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RAVEONETTES ... LA DANIMARCA GIOCA AI FAVOLOSI 50S |
Dal Nordeuropa non arriva solo rock cattivo o elettronica intelligente; a volte arrivano suoni che mai l’avresti detto, e questo è il caso dei danesi The Raveonettes, il duo danese formato dalla bella Sharin Foo e dall’affascinante Sune Rose Wagner (che non è notevole come Sharin quanto a dotazione fisica ma ha indubbiamente charme!). I Raveonettes sono quel che si definisce una band “cool”. Perché hanno il look giusto, perché emanano quell’aura di attrattiva e glamour che fa così stylish, perché hanno talento da vendere e perché si sono accostati ad un genere se volete di nicchia, per lo meno sorprendente oggigiorno: il rock n’roll classico, quello degli anni 50, quello che ha fatto grandi mostri sacri come Elvis Presley, Buddy Holly e successivamente i Ramones (che sono il modello di riferimento, soprattutto nella prima produzione). Molto amici da tempo, Sharin e Sune Rose fanno parte di quelle coppie del rock che fanno parlare di sé, perché non capisci in che rapporto stanno; toglietevi dalla testa ogni malizia, non si ha notizia di qualsivoglia intrigo tra i due, che si limitano ad andare professionalmente ed umanamente d’accordissimo. Dopo l’esordio garage vintage di “Chain gang of love” (2003, preceduto dall’EP “Whip it on”), arriva ora “Pretty in black”, dominato dal rigore del nero e dal technicolor del rosa confetto; un album che non rinuncia alle sonorità acoustic rock che li hanno resi famosi, ma che le eleva ad un piano superiore, riuscendo a ricreare un’atmosfera retrò e a far passare in primo piano le liriche intense e fugaci di Sune. C’è poco da spiegare, la raffinatezza dei Raveonettes si può solo scoprire ascoltandoli. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Sharin per conoscere meglio la realtà Raveonettes. Nel corredo sia visivo che acustico siete apertamente rivolti verso gli anni 50, molto cool come scelta. Ma perché proprio quel periodo storico? Senza troppe complicazioni, siamo entrambi cresciuti ascoltando il grande rock di quegli anni, in casa trovavo collections di Elvis e non facevo che ascoltarmele tutto il giorno. Sono cresciuta con quell’idea di musica, e diventando più consapevole mi sono anche accorta che è un bel modo di fare musica; ora, per me e per Sune, non esiste altro modo di concepire una canzone se non in quella forma. Ma non correte così il rischio di venire a noia? E’ un genere che magari fra qualche tempo non tirerà più … Corriamo questo rischio, e comunque non è nostra intenzione restare sempre uguali e monolitici. “Pretty in black” infatti è molto diversa da “Chain gang of love”, dove eravamo molto più legati allo schema delle 3 corde e dei pezzi non più lunghi di 3 minuti; abbiamo voluto fare qualcosa di più coerente e più grande, di maggior respiro. Sharin, tu eri prima al basso mentre ora ti dedichi quasi completamente ai vocals. Qual è il ruolo che ti senti meglio addosso? Quello della cantante, senza dubbio. Prima suonavo il basso perché mi piaceva e non avevamo altra scelta, ora che un bassista c’è posso anche posare il basso e prendere solo il micorofono, e cantare è sicuramente quello che mi dà maggiori soddisfazioni e che mi fa sentire completa. Nelle foto, così come nei live, siete sempre perfetti. Vi siete costruiti un’immagine molto particolare e di forte richiamo. Quanto conta allora per voi la parte visuale del gruppo? Molto e poco, a dire il vero. Non ci mettiamo a tavolino a decidere “ehi ci vestiamo così e così”, né arriviamo a pensare “questo funziona meglio di quello”, diciamo che il nostro modo di proporci è figlio di una vanità che va al di là del mondo della musica, e che è una conseguenza naturale del genere che facciamo. Ci immedesimiamo molto in quello che proponiamo, ma questo perché ce lo sentiamo dentro. Si è parlato e straparlato di Jack e Meg White e della loro relazione. Sharin e Sune che rapporto hanno? Non siamo né amanti né fratelli né marito e moglie, siamo solo e semplicemente amici. Amici da molto tempo, per cui c’è elettricità e feeling, e ci intendiamo subito quando suoniamo, ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro ma tutto qui. C’è una canzone su “Pretty in black”, “The heavens”, che è indubbiamente Elvis declinato dai Raveonettes. Che cosa significa questa canzone? E’ un omaggio di Sune ad Elvis Presley, perché a lui piaceva molto quando faceva ballate romantiche e dava il meglio delle sue qualità e caratteristiche vocali. Ecco perché ha scritto una canzone cercando di immaginare di essere Elvis, come la avrebbe fatta Elvis, come la avrebbe cantata Elvis, è una dichiarazione d’amore a The King. Elisa Bellintani 11 luglio 2005 |
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 2005 Pretty in black | | |  2003 Chain gang of love | | |
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