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PUBLIC ENEMY |
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PUBLIC ENEMY ... REBIRTH OF A NATION |
In una famosa intervista Chuck D, il rapper baritono dei Public Enemy, definì l’hip-hop come “la Cnn dei neri”; temi sociali, politici, razziali e anche un po’ di Entertainment, ecco cosa proponeva il palinsesto delle programmazioni dei Public Enemy che fra l’87 e il ’91 furono il gruppo Hip-Hop numero 1 al mondo e, ancora oggi, sono visti come il più importante di sempre. I PE si sono formati nel ’82, ma ci misero 5 anni a far arrivare la loro musica a Rick Rubin, fondatore della Def Jam, che volle subito produrli. Chuck D, una mente veramente alternativa, non voleva assolutamente saperne di diventare il solito gruppetto Hip-Hop da classifica senza mordente e accettò l’invito di Rubin solo dopo aver escogitato un piano rivoluzionario. I Public Enemy sarebbero stati un gruppo hardcore, sia musicalmente che liricamente, capaci di portare dei messaggi forti alle grandi masse; la Cnn Nera, quindi. Chuck D, nato Calton Ridenhour nel ’60, sapeva che per fare ciò che volva fare aveva bisogno di un team affiatato; come produttore assunse Hank Shocklee, come PR un altro suo compagno di università ovvero Bill Stephney, volle Terminator X come suo dj, e si circondò di due rapper Professor Griff e William Dayton (classe ’59), in arte il giullare Flavor Flav. La line-up era pronta e nel’87 uscì il loro album d’esordio “Yo! Bumrush The Show”, un album rivoluzionario per testi e musica al quale il mondo non era assolutamente pronto. Al posto che scoraggiarsi i PE un anno dopo fecero uscire un album ancora più devastante, in seguito eletto uno dei dischi più influenti degli anni ’80, ovvero “It Takes A Nation Of Millions To Hold Us Back”. La “Bomb Squad”, ovvero il team di produzione capitanato da Shocklee, aveva preparato delle basi che mixavano il rock, al funk, al jazz e a qualsiasi altra cosa gli capitasse fra le mani (in questo periodo i campioni musicali non erano ancora tutelati; in pratica si poteva “rubare” qualsiasi cosa senza né pagare, né dover chiedere il permesso); il cocktail esplosivo musicale era accompagnato da alcune delle rime più efficaci e devastanti che l’hip-hop abbia mai avuto, grazie a Chuck D, mentre Flavor Flav, con la sua ironia faceva da contrappunto alle tematiche forti, con la precisa funzione di stemperare. Il mondo era conquistato e i PE diventarono i preferiti della critica Hip-Hop, ma anche quella Rock che trovò l’energia di questo gruppo assolutamente devastante. Non furono tutte rose e fiori; con il successo arrivarono anche gli scandali; una certa parte dell’America Bianca aveva paura della forza e dell’eloquenza di questi ragazzi che aveva saputo conquistare il pubblico nero, ma anche quello bianco. Alcune affermazioni su Elvis e John Wayne contenute su “Fight The Power” furono considerate controverse e Professor Griff non migliorò la situazione dichiarando al Washington Post che “gli Ebrei erano imputabili per quasi tutto il male nel mondo”. Proff Griff fu espulso dal gruppo, che poi si sciolse, si riformò e infine riaccolse il pentito antisemita nel gruppo. La situazione si calmò quando nel ’90 pubblicarono un altro capolavoro ovvero “Fear Of a Black Planet”; la musica è più forte delle parole e tutto il loro pubblico (incluso quello bianco) fu riconquistato. Un anno dopo uscì “Apocalipse 91… The Enemy Strikes Back”. La “Bomb Squad”. era passata alla produzione esecutiva mentre la produzione era affidata agli Imperial Ministers Of Funk che diedero all’album un sound ancora più pesante, tagliente ma anche meno “interessante”; attenzione del pubblico, infatti, doveva concentrarsi sempre di più sui testi. Il loro quarto album fu accolto benissimo da pubblico e critica. I problemi di droga di Flavor Flav fecero ritornare i PE nei tabloid, ma questa volta la loro musica non fu abbastanza forte per riconquistare il loro pubblico. “Muse Sick-n-Hour Mess Age” fu accolto malissimo dalla critica (famoso il “due stelle” rifilato da Rolling Stone), anche se non era certo un album brutto come fu dipinto al tempo; solo che era il ’93 e il mondo era stato conquistato da altri sound come quello della West Coast (che si stava preparando ad esplodere con “The Chronic”) e dai Wu Tang Clan che avevano appena fatto uscire il loro disco d’esordio. Seguirono lunghi anni di silenzio; nel ’98 i Public Enemy pubblicarono “He Got Game”, la colonna sonora dell’omonimo film di Spike Lee che fu accolto come “il grande ritorno” dei PE. Seguirono “There’s A Poison Goin’ On” e “Revolverlution” del 2002, due album “per i fans”, che, comunque non sono certo privi di appeal. Per la fine di agosto uscirà invece il loro nuovo album, prodotto da Paris, che, avendo noi di Newsic già sentito qualche spezzone, vi possiamo anticipare sarà una pubblicazione molto interessante. Nonostante l’età i PE hanno ancora energia da vendere e come potete intuire la guerra in Iraq è un argomento perfetto per un loro ritorno. Non sarà certo un album come “American Idiot” è stato per i Green Day, un disco ha saputo conquistargli un pubblico completamente nuovo, ma, nonostante non abbiamo fatto nessuna concessione a livello produttivo per modernizzare il loro sound, non passerà certo inosservato. |
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TUTTO SU PUBLIC ENEMY |
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 2002 Revolverlution | | |  1999 There's a Poison Goin' On... | | |  1998 He got game | | |  1994 Muse Sick-N-Hour Mess Age | | |  1991 Apocalypse 91...The Enemy Strikes Black | | |
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1990 Fear of a black planet
1988 It Takes a Nation of Millions to Hold Us Back
1987 Yo! Bum Rush the Show |
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