Non è da tutti spaccare alla grande come hanno fatto i Departure. Praticamente degli sconosciuti di Northampton poco più di un anno fa, si sono ritrovati nel giro di pochi mesi con un contratto discografico e con una partecipazione travolgente al Reading Festival. Caspita. Pare proprio che ci troviamo di fronte al fenomeno export UK dell’anno! I Departure sono David Jones (voce), Sam Harvey (chitarra), Lee Irons (chitarra/cori), Ben Winton (basso) e Andy Hobson (batteria). Conoscerete già “Lump in my throat”, il singolo di debutto, forse conoscete anche “Dirty words”, il disco di debutto, da poco uscito. Noi abbiamo conosciuto loro. Sfrontati, giustamente ambiziosi, impossibili da non notare. Molto bella la sinergia che si sente tra di voi. Come vi siete conosciuti, è da tanto che suonate insieme? Non molto, il gruppo si è formato a gennaio del 2004. Siamo amici, io e Sam ci siamo conosciuti al college e abbiamo iniziato a scrivere alcuni pezzi, però ci mancava una band; ascoltavamo la stessa musica, Depeche Mode, Cure. Abbiamo coinvolto Lee per avere ancora più corposità alle chitarre, e poi è arrivato Andy. Abbiamo provato insieme, le cose sono andate bene e dopo un paio di show le cose sono andate di bene in meglio, dato che abbiamo ottenuto un contratto con la Parlophone. Bel colpo … Decisamente. Sembra una favola col lieto fine ma è la nostra storia, non abbiamo dovuto subire la gavetta infinita che tocca a molti gruppi, in questo siamo stati fortunati. Merito forse anche della nostra grande ambizione, abbiamo sempre puntato al top in tutto. Venite da Northampton. Cosa significa fare musica in un posto come quello? Diciamocela tutta, a Northampton non c’è questo gran che di concorrenza spietata, non è certo Liverpool! Poca competitività comunque non comporta annoiarsi e fare robaccia, anzi, ti stimola a fare sempre meglio per poter emergere e dimostrare che sì, anche da Northampton qualcosa di buono arriva. Il nome del gruppo, The Departure? Da dove partiti, e dove siete diretti? Ci piace l’idea di spuntarla, di uscire dal gruppo e farcela. Destinazione divertimento+successo; le due cose per noi sono separate, e speriamo che vadano sempre accoppiate! Parlateci un po’ di “Dirty Words”, il vostro disco di debutto. Come lo definireste? Pop. Pop con le chitarre però, mica il pop delle boyband o delle ragazzine scosciate! Pop perché è per tutti, ma con una vena leggermente dark, oscura. Il titolo del disco poi è una finestra aperta su quelli che sono i contenuti: non parolacce, ma cose che non dico normalmente, che tengo per me e basta, e che in musica riesco a far venir fuori; sono stato completamente onesto su “Dirty Words”, parlo della vita di tutti i giorni in Inghilterra e senza reticenze. C’è molto sapore di Jarvis Cocker su “Dirty Words”. Avete dei modelli di riferimento? E pensare che Jarvis Cocker non è un mio modello esplicito … comunque guardiamo con ammirazione, umiltà e un pizzico di invidia a David Bowie e Dave Gahan. Come vi aspettate che la gente recepisca questo vostro disco? Euforia, entusiasmo. Non chiediamo altro da chi ci ascolta. Guarda l'e-card di "Lump in my throat"
Elisa Bellintani 15 giugno 2005 |