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RATATAT |
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RATATAT ... QUANDO L'ELECTROROCK SI FA DIVERTENTE |
Cosa può venire fuori da due ragazzi americani che vanno matti per Jay-Z, Timbaland, i Rolling Stones e Beethoven? Bella domanda. Noi abbiamo una risposta, una risposta che ci pare valga la pena di stare a sentire: Ratatat.
I Ratatat – conosciuti prima come Cherry – vengono da New York, e sono Mike Stroud ed Evan Mast. Graffianti, innovativi senza essere sperimentali, spumeggianti, e senza parole; sì, perché il loro album d’esordio, “Ratatat”, è composto da 11 tracce strumentali, ma la mancanza delle parole non si sente assolutamente.
I Ratatat non nascono dal nulla – musicalmente parlando. Mike è un valido chitarrista che è stato in tour con Ben Kweller e con i Dashboard Confessional. Col nome di battaglia di E*Vax, Evan ha pubblicato alcuni lavori di elettronica con la Audio Dregs, gestita dal fratello. I due sono amici, e abitano anche nella stessa zona di NYC, Brooklyn; Mike è spesso in tour, quindi Evan da casa lavora sul suo laptop e gli invia via Internet quello che stando a casa riesce a produrre. Questa musica d’essai arriva alle orecchie di una buona fetta di pubblico, il duo allora si fa chiamare Cherry; tanti, tanti aspiranti cantanti chiedono di poter mettere la loro voce sui beat dei Mike e Evan, ma nulla da fare. Strumentale è e strumentale deve rimanere.
Paul Banks degli Interpol li sente, li apprezza e avanza anche lui la sua richiesta: niente vocals sulla loro musica, ma la semplice domanda: volete essere il nostro opening act? Detto fatto. E’ la genesi dei Ratatat.
Ratatat è un nome accattivante come pochi, che evoca alla mente immagini giocose e fuggevoli, velocissime a comparire e scomparire lasciando dietro sé un’onda di trambusto martellante. Una simpatica onomatopea, che però non deve trarvi in inganno: la musica dei Ratatat non è noise come si potrebbe anche pensare ad istinto, ma è una giocosa commistione di rock e dance.
Una sdrammatizzazione d’autore che fa bene, in un periodo come questo in cui la dance sta provando a reinventarsi e il rock sta tornando alle proprie radici.
L’ironia autodissacrante dei Ratatat si può ammirare al meglio sul sito ufficiale della duo-band, ratatatmusic.com, dove i due ragazzi si fanno ritrarre in versione bamboline di carta nei più disparati ambienti; è addirittura possibile scaricare le sagome di Mike e Evan per poi fotografarle dove si preferisce, ed inviarle al sito.
“Ratatat” è un album facile e immediato, il che può far storcere il naso a tanti puristi dell’electrorock. Pochi strumenti per una linea di sviluppo comune a tutte le canzoni presenti sul disco: partenza soffusa, crescendo maestoso, climax vertiginoso e poi ritorno alla normalità, alternata ad una partenza roboante che poi via via si spegne in un vortice di pace; una totale identificazione di musica e nome della band, insomma.
Un gruppo che fa musica che ben si abbina ai momenti più leggeri della giornata, capace di dare la carica e di regalare buonumore anche a chi si sveglia col buio dentro.
Elisa Bellintani
27 aprile 2004
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