their Own” (2003). Due capitoli elettrici che hanno ostentato il lato più rock e psichedelico della formazione. L’ultimo set porta con se molte novità: musicalmente una decisa inversione verso territori più consoni alla tradizione americana , al posto di sonorità più sporche; il rientro definitivo nella formazione del batterista Nick Jago, al fianco di Peter Hayes (voce –chitarra) e Robert Levon Been (voce- basso) e una nuova etichetta discografica , dopo i dissapori che hanno portato alla rottura con la Virgin: un’insieme di sfide da affrontare e vincere insieme. Un disco che attribuisce un valore superiore ai testi, modificando l’approccio al songwriting….questo in sintesi “Howl”, il terzo lavoro in studio dei BRMC. Per conoscere nei dettagli il making of dell’album abbiamo raggiunto telefonicamente a Los Angeles Robert Levon Been che ci ha svelato alcuni segreti. Cosa ci puoi dire di questa nuova direzione musicale espressa in “Howl”? “Alla riscoperta della tradizione americana e delle nostre radici. Nei primi due album il suono assumeva dimensioni più elettriche , in questo abbiamo voluto avviare una fase evolutiva che ci ha portato a delineare un sound differente. Scoprirete il lato blues e country della band. Una realtà che sicuramente sorprenderà chi ascolterà ‘Howl’, una scelta coraggiosa, sinonimo di creatività e volontà di mutamento, ma che rispecchia l’attuale pensiero musicale della band. Abbiamo realizzato esattamente quello che ci sentivamo di fare ”. Non vi preoccupa la reazione dei vostri fan? “Se ci hanno seguito fin dal nostro esordio capiranno questa scelta, apprezzeranno il risultato che abbiamo raggiunto dopo 12 mesi di lavorazione e sapranno valutare con imparzialità le tredici tracce. Rispecchiano il nostro modo di essere oggi. Uno straordinario spirito di libertà ha soffiato e soffia sulla nostra vena creativa”. Puoi raccontarci le fasi salienti del making of di “Howl”? “La gestazione di ‘Howl’ è stata la più lunga finora vissuta dalla band. E’ durata 12 mesi. Il disco è stato realizzato in varie fasi. Tracce come la title track e ‘Sympathetic Noose’ sono state concepite all’epoca dell’ultimo album. Le registrazioni sono avvenute in due differenti città ; Los Angeles e Philly (Philadeplhia). Anche il modo con cui è stato fatto questo disco ci ha riportato ai tempi del nostro esordio , più produzione, molta cura nella costruzione delle canzoni , agendo con accortezza nel fondere le parti sonore e i testi …l’esatto contrario di quello che avevamo deciso per ‘Take Them On, On Their Own’, dove cercavamo la maggiore spontaneità del suono”. Quale ruolo hanno avuto in questo lavoro i testi delle canzoni ? “La band è maturata e di conseguenza anche i testi hanno assunto una forma più complessa e determinante. In questo album le liriche hanno un ruolo primario. La nostra speranza è che la gente riscopra il valore delle parole , ricominci a pensare che significavano qualcosa, rappresentavano un punto di partenza per una valutazione o un confronto dialettico. Dietro alle parole dei nostri testi si possono scorgere molte ombre che danno adito a svariate interpretazioni”. Cosa ha scaturito questo mutamento? “Principalmente sono cambiate le condizioni, abbiamo aspettative e prospettive differenti, argomenti su cui parlare diversi rispetto ai primi due lavori. Le parole come strumento di seduzione e riflessione ”. Com’è il rapporto con la nuova etichetta discografica? “La relazione professionale che cercavamo. Abbiamo vissuto e fortunatamente superato un periodo buoi, molto negativo con la nostra precedente casa discografica (Virgin ). Eravamo condizionati, non potevamo fare quello che volevamo realizzare , c’erano troppi fattori trasversali alla musica imprescindibili.. Un clima poco sereno che ha provocato in noi non pochi problemi. Fortunatamente quella fase è solo un ricordo. Con la Echo Recording la situazione è diametralmente l’opposto” Ora, con una label indipendente, vi potete esprimere più liberamente? “Si, senza ombra di dubbio. Con la Echo quello che conta veramente è la musica. Noi siamo liberi di agire, sviluppare le nostre idee. Ci siamo rigenerati, abbiamo incontrato nuova gente, riscoperto il feeling con la musica e ritrovato nuovi stimoli. Siamo indipendenti, facciamo quello che desideriamo fare. E’ un modo diverso di fare musica; c’è più rispetto e spazio per le idee personale. Una sensazione che ci soddisfa e favorisce la creatività”. Quale collegamento c’è tra il titolo del disco e l’opera di Allen Ginberg “Howl”? “Con il titolo volevamo citare Allen Ginsber e tutti i poeti beat degli anni ’50 e ’60. Un’epoca che personalmente ho sempre ammirato per la sua filosofia di pensiero e la straordinaria naturalezza. Era per cercare di rievocare lo spirito di quelle voci attraverso la musica. Ma sostanzialmente volevano solo ‘urlare’ (‘Howl’ significa urlo) il fatto che abbiamo chiuso un capitolo negativo della nostra carriera e siamo nuovamente liberi di fare la musica che amiamo veramente.. un nuovo inizio”. C.C.
(31 agosto 2005) |
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