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TSAR |
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TSAR ... I NUOVI PADRONI DEL PUNK ROCK SONO ANCHE TRENDY |
Ouch! Ma che … stomp! ouch! Ehi! Ma che succede?!? Pam! Ouch … Ah ho capito … deve essere il disco degli Tsar che ho messo nel player. Senza tanti mezzi giri di parole, questa Generation spacca, spacca di brutto e spacca tutto; ma, come nel miglior scenario alla Padrino, senza sporcarsi le mani. Gli Tsar ti mettono a tappeto con mosse azzeccate e violente, ma lo fanno con addosso una scintillante microtutina di paillettes e lustrini viola vinilico. Quesyto è il rock anni 70 ad uso e consumo delle masse; si consiglia la somministrazione quotidiana ai nostalgici dell’età dorata del Punk, e l’assunzione a piccole dose dei neofiti. Può nuocere gravemente alla salute, se preso senza le dovute avvertenze; quindi vi avvertiamo: gli Tsar fanno male. E a noi prendere questi calci nel sedere piace! Rewind. Pensate al Punk dei Sex Pistols, o dei Clash. Pensate alla magrezza estenuante e geniale di David Bowie, Mick Jagger o Kurt Cobain, la grinta che esplode dal pelle e ossa. Assemblate al trend chic della new wave americana dei giorni nostri. Vi state paurosamente avvicinando all’idea di quello che sono gli Tsar. Un ring di chitarre che sganciano riff per metterti ko, ma con una pellicola lucida lucida che fa molto moda; se il punk di 30 anni fa era ruvido e “sporco”, il punk degli Tsar è invece diluito con il contagocce pop. Occhi sfumati di ombretto scuro, poca ciccia in pancia e tanta energia aggressiva da farvi sputare i polmoni. Quello che interessa agli Tsar non è colpirvi, ma colpire. Rifacendosi alla summa ideologica del rock n’roll anche per il titolo del disco, nonché del singolo: “Band-girls-money”. Ta-ta-tan. Mitragliata di benvenuto senza inutili giri di parole. Gli Tsar devono molto alla personalità carismatica e controversa di Jeff Whalen, e possono vantare un parco fan di quelli irriducibili, pronti a tutto per i propri idoli; un tuffo indietro alle icone del Rock, il rock that rocks, quello vero, con però la fluidificazione armoniosa e goduriosa del fenomeno di costume alla Pop Idol. La simbiosi schizofrenica dello showman con il rocker maledetto. I Green Day un passo prima di essere cannibalizzati da mezzo mondo, stessa mimica delirante, stesso stile total black (guardare il video di “Band-girls-money” per rendersi conto di quanto sta succedendo nel mondo del punk rock). Jeff Whalen (voce), Dan Kern (è lui il responsabile di quei rotolamenti ipnotici di chitarra), Chuck Byler (batteria) e Derrick Forget (basso) sono gli Tsar del rock n’roll, ed il loro regno decorre dall’anno 1998, originatosi da Los Angeles. un album di debutto graffiante nel 2000, “Tsar”, e poi il nulla (si fa per dire, il momento live non è stato mai accantonato) fino alla fine di giugno di quest’anno, con “Band-girls-money”. “Voglio rappresentare tutte le cose belle del rock, e una di queste è il pericolo, che io chiamo desiderio di rock n’roll. Il rock è tutto fatto di dualismi pericolosi, dove il reietto perdente convive nella stessa persona con il comandante vincitore”. Questo il credo di Whalen, nuovo glam maudit, e noi ci inchiniamo al volere del nostro Tsar. I pugni che gli Tsar ci sferrano in “Band-girls-money” sono uno dietro l’altro, senza tregua. Il fascino del pericolo, appunto, arrivare ad un passo dal limite e fermarsi giusto in tempo, adrenalina costruttiva e non distruttiva. Controindicazioni: crea assuefazione. Severamente vietato a chi non gradisce prenderle di santa ragione. Elisa Bellintani 28 luglio 2005 |
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