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EDITORS ... OVVERO, DAL NULLA A GRUPPO EMERGENTE DELL'ANNO |
Senza troppe complicazioni. Questo può essere il motto che dà il taglio editoriale perfetto della storia degli Editors, ultimo coniglietto estratto dal cilindro di NME. Francamente iniziamo ad essere un po’ stanchi del sound confezionato in UK, arrivati al limite annuale di capienza e pazienza; non abbastanza però da non accorgerci che un pelino diversi gli Editors lo sono. Quindi, orecchie ritte senza troppi sforzi. Listen to. Quello che si nota immediatamente della loro musica è la perfezione formale, cosa che da un gruppo emergente non ti aspetteresti mai, della serie: ma come hanno fatto ad avere una produzione tanto notevole questi … questi … chi? Editors. La risposta non ce l’abbiamo. Ma la qualità sta lì, davanti a noi, ineluttabile, inconfutabile. Alle loro spalle una rediviva etichetta indipendente, la Kitchen Ware Records, mica una major o chissà chi, quindi il mistero si infittisce; sono stati gli stessi Editors, che leggenda vuole essere stati corteggiati da parecchi, ad aver scelto la Kitchen Ware, perché garantiva loro attenzioni e coccole che altrove non avrebbero ricevuto. Una cosa è certa: quelli della Kitchen hanno assestato un bel colpo accaparrandosi gli Editors. Oltre alla sbalorditiva qualità, altra cosa che li contraddistingue è l’oscurità. Gli Editos non sono “ottimisti”, non sono divertenti, non sono quelli che ti fanno saltellare e ballare fino allo sfinimento godurioso. No no. Gli Editors piuttosto hanno recuperato i giorni bui del Brit Pop, e a quelli si rifanno. Chitarre lancinanti, elettricità liquida, gli Editors si muovono nelle zone d’ombra del rock e squarciano la pace ad ogni loro passaggio. Questi ti colpiscono dentro, mica in superficie, quella manco la sfiorano. Gli Editors sono Tom Smith (voce e chitarra), Chris Urbanowicz (chitarra), Russell Leetch (basso) ed Ed Lay (batteria) , e vengono dalla campagna. Nel senso che, per la prima volta a memoria della sottoscritta, vi presentiamo quattro ragazzi che vengono dalle brumose terre inglesi, e che hanno eletto Birmingham a loro centrale operativa, dato che in un posto bisogna pure ritrovarsi. Quattro ragazzi normalissimi e con l’ambizione di andare all’attacco della Città. Con un contratto discografico in mano a cavallo tra il 2004 ed il 2005, gli Editors pubblicano poco dopo il loro singolo di debutto, “Bullets”, in tiratura limitata; le poche copie disponibili vengono esaurite nel giro di due soli giorni, su eBay finiscono alcuni 7’’ di “Bullets” e raggiungono la cifra impressionante di 30 sterline a copia. Accidenti. Trattasi qua di fenomeno di movimentazione di massa! Vanno benissimo anche i successivi due singoli, “Munich” (che riceve gli apprezzamenti sinceri degli Elbow) ed il nuovissimo “Blood”. La disco-dark degli Editors prende, e di brutto. A fine mese uscirà il disco di debutto, “The back room”, e scommettiamo che sarà un successo tale da annoverare gli Editors tra gli act più cool del 2005. Diciamocelo subito: gli Editors propongono un genere di rock semplice semplice con giri di chitarra accattivanti che ti entrano dentro con la facilità di un pezzo pop; non sono la Rivoluzione d’Ottobre del Brit Pop, ma si ascoltano con piacere e, finalmente, fanno qualcosa di (leggermente) diverso dalla solita solfa inglese. Senza troppe complicazioni, appunto. Elisa Bellintani 13 luglio 2005 |
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