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 KANE
KANE KANE ... IL NUOVO ROCK DALL'OLANDA
KANE ... IL NUOVO ROCK DALL'OLANDA
I Kane sono una formazione rock che viene dall’Aja, capitanata dagli scatenati Dinand Woesthoff e Dennis Van Leuwen, anima della band dal 1998. Se in Olanda l’onda di successo li ha travolti fin dal primo momento fino a portarli ad essere eletti per ben due volte MTV Best Dutch Act, qui da noi abbiamo da poco iniziato a sentire parlare di loro.

Il singolo di esordio “Rain Down On Me” rappresenta al meglio lo spirito dei Kane: un rock morbido che parla il linguaggio universale delle emozioni, e che sprigiona vitalità ed energia positive; un’intensità che deve molto al carisma e alla personalità forte e affascinante del cantante Dinand, che riesce a trasformare in musica gli istinti della vita di tutti i giorni.

Dopo aver pubblicato due album nella natia Olanda (“As long As You Want This” nel 2000 e “So Glad You Made It” nel 2002), ora i Kane partono all’attacco dell’Europa con “What If”, biglietto da visita di gran levatura che raccoglie i loro maggiori successi.

Abbiamo incontrato Dinand e Tennis, che ci hanno raccontato qualcosa in più dei Kane.

Allora, come ci si sente ad essere la rockband olandese più famosa in circolazione ad oggi?

(Ridono) Dai, stai scherzando? … Non è vero …

Non sto assolutamente scherzando: “Rain Down On Me” è un pezzo molto programmato dalle radio e il video viene più volte trasmesso in TV nell’arco della giornata. Quindi penso proprio di poter dire che siete la rockband olandese più in vista nel panorama musicale attuale.

Dinand: Voi Italiani siete meravigliosi, dovremmo venire un po’ più spesso qui!
Dennis: Già, proprio un bel complimento. Sai, noi ci aspettiamo tanto dal pubblico italiano in termini di accoglienza e riscontro, siete delle persone tanto entusiaste e calorose che speriamo di riuscire ad accendervi con la nostra musica.
Dinand: Pensiamo che la nostra musica ben si accompagni al vostro temperamento, perché come voi vivete di passioni ed istinti anche noi facciamo una musica che nasce dal cuore. Comunque staremo a vedere cosa succederà! Noi siamo fiduciosi.

Avete lavorato e collaborato con tantissime celebrità della musica: Anouk, i Guano Apes, i Simple Minds, i The Calling, Bon Jovi … come è stato condividere la scena con loro?

Dinand: Bé, a dire il vero non abbiamo proprio ‘condiviso la scena’ con tutti loro … Abbiamo suonato come opening act per Bon Jovi e i Simple Minds, e sai, suonare prima di una grande star ha i suoi lati positivi ma anche negativi; perché ti fai conoscere, provi l’ebbrezza di un grande pubblico che si aspetta tu sia bravo dato che suoni ai concerti di queste personalità, e vedere che si entusiasmano con la tua musica ti dà una soddisfazione incredibile.
Dennis: Allo stesso tempo però c’è la, diciamo così, frustrazione di dover abbandonare il palco prima che salgano questi gruppi, il che vuol dire nessun contatto e nessuna collaborazione artistica. Ci siamo noi e poi ci sono loro, come due parti separate di un concerto, e questo è peccato.
Dinand: Invece con Anouk è stato diverso, ho scritto “My Best Wasn’t Good Enough” e la abbiamo cantata insieme; in occasioni così allora ci si confronta, si impara a conoscere il mondo di un altro artista e lo si fa entrare nel tuo, si prende il meglio di entrambi e ne escono collaborazioni e compenetrazioni che anche i fan apprezzano.

E dei The Calling che mi dite? Molti tendono ad assimilare la vostra musica alla loro, un po’ per le sonorità abbastanza vicine e per il tipo di atmosfera evocata.

Dinand: E’ vero, l’ho sentito dire anch’io, ma io non trovo molto in comune tra noi e loro. Certo, anche noi suoniamo un rock venato di romanticismo, per nulla aggressivo, però siamo due realtà diverse. Forse il malinteso nasce anche dal tour che abbiamo fatto assieme ai Calling nei Paesi Nordici; vederci sullo stesso palco e suonare un genere musicale affine ci ha portato ad essere accostati gli uni con gli altri.

Ad ogni modo siete una rockband ben affermata nel vostro Paese di origine, l’Olanda, e anche il resto dell’Europa sta imparando a conoscervi ed apprezzarvi. Avete già partecipato a importanti manifestazioni al di fuori dei confini dell’Olanda, come il Marktrock Festival in Belgio, il Rock Am Ring in Germania e l’Heineken Jammin’ Festival qui da noi in Italia. Come trovate l’accoglienza del pubblico in tutti questi Paesi, c’è differenza nella risposta da voi e all’estero?

Dinand: C’è differenza sicuramente, ma per il semplice fatto che non tutti i popoli reagiscono allo stesso modo allo stimolo della musica. Vedi, ad esempio abbiamo fatto una serie di esibizioni in Inghilterra e anche se gli siamo piaciuti non abbiamo visto il pubblico dimenarsi e lasciarsi andare completamente; ricordo invece in Portogallo il calore che il pubblico ci ha dimostrato … strepitoso, davvero. Credo dipenda dal temperamento, voi latini siete più istintivi, ribollite di passioni; per questo non vediamo l’ora di esibirci qui da voi, siamo convinti che sarà stupendo.

Sai, forse molto dipende anche dal fatto che non conoscendo benissimo la vostra musica le persone fanno più fatica a sciogliersi; è una sorta di primo approccio, se funziona il rapporto continua, comprano il vostro cd e allora lì sì che vi ameranno totalmente.

Dinand: Sì, anche questo è vero, però come ti ho detto noi facciamo una musica molto immediata. Nasce dal cuore, la nostra ispirazione sono le emozioni, le sensazioni che si provano nella vita di tutti i giorni; al linguaggio universale della musica noi abbiniamo il linguaggio universale dei sentimenti, parliamo la stessa lingua del pubblico, capisci? Il nostro è un messaggio positivo; si vive, si ama, si soffre, però si deve vivere. Niente di autodistruttivo, noi non siamo così; e tante persone non sono così, ecco perché scatta subito la scintilla con chi è come noi.

Sembrate molto rispettosi e fiduciosi nei confronti dei vostri fan, e questo è bello. Ma cosa pensate magari di quella fetta di pubblico che scarica da Internet la vostra musica?

Dennis: Male. Internet è un mezzo favoloso per stringere il contatto con i nostri fan, su questo non c’è dubbio; noi infatti aggiorniamo più che possiamo il diario sul nostro sito ufficiale (kane.nl), cosicché chi ci ama sappia cosa stiamo facendo anche quando siamo in tour. Ma per quanto riguarda il download illegale di musica … bé, per quello non ci sono scuse. E’ come andare in un supermercato e rubare la bibita, o dal panettiere e non pagargli il pane; è la stessa cosa ed è sbagliato, solo che quando si tratta di musica non so perché ma tutti diventano immediatamente più tolleranti e accondiscendenti. No, così non va bene.

Per presentarvi al pubblico europeo avete scelto “What If”, un album che raccoglie le più belle canzoni dei vostri precedenti lavori, usciti in Olanda: “As Long As You Want This” (1999) e “So Glad You Made It” (2001). Perché una scelta di questo tipo?

Dinand: Sono passati un po’ di anni da quando sono usciti i nostri due album; a distanza di tempo riusciamo a vedere cosa è davvero buono del nostro lavoro, a capire cosa resta e cosa invece è più contestualizzato in un determinato periodo. Abbiamo tirato fuori da questi due album i pezzi più belli, più sentiti, ai quali siamo più legati, e li abbiamo messi insieme. Ed ecco “What If”.

Qual è il pezzo al quale vi sentite più legati, o che vi piace di più riproporre?

Dinand: Tutti rappresentano un particolare momento, ognuno ha la sua ragion d’essere. Però il pezzo che sento più nelle mie corde e “Let It Be”; è una splendida ballata sul dolore e l’impossibilità di fare qualcosa per ornare indietro quando finisce un amore; per questo bisogna approfittare di ogni istante della vita per viverlo al meglio, perché poi quando è tutto finito non c’è più nulla da fare per cambiare le cose che sono state.

Volevo come ultima cosa spendere qualche parola sulla band. Sto parlando con la formazione definitiva dei Kane o ci sono cambiamenti in vista?

(Ridono).
Dinand: Abbiamo cambiato un po’ di cose in questi anni, vero?
Dennis: In effetti si sono succeduti un po’ di musicisti nel tempo, però ora come ora siamo contenti così. Ci dispiace di avere creato un po’ di confusione nei nostri fan, con tutti questi nomi che si avvicendavano!

Nessun rimpianto?

Dinand: Nessuno. L’anima della band è rimasta intatta, tutto è nato da me e da Dennis e noi non abbiamo mai avuto ripensamenti; quindi l’essenza dei Kane non è stata intaccata. Per quanto riguarda il cambio di bassisti e batteristi, bé, sono cose che succedono; avevano voglia di cambiare esperienza o di lasciare per dedicarsi alla loro vita privata, e così abbiamo dovuto sostituirli; ma non c’è mai stata alcuna frattura se è questo che intendi, ci si è sempre lasciati in amicizia. Ora come ora va bene così, il gruppo è unito e in sintonia e non dovrebbe proprio più cambiare.


Elisa Bellintani

26 aprile 2004
 TUTTO SU KANE

2003
What If

2002
So Glad You Made It

2000
As Long As You Want This
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