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GURU |
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GURU ... DAI GANGSTARR ALL'ESPERIENZA SOLISTA |
Il duo Newyorkese Gangstarr è ormai leggendario. Per ogni b-boy Guru e Dj Premier sono due eroi, quel tipo di eroi che ci piace chiamare quando ci viene detto che l’hip-hop è solo commerciale, solo belle donne e materialismo. Sul fatto che i Gangstarr abbiamo fatto la storia dell’hip-hop siamo tutti d’accordo, ma nel dover scegliere chi dei due sia più talentuoso non c’è per niente unità d’opinione; c’è chi dice Dj Premier, affermato produttore che fu uno dei primi a mischiare il genere con campionamenti presi dal Jazz, e chi dice Guru, l’mc intelligente che antepone il cervello ai muscoli. Guru e Primo insieme hanno creato dell’ottima musica, ma anche separati hanno fatto grandi cose; Premier ha prodotto pezzi per album come Nas’ “Illmatic”, The Notorious B.I.G “Ready To Die”, Jay-Z’s “Reasonable Doubt”, Jeru The Damaja’s “The Sun Rises In The East”, and Mos Def's “Black On Both Sides”, mentre Guru ha lanciato il suo progetto solista Jazzmatazz in cui accompagna le sue rime a basi derivate dal jazz, a volte suonate addirittura per l’occasione da gente come Roy Ayers, Isaac Hayes, Herbie Hancock e i Brand New Heavies. Per celebrare l’uscita di “Version 7.0: The Street Scriptures” eccovi una retrospettiva sul vostro rapper “baldhead” preferito. I Gangstarr hanno iniziato nel lontano ’89 con “No More Mr Nice Guy”, che nonostante fosse un album promettente che mischiava rap e jazz in un modo innovativo ed originale, non fu certo un successo. Dopo due anni di ripensamenti e riflessioni uscì “Step In The Arena” che, al contrario del predecessore, catturò l’attenzione della critica e del pubblico. Dj Premier si affermò con uno dei djs migliori del genere e i testi onesti e grintosi di Guru si contrapponevano al materialismo dilagante del periodo. Il vero capolavoro del duo uscì appena un anno dopo ed ancora oggi è visto come un “classico” dell’hip-hop; “Daily Operation” ottenne il plauso della critica e del pubblico specializzato, ma i Gangstarr rimanevano ancora degli sconosciuti per le masse. Tredici anni dopo la situazione non è cambiata di molto; l’atteggiamento anticommerciale, schietto, grintoso del duo li ha tenuti lontani da Mtv, ma li ha resi dei veri eroi dell’underground. La carriera solista di Guru ebbe inizio un anno dopo la pubblicazione di “Daily Operation” con il primo capitolo della serie Jazzmatazz; se prima i Gangstarr avevano campionato dischi Jazz e messi a tempo sulle loro basi questa volta Guru ha chiamato a sé veri artisti Jazz e li ha fatti suonare insieme a lui. Il disco fu un grande successo (ovviamente underground) e collaborazioni come quelle con Roy Ayers e Donald Byrd sono diventati dei classici. Con l’attenzione di tutta la stampa specializzata su di loro, Guru iniziò a concentrarsi sul nuovo album dei Gangstarr con la consapevolezza di avere davanti a loro un bivio; capitalizzare su ciò che avevano costruito fino ad allora o continuare per la loro strada senza farsi distrarre dal successo. Con “Hard To Earn” del ’94 cercano di seguire la loro strada, ma mentre Dj Premier era forse nel suo momento di massimo splendore, Guru aveva leggermente modificato il suo atteggiamento di mc; al posto di commentare la realtà e la società dedicò diverse canzoni a rapper rivali e a quanto fossero stupidi i membri di altre crew, facendo rientrare i Gangstarr in alcuni clichè che in 5 anni di carriera erano riusciti brillantemente ad evitare. Ne seguirono quattro anni di silenzio. Nel ’95 Guru pubblicò “Jazzmatazz Vol. 2: The New Reality” che vedeva come collaboratori altri grandi nomi del Jazz fra cui Ramsey Lewis, Kenny Garrett oltre alle fantastiche Chaka Khan ed ai Jamiroquai. La ciliegina sulla torta: Kool Keith. I Gangstarr tornarono nel ’98 con “Moment Of Truth” e si riguadagnarono il titolo di preferiti dell’underground. Il successo divenne trionfo quando nel ’99 pubblicarono “Full Clip” un doppio cd con trentatrè tracce che ripercorrono tutta la loro carriera attraverso i successi, i b-sides e alcuni inediti. Guru nel 2000 tornò alla sua carriera solista con “Jazzmatazz: Streetsoul”, che, però, è un disco molto diverso dai precedenti, poiché, al posto di miscelare l’Hip-Hop con il Jazz (che ormai era diventata una formula troppo fuori-moda), il genere da campionare era il soul. Guru chiamò al suo cospetto Macy Gray, Erykah Badu e Kelis fra gli altri. Un anno dopo uscì “Baldhead Slick & The Da Click”, il primo disco di Guru senza l’etichetta Jazzmatazz; l’album non fu accolto molto bene, in quanto ai più sembrava un disco brutto dei Gangstarr senza Premier e dimostrava solo quanto il super-dj fosse importante per il gruppo. Nel 2003 i Gangstarr pubblicarono un altro classico chiamato “The Ownerz”, un album forse un poco più commerciale dei precedenti, con collaborazioni eccellenti come con Fat Joe e Jadakiss, ma con stile da vendere. Dopo il passo falso del 2001 Guru è tornato con un nuovo album intitolato “Version 7.0: The Street Scriptures” prodotto da il nuovo compagno d’avventura Solar. Styles P, Talib Kweli, Jean grae e B-Real sono le collaborazioni eccellenti che Guru ha deciso di inserire nella playlist nel suo quinto album solista; un disco che probabilmente non gli guadagnerà fan nuovi, ma che consoliderà la sua fama di vera “leggenda dell’Hip-Hop”. |
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TUTTO SU GURU |
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 2005 Version 7.0: the street scriptures | | |  2000 Jazzmatazz: Streetsoul | | |  1995 Jazzmatazz vol.2 | | |  1993 Jazzmatazz vol.1 | | |
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